L’Ater di Roma ha pubblicato a partire da maggio scorso un bando per l’affitto di 180 alloggi ad “housing sociale”. Propone l’assegnazione – con futura vendita – di alloggi di edilizia pubblica, facendo riferimento ai requisiti dell’edilizia agevolata per i redditi, ma applicando canoni calcolati in base alla legge sull’edilizia privata (L. 431/98) che all’art. 1 comma 2 lettera b recita: le disposizioni della presente legge non si applicano “agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, ai quali si applica la relativa normativa vigente, statale e regionale”
L’ASIA-USB considera questo piano un semplice spot, una goccia nel mare, e non un serio piano che affronti il problema abitativo che riguarda decine di migliaia di famiglie romane, quel cosiddetto ceto medio colpito dalla crisi e dalle politiche di privatizzazione della gestione del patrimonio abitativo degli Enti previdenziali, fondi immobiliari e assicurativi che hanno stravolto e stanno stravolgendo il tessuto sociale della nostra città. Proprio l’applicazione della legge 431/98 e degli accordi territoriali sottoscritti dai sindacati concertativi ha portato all’impoverimento della nostra città e all’inasprimento dell’emergenza casa: sono centinaia gli sfratti esecutivi richiesti da questi Enti, anche per finita locazione, che pesano sulla testa degli inquilini romani, che già pagano canoni di 800/1000 al mese per alloggi di civile abitazione in periferia, ai quali sono stati richiesti aumenti del 80/100%.
Dietro questo spot si nasconde l’ulteriore attacco all’edilizia pubblica, alle sue leggi, si continua a parlare di housing sociale quando non esiste in Italia una legge che stabilisce cosa sia, esiste invece una norma di legge sull’edilizia agevolata, che puntualmente viene disattesa (vedi la vicenda della truffa dei piani di zona a Roma e nel Lazio), la quale definisce con chiarezza le modalità di applicazione di canoni sociali e di prezzi di cessione degli alloggi.
Che sia un’azienda pubblica come l’Ater di Roma a fare forzature della legge è un fatto singolare; vogliamo suggerire ai suoi Dirigenti che dovrebbero gestire il patrimonio pubblico di rileggersi le leggi, puntualmente disattese, che in Italia rappresentano un fanale che si perde nel buio di chi vorrebbe sempre proporci la ricetta del privato.
Queste leggi sono la 167/1962, la 865/1971, la 457/1978, la 179/1992, la 560/93 e sono tutt’ora in vigore, gerarchicamente superiori ai vari decreti legge emanati alla bisogna da qualche ministro di governi agli ordini di qualche lobby di passaggio.
L’ASIA-USB da anni sta proponendo al Comune di Roma ed alla Regione Lazio l’approvazione di un piano vero di tutela degli inquilini colpiti dai processi di dismissione e aumenti insostenibili dei canoni da parte degli enti e dei fondi immobiliari, incominciando ad utilizzare i fondi dell’edilizia agevolata (i 70 milioni arrivati al Lazio come si vogliono impiegare?), riacquisendo il patrimonio sfitto assoggettandolo ai principi dell’edilizia agevolata, tutelando gli inquilini e attivando anche mutui agevolati, come prevedono le norme esistenti.
*ASIA-USB
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