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Expo 2030 a Roma sull’area dello SDO. Una pagina indecorosa

Draghi e il “poker dei quattro” candidati sindaci “di governo”, hanno agitato una carota dentro il dibattito elettorale e sulle prospettive di Roma: L’Expo 2030.

Si parla di realizzarlo nel quadrante Est, tra Pietralata e San Basilio. Negli archivi della memoria è però scattato subito un campanello d’allarme e l’esigenza di raccontare un po’ di storia sociale di questa nostra città.

Ma in questa area della città non doveva nascere lo SDO (Sistema Direzionale Orientale) già dagli anni ’70? Tornano alla mente riunioni e assemblee a Pietralata e volantini della Lista di Lotta che mettevano in guardia da questo progetto.

Poi non se ne fece nulla. L’unica cosa concreta che uscì da una lista della spesa, spesso evocata ma mai realizzata, fu l’Ospedale Sandro Pertini, il famoso ospedale di Pietralata di cui si parlava da anni.

La formalizzazione dell’abbandono dello SDO in quanto tale si ebbe con l’approvazione del Piano Regolatore Generale del 2008 (giunta Veltroni), che eliminava la concentrazione del centro direzionale in un unico quadrante della città per decentrarlo nei vari Municipi della Capitale.

A prendere la palla al balzo fu la Giunta Provinciale (prima con Gasbarra e poi con Zingaretti, entrambi PD) i quali, facendo un regalo al costruttore Parnasi, gli acquistarono un grattacielo rimasto vuoto al Torrino – dall’altra parte della città – per trasferirvi quella che sarà la Città Metropolitana. Per trovare i soldi furono venduti ad un fondo Sgr della BNL tutti gli immobili di pregio di proprietà della Provincia nel centro di Roma, facendo contento Parnasi e trasformando in un calvario la mobilità e la vita di centinaia di dipendenti.

Nel frattempo cosa era accaduto al famigerato SDO? Dopo vari studi di fattibilità, nel 1994 viene approvato il Programma Pluriennale per la Realizzazione dello SDO. Al termine dell’anno si predispose l’acquisizione delle aree del Comprensorio Direzionale di Pietralata con un impegno di spesa di circa 120 miliardi di lire, di cui circa 65 a carico dello Stato.

L’amministrazione comunale e FS SpA decidono di avvalersi della consulenza di 13 architetti di “fama internazionale” (tra gli italiani c’erano Piano, Fuksas e Portoghesi) invitandoli a fornire risposte strategiche sulle aree di Pietralata e della Stazione Tiburtina.

Prese forma così l’elaborazione di un Progetto Urbano Pietralata-Tiburtina, uno strumento programmatico e propedeutico ai successivi Piano Particolareggiato del Comprensorio Direzionale di Pietralata e Piano di Assetto dell’Area della Stazione Tiburtina, di competenza di FS SpA.

Nel 2001 il Piano Particolareggiato di Pietralata venne definitivamente approvato con DGR del Lazio n. 79 del 24 gennaio. Ad aprile il Presidente del Consiglio dei Ministri Amato sottoscrive un Protocollo d’Intesa per l’avvio del programma di rilocalizzazione delle sedi della Pubblica Amministrazione e per la riqualificazione dell’area di Pietralata.

I beneficiari delle aree risultano essere il Ministero delle Politiche Agricole, il Ministero dell’Ambiente, l’Istat, l’Università “La Sapienza” e la Provincia di Roma.

E’ il settembre 2003 quando il Ministro per le Infrastrutture Lunardi e il sindaco di Roma Veltroni firmano un Protocollo d’Intesa per lo SDO, in cui sono indicate le metrature e le aree spettanti ai singoli enti pubblici che verranno collocati a Pietralata.

Passano due anni (2005) e lo stesso Veltroni, rileva però che il Governo non ha più intenzione di trasferire i Ministeri nel Comprensorio Direzionale. Chiede quindi la realizzazione di un campus universitario da affidare all’ università “La Sapienza” di Roma, ma di questo progetto fino ad oggi non è dato sapere.

L’Università Sapienza usufruirà delle aree del Comprensorio Direzionale e il 23 marzo 2011 viene firmato un protocollo tra il Direttore del Dipartimento Periferie del Comune e il Rettore dell’Università in cui viene sancito il trasferimento delle aree dal Comune all’Ateneo, per la realizzazione del Campus Universitario. Gli altri edifici direzionali rimangono in attesa di “assegnazione

Nel 2007 anche l’Istat aveva acquistato le aree per la realizzazione del suo nuovo quartier generale, ma il progetto verrà però cancellato per via di alcune divergenze interne all’istituto.

Nel febbraio del 2019,  la sindaca Raggi ha visitato i cantieri dello SDO a Pietralata cantieri dello Sdo tagliando il nastro per l’apertura di via Morello. Qualche mese più tardi, la Raggi tornerà a Pietralata, in compagnia dell’ex presidente del IV Municipio Roberta Della Casa, per inaugurare il tratto di strada compreso tra via dei Durantini e via Cave di Pietralata.

In sostanza il grande progetto S.D.O. (27 milioni di metri cubi tra ministeri, uffici e servizi, su un’area di 776 ettari) si è trasformato in una semplice riqualificazione urbana.

E intanto è dal 2017 che la viabilità sulla Tiburtina – esattamente nell’area SDO – è un calvario dovuto alla sospensione dei lavori nei cantieri che l’hanno resa un imbuto di cantieri abbandonati che rendono la mobilità un incubo. Era l’aprile 2018 quando la Raggi ebbe a dichiarare: “Abbiamo messo la parola fine al contenzioso che riguarda i lavori della via Tiburtina. Dopo anni di ritardi ora i cantieri per l’allargamento della strada finalmente ripartiranno. Si tratta di un grande risultato di questa Amministrazione. Un risultato che migliorerà la qualità della vita di tutti i cittadini e lavoratori di quel quadrante”.

I fatti stanno lì a dimostrare la speciosità e l’inconsistenza di quella dichiarazione. Basta prendere via Tiburtina da Ponte Mammolo e andare verso il GRA e poi fare il ritorno. Cantieri abbandonati, strettoie, ore perse nella congestione del traffico dei pendolari costretti a transitarvi.

Qualche anno fa la Carovana delle Periferie aprì motu proprio uno svincolo già pronto su via Casale di San Basilio il cui accesso era impedito solo da una rete arancione. Grande successo tra la gente ma denunce della polizia contro chi aveva fatto la cosa giusta da fare. Non solo. Di fronte alle ripetute iniziative che chiedono la bonifica e il riutilizzo a fini abitativi della grande fabbrica abbandonata della Pennicellina (via Tiburtina), abbiamo sentito evocare che quello potrebbe diventare un grande albergo di cui nessuno sente il bisogno.

E adesso di fronte a tutto questo pregresso storico ci dicono che gli ostacoli verranno superati d’impeto perché Draghi ha evocato l’Expo 2030 in questo quadrante della città. E ben quattro candidati sindaci gli sono andati dietro come pecoroni.

A Milano, come noto, l’Expo 2015 ha lasciato decine di milioni di debiti al Comune e tanti padiglioni abbandonati. La logica degli eventifici produce sempre profitti assicurati per gli interessi privati  e costi/debiti elevati… per le casse pubbliche. Una storia più che conosciuta, ripetuta e di nuovo evocata.

Idee alternative ne abbiamo? Si! Intanto vanno sbloccati o tolti di mezzo i cantieri sulla Tiburtina e bonificata la Pennicellina. Poi se ci daranno la possibilità di metterle in campo ne avremmo e ne vedremmo delle belle!!

 

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