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Bologna: Sabato giornata di mobilitazione cittadina!

Dopo i 5 miliardi del decreto Ristori, gli altri 2.8 miliardi del decreto Ristori bis, e dopo gli altri 10 milioni che la Regione ha destinato a supporto di non si sa ancora bene chi, non si fermano le proteste di molte categorie di lavoratori escluse da questi decreti.

C’è un dato infatti che emerge forte da questi decreti: di questi quasi 8 miliardi messi a disposizione in larga parte a fondo perduto, solo 1.6 miliardi saranno destinati a finanziare la cassa integrazione delle migliaia di lavoratori impiegati nei settori “a rischio” come ristorazione, turismo, sport, ecc.

Inoltre non una parola per sostenere i lavoratori occasionali, quelli costretti a lavorare a nero o con contratti farlocchi, le P.IVA che non hanno guadagnato troppo poco nel 2019 e hanno perso troppo poco nel 2020, chi non riesce a pagare affitto e utenze, ecc.

E tempo di giustizia sociale e di far pagare ai ricchi fino all’ultimo centesimo” è il grido lanciato dall’appello di USB Bologna, in continuità con le piazze popolari degli ultimi giovedì, che ha dato appuntamento in Piazza dell’Unità sabato alle 14.00 rivendicando la necessità di far sentire la voce degli esclusi dai provvedimenti del governo e pretendere il cambio di rotta immediata rispetto alle scelte che guidano la gestione della pandemia in Regione, a partire dagli investimenti nella sanità, nei trasporti e nelle scuole, e nel sostegno al reddito universale per tutti.

Alle 16 l’appuntamento lanciato dal movimento è in Piazza del Nettuno, per “rovesciare i termini di ricchezza e povertà, conquistare subito reddito per tutte e tutti, imporre un nuovo concetto di salute, collocare nel basso della società la decisione sull’uso dei soldi per la “next generation”, messa in sicurezza delle scuole, potenziamento del trasporto pubblico, blocco degli sfratti, affitti, mutui e utenze”.

La giornata però si prospetta tesa e incerta ancora, dal momento che in giornata il sindaco Merola dovrebbe firmare un’ordinanza che vieterà ogni manifestazione nel centro città. Una decisione presa nella scia delle “misure restrittive aggiuntive” pensate da Bonaccini & Co per salvare la regione dal declassamento in zona arancione.

Mentre gli autobus restano stipati per portare i lavoratori nel proprio luogo di lavoro, e mentre i negozi nella via dello shopping resteranno aperti nel week end, il sindaco ha individuato nel diritto di manifestare la causa più pericolosa per la diffusione del virus (come i bar e come le strade dopo le 22 insomma!).

In una situazione così delicata come quella che stiamo vivendo è pur corretto evitare assembramenti e occasioni di contagio e limitare la propria libertà personale per il bene collettivo, ma quando le scelte politiche di questa regione vertono a limitare anche la libertà collettiva di espressione, mentre la libertà del mercato e del profitto rimane intoccata (a discapito anche della salute dei lavoratori), allora la logica della prevenzione si inverte e lascia il posto ad una strategia folle e repressiva.

Se si deciderà di sfidare la decisione del sindaco e imporre la città all’ascolto delle rivendicazioni di una parte di popolazione che sta soffrendo la crisi sociale innescata in modo esponenziale dalla crisi sanitaria si vedrà, quello che è certo è che dalle piazze periferiche, come quella di Piazza dell’Unità, sarà “il tempo della giustizia sociale, il tempo di far pagare i ricchi rompendo la retorica del “siamo tutti sulla stessa barca”, applicando una vera patrimoniale ai grandi capitali privati per garantire sanità pubblica e reddito per tutti e tutte”.

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