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Roma. Emergenza al Selam Palace

Siamo la Rete Lamaro Solidale, composta dall’associazione culturale Rosso 2000, l’organizzazione di volontariato Città Aperta e il Circolo Luigi Longo della Rifondazione Comunista, i quali soci prestano ora attività di volontariato presso la sede del Centro Sociale Corto Circuito.

In questo momento di bisogno ed emergenza abbiamo voluto aderire al protocollo regionale “Spesa Facile”, attraverso un appello del Forum del Terzo Settore. Il suddetto protocollo prevede lo svolgimento di servizi alla persona, in forma del tutto gratuita, per lo svolgimento di attività necessarie come spesa alimentare, acquisto farmaci e altro ancora.
Abbiamo attivato un centralino per dare accesso a questo servizio e consentire a tutti di usufruirne al meglio.

Grazie alla presenza dei soci di Città Aperta eravamo già a conoscenza della grave situazione presso il Selam Palace, alla Romanina, ancor prima che fossero chiusi in quarantena all’interno di una zona rossa delimitata e inaccessibile. Si parlava già del possibile contagio di alcuni soggetti, del fatto che non erano state previste misure di sicurezza preventiva, effettuati tamponi, distibuite mascherine e guanti o disinfettante alcuno. Insomma, ad uno sguardo esterno, non sembrava esserci nessun piano di sicurezza sanitaria messo in atto.
Il 4 aprile abbiamo allertato da subito le istituzioni di prossimità, quindi il Municipio VII, il quale sosteneva, attraverso comunicazioni indirette con la presidenza, che la situazione era sotto controllo e stavano provvedendo personalmente a recapitare pacchi di aiuto alimentare. Tramite gli stessi canali ci viene fatto sapere che anche la dirigenza dell’ASL considera tutto sotto controllo. Turbati dalla differenza di allerta rispetto alle notizie che avevamo dall’interno grazie a Città Aperta e preoccupati dalla gestione troppo disinvolta della situazione, abbiamo interloquito con alcuni rappresentanti della Regione Lazio, i quali ci hanno garantito che avrebbero verificato la situazione e ci avrebbero fatto sapere. Nel frattempo si muove anche l’elemosiniere del Papa, il cardinale Krajewski.
Il 6 mattina viene realizzato un vertice presso la Prefettura di Roma riguardante l’allerta sanitaria a Palazzo Selam, dove partecipano anche gli esponenti della Regione Lazio (link: Il Messaggero). Durante il vertice viene quindi stabilita la chiusura della zona con l’intervento dell’esercito, anche per rendere possibile i dovuti controlli sanitari.

Risulta fin troppo evidente che la situazione non era sotto controllo, mentre ci veniva assicurato il contrario.

Il 7 aprile i soci di Città Aperta constatano la quarantena e che la campagna di aiuti non coinvolge tutti gli inquilini del Palazzo, perchè gli aiuti vengono somministrati in modo sommario e parziale, senza controllo sulla destinazione dei beni e senza valutare quindi se tutti riescono ad avere la loro parte. Inoltre si palesa una totale mancanza di prodotti freschi all’interno di essi (verdura, frutta, etc.) e le necessità di igiene personale non vengono quasi per nulla valutate in base alle reali esigenze (pannolini, assorbenti, saponi, disinfettanti, etc.), senza calcolare che non è stato predisposto un luogo sicuro per l’accesso delle merci e degli operatori coinvolti.

Contemporaneamente i soci di Città Aperta realizzano un servizio per accedere ai buoni spesa del Comune, nonché forniscono agli inquilini il numero di centralino della Rete Lamaro Solidale e cominciamo a venire sommersi dalle telefonate. Scopriamo quindi che dall’interno l’unico numero utile disponibile per fare la spesa o richiedere altri servizi sembra essere il nostro. Siamo nuovamente sconcertati nell’apprendere che chi già opera all’interno del Palazzo non abbia predisposto questa tipologia di servizio, non abbia tentato di mettersi in contatto con noi, nonché la totale assenza di una pubblica dichiarazione e/o denuncia dei fatti che stavano accadendo, nemmeno tramite i loro canali social ufficiali.

Nei giorni successivi siamo coinvolti nella consegna di generi di vario tipo, con più di 20 ordini al giorno, che sembrano crescere di giorno in giorno. Il centralino, che coordina le associazioni di zona della rete solidale, ha ricevuto numerose chiamate da mamme nel panico a cui mancano latte in polvere, pannolini, cibo per neonati e bimbi piccoli, acqua, mascherine, disinfettante, guanti. La maggioranza dei casi si riferisce a persone che pagano per avere la spesa, ma diventano sempre più coloro che non riescono a pagarsela. In questo caso provvediamo a comprare, con un fondo cassa condiviso, i generi alimentari di cui ci fanno richiesta, selezionando anche tra i generi di prima necessità che vengono donati al Corto Circuito.

Dopo aver visto l’ultima puntata di PropagandaLive il 10 aprile e il servizio su Palazzo Selam, vogliamo farvi arrivare anche un’altra informazione, che il Presidente di Città Aperta Angelo Patriarca ha ben riassunto in un’intervista pubblicata da Sky e qui riproposta:

Secondo noi la realtà è quindi ben peggiore di come è apparsa nel servizio mandato in onda su La7, dove hanno parlato i rappresentanti dell’associazione Cittadini nel Mondo poichè:

  • non è ancora stato fatto un censimento degli abitanti, a più di una settimana dalla chiusura del palazzo, nonostante ASL e Protezione Civile siano dotati di uomini e attrezzature per poterlo fare e quinid individuare le persone più deboli e/o disagiate (mamme con bambini piccoli, anzian/e soli/e, varie persone con problematiche psichiatriche-sociali-sanitarie, da stress o altro, etc.);
  • il cibo contenuto nei pacchi è poco e/o non adatto a tutti e, anche a causa del mancato censimento, distribuito male;andrebbe distribuito direttamente presso le abitazioni, in base alla composizione dei nuclei familiari, per evitare la calca e il sovraffolamento dovuto alla mala distribuzione, e inoltre dovrebbe esserci una differenziazione degli alimenti in base ai bisogni specifici;
  • per fare i tamponi si crea lo stesso rischio di contagio con file senza il rispetto delle distanze e l’intervento, così scoordinato, rischia di essere un boomerang e di creare condizioni non di contenimento, ma più che ideali per aumentare i contagi tra gli abitanti e gli stessi operatori;
  • gli operatori del servizio “Spesa Facile” sono costretti ad una assurda prassi di consegna, attraverso le grate laterali del Palazzo, rischiando per la propria incolumità dato che ci si trova a stretto contatto con gli inquilini, non si possono mantenere le distanze di sicurezza e le forze dell’ordine, nonostante gli sforzi, non possono gestire il flusso di persone perchè interno alla struttura, mentre dovrebbe essere svolto in un luogo attrezzato per la consegna di generi alimentari e altro.
  • Vogliamo quindi denunciare la situazione al momento riscontrata, ovvero la totale mancanza di protocolli di collaborazione tra le associazioni della Rete Lamaro Solidale, il Municipio VII e le associazioni incaricate di gestire la questione.

    Vogliamo rendere pubblico il nostro sdegno rispetto alla gestione di questa emergenza, poiché non siamo disposti a lasciare spazio a coloro che fanno grossolana benificenza.

    Tutto questo potrebbe causare un focolaio di COVID19 anche tra gli tutti gli operatori che lì stanno lavorando e facendo volontariato, portandolo poi nelle case dei romani.

    Abbiamo bisogno di misure di emergenza con protocolli chiari e ben definiti, che chiariscano e/o attivino definitivamente i servizi elencati nei seguenti punti:

    • l’immediato censimento degli inquilini
    • l’individuazione dei soggetti più a rischio
    • un presidio medico costante H24
    • il mantenimento di uno standard nutritivo che eviti l’insorgere di altre malattie
    • una zona di scambio dove effettuare le consegne in maniera sicura ed un protocollo di sicurezza che consenta lo scambio di beni, soldi e pacchi in modo tutelato e che permetta il rispetto delle distanze durante la coda, con il monitoraggio degli operatori preposti al mantenimento dell’ordine
    • un contenitore speciale dove gli operatori possano gettare immediatamente i dispositivi di sicurezza utilizzati
    • la creazione di un sistema di approviggionamenti interno che non escluda nessuno e sia gestito in maniera egualitaria e imparziale
    • l’esecuzione dei tamponi a tutti gli operatori che hanno lavorato o hanno avuto contatti con gli inquilini di palazzo Selam

    Lanciamo questo appello perchè tutti devono sapere che dentro Palazzo Selam vivono uomini e donne che meritano dignità e rispetto, piuttosto che inconcludente carità e sconclusionata filantropia.

    Per la sicurezza degli inquilini, degli operatori e di tutti i romani.

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