In questi giorni sta emergendo nel Lazio come in tutta Italia un serio problema di gestione della somministrazione delle vaccinazioni (oltre al problema di reperire i vaccini), soprattutto per il sistema a domicilio verso le persone più fragili e impossibilitate a muoversi, dove è richiesto maggiore impiego di personale e risorse.
Siamo stati contattati dalla figlia di una donna di 92 anni non deambulante, che alloggia in una casa-famiglia dove tutte le altre ospiti sono già state vaccinate. Da giorni i famigliari contattano i così detti “numeri utili” e il centralino della Regione Lazio per la prenotazione dei vaccini. L’ASL ha più volte ribadito che le file sono lunghe e non sanno dare una data precisa per la prenotazione e la somministrazione del vaccino.
Stiamo parlando di una donna di 92 anni, con patologie pregresse che sta correndo gravi rischi in un ambiente dove vivono soggetti fragili già vaccinati e personale che tutti i giorni rientra al proprio domicilio. Un grave lesione del diritto alla salute.
Ma non ci siamo fermati e il diritto alla salute è stato conquistato insieme ai famigliari. La ASL ha infatti risposto a una nostra lettera formale di diffida annunciando che la prossima settimana la signora sarà vaccinata a domicilio. La lotta, anche nelle piccole cose, paga!
In tantissimi stanno chiamando il nostro sportello per problemi di accesso ai vaccini, sappiamo pertanto che questa non è solo una storia singola – l’ultima segnalazione è di stamattina, in cui un signore ci ha chiamato poiché per sua moglie, più che ottantenne, invalida civile al 100%, non è stato possibile in alcun modo prenotare la vaccinazione a domicilio; l’impressione tuttavia è che questa specifica situazione sia il frutto di una scelta deliberata: quella di non avere una strategia chiara per le vaccinazioni a domicilio.
È infatti notizia dell’ultim’ora la seguente dichiarazione dell’assessore D’Amato, riportata su Repubblica, in cui rispondeva a delle critiche sul tema dei cosiddetti panchinari (le persone che si farebbero vaccinare senza essersi prenotate, aspettando fuori dalle strutture che avanzi qualche dose alla fine del turno di giornata):
“la nostra modalità è quella di richiamare, facendo un check nel pomeriggio, coloro che già sono prenotati chiedendo loro di anticipare. Se poi avanzano poche dosi andiamo a vaccinare gli anziani a domicilio”.
Che cosa significa? Che non esiste un piano adeguato, con mezzi adeguati, per le vaccinazioni a domicilio? Ci batteremo perché la Regione Lazio faccia chiarezza su questo punto.
Fin troppo spesso i cittadini della regione pagano il prezzo di una Sanità pubblica smantellata dalla stessa amministrazione regionale che avrebbe dovuto garantirla, svenduta per pochi euro a vantaggio degli interessi privati. Siamo stanchi di vedere la tutela della salute cedere il passo alle logiche del profitto.
Il servizio sanitario è un diritto. Lottiamo insieme per riconquistarlo.
Per info e segnalazioni: tel. 3517876870
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