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Sanità. Anche nel Lazio un cambio di passo. Assemblea regionale il 6 giugno a Roma

Potere al Popolo ha organizzato per sabato 6 giugno a Roma una assemblea regionale dal titolo “Ricostruiamo la sanità pubblica nel Lazio. Per un reale cambio di passo e non di facciata”.

L’assemblea, significativamente, si terrà davanti al Santa Maria della Pietà, un complesso sanitario smantellato, oggetto di forti appetiti speculativi e di una occupazione durata anni decisa a sbarragli la strada.

Negli ultimi decenni la progressiva smobilitazione dei beni pubblici è diventato un dato strutturale nella nostra società. Politiche di austerità, privatizzazione, aziendalizzazione, regionalizzazione, esternalizzazioni, hanno fatto si che i servizi essenziali siano diventati fonte di profitto per pochi e non benessere per la collettività. I responsabili sono stati governi di centrosinistra e centrodestra, che hanno condotto politiche liberiste a favore delle imprese e dei grandi capitali a scapito delle persone. Nella sanità questo processo cronico è ben visibile nei tagli draconiani, nel sottorganico, nell’impossibilità per tantissimi di accedere alle cure.
Mai come oggi in occasione dell’epidemia quel sistema ha dimostrato l’inadeguatezza e il proprio fallimento sulla nostra pelle.
L’ultimo rapporto Gimbe dal 2010 al 2019, ci dice che sono stati complessivamente tagliati 37 miliardi. L’ultimo DPCM di maggio ha previsto un incremento dei fondi al SSN di oltre 3 miliardi, il che ci dice che ci si può muovere in controtendenza a regole che sembravano immutabili. Però sappiamo che questi provvedimenti sono emergenziali e non strutturali, considerando che gli sgravi fiscali alle imprese tramite l’IRAP creeranno un ulteriore buco alle entrate per la sanità.
Nel Lazio il “modello Zingaretti” del centrosinistra, è uscito da un periodo di commissariamento privatizzando e chiudendo strutture sanitarie fondamentali, non dimostrando un cambio di passo dalla precedente giunta Polverini. Forlanini, San Giacomo , CTO, il Ferrari di Frosinone, Anagni, Cori , lo Spolverini di Genzano, Rocca Priora, sono solo alcuni degli ospedali dismessi e/o ridimensionati, senza controbilanciare con i servizi territoriali, tanto promessi, anzi sono state ridimensionate le strutture nei territori periferici, i Consultori, i Servizi di Igiene e Prevenzione, i PPI , i servizi di prossimità, i servizi di salute mentale.

Le RSA sono tutte private accreditate, solo 200 posti letto di RSA sono pubblici. Dal 2001 al 2014 è stato diminuito il 30% del numero dei posti letto negli ospedali pubblici. Si sono incentivati invece i poli e le strutture private convenzionate.
Si è più volte fatto ricorso a cooperative e appalti invece di pianificare assunzioni stabili; con gli ultimi decreti sono state predisposte nuove assunzioni, ma anch’esse precarie e a termine. Il personale sanitario tutto, a cui va la nostra completa solidarietà, è costretto a lavorare letteralmente “in trincea” in assenza o con dispositivi di sicurezza non adeguati e ne ha pagato un alto prezzo, finanche con la vita.

Oggi dobbiamo pretendere investimenti per servizi pubblici che rompano con il ricatto del debito pubblico, con le privatizzazioni, con ogni forma di autonomia differenziata tra territori, per ristabilire una politica che abbia al centro il benessere e l’interesse generale della società. Perché siamo stanchi di pagare, e a caro prezzo, anche quello dovrebbe essere un diritto costituzionale: la tutela della SALUTE.
E’ venuto il momento di pretendere che il Servizio Sanitario sia pubblico, nazionale e centralizzato, con al centro la medicina territoriale, e di predisporre immediatamente di un piano di investimenti e di assunzioni di personale ponendo fine al precariato e al ricatto dei lavoratori, che con le cooperative, ad ogni bando di gara, si vedono decurtato il loro già misero stipendio. E’ venuto il momento di porre fine alla regionalizzazione e ai finanziamenti pubblici alla sanità privata. È venuto il momento di dire che il Servizio Pubblico deve essere efficiente ed efficace.

E’ questo il momento di dire che nulla deve essere come prima.

Per discuterne collettivamente, abbiamo chiamato un’assemblea pubblica per sabato 6 giugno. Invitiamo al dibattito tutte le realtà che in questi anni non si sono arresi a tagli e privatizzazioni, che hanno lavorato nei territori per mantenere una aggregazione di solidarietà e di lotta, fra lavoratori, fra precari, fra studenti, fra gli sfruttati, fra coloro definiti gli ultimi della terra, ma anche fra le donne e i movimenti femministi, fra coloro che si sono battuti contro le speculazioni edilizie, contro lo sfruttamento, contro il degrado ambientale, contro il lavoro nero, in favore dei diritti, in favore della cultura, della sanità, dell’istruzione pubblica, contro questo sistema neoliberista basato sul profitto.

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