Che cosa significa oggi il 25 Aprile? Che cosa significa dichiararsi Antifascisti e Antifasciste?
Essere partigiani significa prendere posizione, prendere parte, spinti dalle condizioni materiali in cui si vive, decidere di resistere per provare a sovvertire l’esistente e costruire un mondo diverso. Essere partigiani significa scegliere di stare dalla parte giusta, scegliere la strada più difficile fatta di lotte quotidiane, passione, rinunce e sacrifici.
I nostri partigiani – dei quali non abbiamo memoria solo il 25 Aprile – sono parte della nostra storia, sono gli avi che ci hanno trasmesso il sangue ribelle.
Una data come questa per noi non è un esercizio retorico, non è una rievocazione storica per nostalgici, è una data per riflettere e ricordare da dove veniamo, per aiutarci a capire dove vogliamo andare, per nutrire le nostre pratiche quotidiane e rendere onore a chi è morto per la nostra libertà.
Non c’è antifascismo di facciata per noi, l’Antifascismo o è militante o non è. È pratica quotidiana, è impegno sul territorio, è lotta dal basso per costruire opposizione a nuovi e vecchi fascismi.
Viviamo in un’epoca fatta di retorica revisionista della politica, non solo di destra, che vorrebbe normalizzare fatti come l’intitolazione di una piazza pubblica a un assassino stragista e che prova a farlo nell’anniversario delle Fosse Ardeatine, ma per noi questo non è accettabile.
Per questo oggi, abbiamo deciso di disertare la cerimonia ufficiale in Piazza dei Caduti, tenuta con grande ipocrisia da un sindaco leghista che solo qualche settimana fa – davanti ai saluti romani -intitolava a un fascista questa piazza.
Noi non rimarremo fermi, oggi abbiamo deciso di stare da un’altra parte – quella giusta – per dare un nuovo nome e una nuova immagine a questa Piazza, per ribadire che non ci può essere memoria condivisa tra noi e i fascisti. Questa piazza d’ora in avanti per noi, per chi ha scelto di resistere, per la nostra comunità sarà Piazza Heval Tekoser.
Heval Tekoser, conosciuto anche come Lorenzo Orsetti detto “Orso”, è stato il secondo volontario italiano morto a fianco della rivoluzione confederale del Rojava contro l’Isis, un compagno, un partigiano, un uomo che ha dato la sua vita per difendere anche noi.
Lorenzo è uno dei tanti, e delle tante, che ha scelto di partire per il Rojava, di arruolarsi con le Unità di Difesa del Popolo, per fermare un nemico che tutti noi conosciamo bene: l’Isis.
Quel nemico che ha messo in ginocchio interi paesi con i suoi attentati, che ha fatto vivere nel terrore l’intera Europa, un nemico che la stessa Europa non ha voluto combattere, ma che anzi ha foraggiato finanziando un suo alleato: la Turchia di Erdogan, che ha ricevuto miliardi di euro di finanziamenti per tenere lontano i migranti dalla fortezza Europa, soldi che il dittatore sta invece usando per muovere guerra alla Rivoluzione Confederale del Rojava.
Oggi dedichiamo questa piazza a Lorenzo, perché non c’è differenza tra il fascismo dell’Isis, quello delle forze reazionarie europee come la Lega e quello di Erdogan o quello di Mussolini.
Sono forme di fascismo diverse, vecchie e nuove, ma che hanno tutte lo stesso obiettivo: negare la libertà a tutti e tutte noi. Per questo non possiamo rimanere in silenzio o avallare con la nostra presenza le passerelle istituzionali, ma dobbiamo andare avanti e lottare, anche rendendo omaggio alla memoria dei caduti e dobbiamo farlo anche quando tutto sembra perduto e i mali che affliggono l’uomo e la terra sembrano insormontabili.
Lo facciamo perché Lorenzo ci ha lasciato un testamento dal valore umano inestimabile, perché crediamo nel suo generoso sacrificio e nelle sue parole, perché ci ricordiamo sempre che “ogni tempesta comincia con una singola goccia” e cercheremo di essere noi quella goccia.
Grazie Orso, abbiamo fatto tesoro delle tue parole.
Sehid Namirin, i martiri non muoiono mai.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa