No alla Roma-Latina e alla Cisterna-Valmontone
Sì alla sicurezza delle persone e alla tutela dell’ambiente
Sulle politiche infrastrutturali si addensano nubi sempre più nere. In questi giorni, nonostante il dramma della pandemia, si intensifica la campagna della lobby delle grandi opere inutili per la ripresa della stagione nefasta della “legge obiettivo” (Legge emergenziale approvata 2001 dal governo Berlusconi per non sottoporre le grandi opere all’approvazione dei comunità territoriali interessate) e si vogliono addirittura nominare dei “commissari” straordinari e con pieni poteri, che scavalchino le norme e le leggi per riaprire i cantieri.
La gallina dalle uova d’oro su cui vogliono mettere le mani gli avvoltoi privati, sono gli oltre 100 miliardi di euro pubblici relativi alle opere da realizzare. I tanti cantieri bloccati in tutto il paese non sono fermi per problemi burocratici, ma per problemi tecnici di realizzazione, oltre ad enormi problemi economici nascosti dietro le paroline magiche di “project financing” e di “general contractor”.
Il caso del Lazio con l’autostrada a pedaggio A12-Roma-Latina e bretella Cisterna-Valmontone, è emblematico di una classe politica totalmente asservita agli interessi della lobby che delle grandi opere inutili si nutre da molti anni e che ha già prodotto un sperpero vergognoso di denaro pubblico, nonostante non si sia costruita un centimetro di autostrada.
Tutta l’Italia è disseminata di progetti mostruosi, con i costi per le collettività e i benefici solo per i privati. Nei due decenni che abbiamo seguito e contrastato il fenomeno, abbiamo verificato che anche gli “errori” nella progettazione sono scientemente voluti; tali difetti portano a innumerevoli varianti in corso d’opera.
Queste non sono soggette a gare per l’esecuzione e comportano sempre notevoli aumenti dei costi, che comportano maggiori oneri a carico dell’Ente Pubblico che paga. Le varianti devono essere autorizzate e concordate con il Direttore dei Lavori, una figura che dovrebbe tutelare gli interessi di chi fa eseguire i lavori, ma con la legge obiettivo il direttore dei lavori è alle dirette dipendenze del costruttore.
Questa inaccettabile anomalia ha consentito che i costi, come per il MOSE e la TAV Torino – Napoli, abbiano avuto costi di 9-10 volte superiori a quelli iniziali. Nel nuovo Codice degli Appalti si è subordinato il pagamento degli extra costi alla autorizzazione dell’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione); questa norma con le verifiche e i controlli dell’ANAC ha rallentato i pagamenti ai costruttori, provocando la reazione diretta e contraria di questi ultimi.
Non è un caso che contro il vigente Codice degli Appalti è scesa in campo più volte la Confindustria con il codazzo di politicanti compiacenti al seguito. La cosa che ci deve vedere fermamente contrariati è che, in un momento così grave in cui tutto viene rallentato per combattere la pandemia del Covid 19, si continui ad urlare che è necessario ripartire con lo scenario scandaloso che ha caratterizzato gli ultimi 20 anni invocando nuovamente la famigerata “legge Obiettivo”, quella che Raffaele Cantone, già Presidente dell’ANAC, definì criminogena.
Da sempre i sostenitori dell’autostrada, non avendo argomenti seri, hanno usato la propaganda del lavoro, arrivando perfino a ipotizzare 50.000 nuovi occupati. Non vogliamo che da una campagna farlocca, lor signori passino ad una pericolosa campagna di criminalizzazione dei Comitati Eco-Resistenti, con la scusa tutta strumentale e propagandistica che, bloccando l’opera, bloccheremmo in realtà addirittura il rilancio dell’occupazione.
Per uscire da questa situazione in maniera positiva serve che si metta in moto un meccanismo democratico di redistribuzione della ricchezza, che si vada verso una progettazione sociale e infrastrutturale al servizio delle persone, che si organizzi la produzione di beni finalizzati alla riconversione ecologica, di energie alternative non dipendenti dal fossile.
L’occasione da non perdere è quella di un grande cantiere diffuso di opere di manutenzione e di messa in sicurezza: dai ponti alle strade, dalle scuole ai territori. Diversamente, se ripartiranno le grandi opere inutili, sarà il segno di una totale cecità e incapacità di leggere la fase e che questa classe politica continuerà ad essere spudoratamente al servizio della lobby del cemento e dell’asfalto che ha impoverito e devastato l’Italia.
*Portavoce Nodi territoriali Comitato No Corridoio Roma-Latina per la Metropolitana Leggera
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