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Roma. Sul diritto all’abitare è ora di cambiare passo. Lettera aperta al Prefetto

Giovedì 27 maggio alle ore 15.00, i movimenti per il diritto all’abitare e Asia-Usb hanno convocato un presidio davanti alla Prefettura. La manifestazione è stata preceduta da una lettera aperta al Prefetto che riportiamo qui di seguito:

“Con questa lettera vogliamo rivolgerci direttamente al Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi. In un recentissimo incontro, l’abbiamo sentita affermare che “l’uso della forza pubblica è una sconfitta”, facendo riferimento a come affrontare l’emergenza abitativa e la ricerca di soluzioni per i diversi stabili occupati in città. L’abbiamo presa sul serio, soprattutto di fronte alla delicata situazione di viale del Caravaggio, dove da tempo si sta cercando una soluzione che tuttavia appare ancora lontana a causa delle rigidità istituzionali e della pressione della proprietà. Quello che è accaduto martedì 11 maggio a via di  Torrevecchia, nell’ex clinica privata Valle Fiorita sembra però smentire le sue parole. Non possiamo infatti che sorridere di fronte all’idea che si trattasse di un censimento, per quanto spettacolarizzato e militarizzato. Non si inviano certo otto blindati, decine di agenti in tenuta antisommossa, non si sfondano porte e cancelli, non si assedia militarmente lo spazio né si blocca la circolazione di un’arteria importante come quella che passa davanti al palazzo occupato, per effettuare una semplice verifica di chi ci abita.
Eppure non mancano le relazioni con il municipio, con l’amministrazione comunale e regionale, con la stessa Prefettura e con la Questura di Roma. Con alcuni di questi soggetti istituzionali gli e le abitanti di Villa Fiorita si sono anche recentemente confrontati nel quadro della progettazione partecipata per le sorti future di Cardinal Capranica, che consideriamo ancora una ferita aperta da sanare per il quartiere. 

Perché si è tentato di infliggerne un’altra dunque? A volte una telefonata salva la vita, come diceva una nota pubblicità televisiva.

Perché nessuno si è premurato di agire diversamente e di concerto con chi abita da anni in quello spazio ed è parte integrante del tessuto sociale del quartiere e del territorio?

Per quale motivo si è deciso di spaventare i bambini e le bambine in quel modo, senza che nemmeno i servizi sociali che seguono diverse famiglie all’interno dello stabile si preoccupassero di farsi vivi? Come mai si è cercata la sorpresa? Cosa si pensava di produrre se non una muscolare prova di forza che a tratti ha assunto i toni della provocazione?
Tutte queste domande, finora, sono rimaste senza risposta. A quale titolo si esige un confronto virtuoso e una disponibilità a trovare soluzioni condivise, se poi l’operato di chi governa la città sull’ordine pubblico assume forme di questa natura?

Senza una ridefinizione dei rapporti tutto torna difficile e complicato, soprattutto alla vigilia di una stagione di numerosi nuovi sfratti al termine del blocco conseguente all’emergenza pandemica. Chi è che vuole trasformare una questione primaria come quella del diritto alla casa in una questione di ordine poliziesco?

Noi riteniamo di aver messo in campo tutti i passaggi necessari per favorire un processo di ripartenza per politiche abitative pubbliche che tengano conto della situazione attuale in città, a partire dal governo fino agli enti locali. Tutte le istituzioni sono infatti corresponsabile di una cattiva gestione del patrimonio e dello spazio pubblici, orientati a favorire gli interessi della rendita e la scellerata bulimia di cemento utile solo a chi costruisce e molto poco a chi ha bisogno di una casa e attende anni in una graduatoria affollatissima.

Per giunta, la sparizione dell’edilizia residenziale pubblica dall’orizzonte delle infrastrutture ha lasciato milioni di persone e nuclei familiari in balia del mercato che fa il bello e il cattivo tempo imponendo canoni d’affitto esosi e incontrollati, costringendoli a sobbarcarsi mutui e affitti insostenibili, nonostante i lavori precari e l’assenza di welfare adeguato.

Questa situazione non si cambia con ordinanze di natura repressiva e negando l’esistenza di chi non ha un titolo da esibire anche cancellandone la residenza.
Ora è necessario che tutti gli attori in campo facciano la loro parte, senza che vi sia sempre sguainata la spada di Damocle delle operazioni forzose, dagli sgomberi delle occupazioni abitative agli sfratti con uso della forza pubblica.

Per questi diversi ordini di motivi saremo in Prefettura giovedì 27 maggio alle ore15, nello stesso giorno in cui saremo impegnat* fin dalle prime ore dell’alba a contrastare lo sgombero di Yoidanis e dei suoi figli, che rischiano di essere buttati fuori di casa dopo avere per anni pagato un in nero un affitto esorbitante per un monolocale a Torpignattara, per giunta non affittabile a canone di mercato essendo un piano di zona.

Oltre dunque alle persone attualmente sotto sfratto, saranno presenti i nuclei familiari da via di Torrevecchia a viale del Caravaggio, passando per coloro che sono a rischi di sgombero, fino a chi non riesce a regolarizzare la propria posizione in un alloggio ERP, senza dimenticare chi sta subendo un pignoramento e sta perdendo una casa acquistata con difficoltà.

È ora di cambiare passo!

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