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A lezione di dignità da un abitante di San Basilio

La legalità non fa rima con la giustizia sociale. Uno spot per i social non migliora le condizioni di vita degli ultimi. Gli abitanti dei quartieri popolari sanno meglio di chiunque altro di cosa hanno bisogno, perché le ingiustizie e le manchevolezze di questa società le vivono direttamente sulla loro pelle.

Questa, in sintesi, la lezione di dignità che pochi minuti fa è andata in scena sulla pagina facebook della giornalista Federica Angeli in risposta alla “capata” notturna effettuata in una piazza di spaccio a San Basilio, insieme a Don Coluccia, prete di zona.

Per inciso, queste brevi righe non sono contro il lavoro di inchiesta della Angeli, la sua storia giornalistica, o la sua persona ecc.

Piuttosto, sono contro un “senso manettaro diffuso”, secondo cui i problemi della società italiana si risolverebbero facilmente con la mera legalità, con l’intervento delle forze dell’ordine, e con l’apparizione una tantum nei quartieri in vista delle elezioni.

Di questo la Angeli si è fatta obbiettivamente portatrice nell’azione e nel post qui sotto riportato, peraltro con l’”aggravante” di una sorta di “mandato politico” da parte dell’attuale amministrazione 5Stelle, che della “legalità uber alles” ha fatto la sua bandiera.

Aggravante, sì, perché l’estraneità di questa amministrazione – così come della giornalista, sembra – dalle dinamiche sociali di una una borgata lasciata all’abbandono per decenni, emergono tutte nell’atteggiamento messianico e risolutore stile “ora ci siamo noi” e ne vedrete delle belle…

Vediamo chi si stufa prima”, scrive la giornalista, ma questo vale (forse) solo per una notte: dove sarà domani la Angeli? Vedrà mai gli abitanti, riuniti nel Centro popolare dedicato a Fabrizio Ceruso, fare intervento quotidiano per arrivare dove la politica  non vuole, denunciandone il menefreghismo? Si è mai chiesta perché di San Basilio si parla solo in termini di spaccio?

Lo sa, la Angeli, chi sono gli abitanti di San Basilio?

No, verrebbe da da dire, e a ricordalo ci pensano i diretti interessati, con una risposta di una local che riteniamo da manuale per tutti coloro che hanno intenzione di sporcarsi davvero le mani con la condizione delle periferie metropolitane, come quelle di questa città.

Ché fare una passerella notturna è cosa buona per la propaganda social, magari in vista di una campagna elettorale, ma al “popolo della periferia” non serve proprio a niente.

Ci vuole inclusione, posti di lavoro, servizi, riassetto urbano. Ci vuole cultura e dignità”, risponde San Basilio. Non santi, né tantomeno eroi.

Il fallimento è della politica, e se Federica Angeli vuole davvero avere un ruolo nel riscatto popolare necessario per gli abitanti di una città martoriata da anni di privatizzazioni, tagli allo stato sociale, individualismo di massa, palazzinari di varie risme ecc., ha purtroppo sbagliato modalità.

Il botta e risposta che vi proponiamo può essere un primo passo verso la presa di coscienza senza la quale non è possibile comprendere quel che accade, e perché, tra le nostre strade.

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La spia de Ostia e il prete infame

In giro per le periferie della città come delegata della Sindaca (link)

Sono a San Basilio col mitico Don Coluccia e siamo qui, fermi immobili nelle piazze di spaccio a rovinare la nottata di lavoro agli spacciatori, semplicemente occupando uno spazio pubblico (un marciapiede) che gridano essere cosa loro.

E invece sono nostri, non loro, questa strada, questo marciapiede e questo parco.

Così hanno iniziato con insulti e minacce pesanti fino a quando non è intervenuta la polizia che li ha identificati e denunciati tutti.

Un intervento da manuale, quello della polizia, a cui va il mio più profondo grazie.

L’appuntamento qui con Don Antonio detto il prete infame e me, ribattezzata poco fa dai pusher di San Basilio la spia de Ostia, sarà fisso.

Passeremo ore qui in strada soprattutto la notte, a occupare il nostro spazio, non il loro. Vediamo chi si stufa prima.

P.s. Un saluto anche alle giovanissime vedette che, dopo aver gridato per avvertire i loro padroni che eravamo in zona, hanno capito per questa notte che era meglio tornare a casa a cena. E così anche loro sono a nanna.

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La risposta

È facile dire “combattiamo lo spaccio a San Basilio” utilizzando il potere coercitivo di una tunica, di una divisa da poliziotto e di una penna di cronaca. Di simboli di potere scendendo sui marciapiedi e dicendo “da oggi non spacciate più che qui veniamo noi a salvare il quartiere”.

Dietro lo spaccio c’è una storia di degrado ed abbandono del quartiere da troppi anni.

Non sono favorevole allo spaccio, ma all’inclusione e ad azioni di lotta e solidarietà dal basso che diano potere di riscatto a queste persone, che nell’abbandono sociale, per sopravvivere, fanno delle scelte sbagliate.

Le stesse persone che ogni giorno si preoccupano di pulire i tombini, di sistemare erbacce, di pulire i giardini, di togliere il letame che c’è nelle strade.

Perché in periferia non c’è nessun servizio pubblico che si occupa del ripristino urbano di manutenzione ordinaria delle strade. E non solo di questo.

Ci vuole inclusione, posti di lavoro, servizi, riassetto urbano. Ci vuole cultura e dignità.

E non coercizione coatta dei luoghi pubblici vantandosi del fatto “ora ci siamo noi”…

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