Venerdi 24 febbraio a Roma circondiamo il ministero dell’Aeronautica Militare, sabato 25 febbraio tutt* a Genova per la manifestazione nazionale.
La NATO e gli Stati Uniti stanno spingendo l’autoproclamato ‘Occidente’ verso una corsa al riarmo che va assolutamente fermata. La motivazione da spendere per sostenere tutto ciò è che Kiev stia consumando più munizioni di quante ne produce l’Europa, e che per questo l’incremento delle risorse economiche dedicate alle spese belliche debba andare ben oltre la soglia del 2% del PIL di ogni singola nazione.
Si parla addirittura di superare il 4 percento, con le conseguenze interne che ci possiamo immaginare sia sul piano sociale che sulla redistribuzione delle risorse, compressa in nome del bisogno di sostenere l’economia di guerra. Basti per questo vedere come il conflitto sia stato uno dei pretesti per incardinare la cancellazione del Reddito di Cittadinanza.
D’altra parte, secondo gli Stati Uniti e la NATO, questa scelta si renderebbe necessaria per tutelare la sicurezza e la pace occidentali. Quello che però vediamo benissimo da noi è che stiamo scivolando inesorabilmente verso un allagamento del conflitto sul suolo europeo (se non oltre), nonché verso un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita nel nostro paese.
Già adesso stiamo pagando a caro prezzo la guerra in Ucraina. Innanzitutto in termini di vite umane sul fronte e nei territori interessati dal conflitto, ma anche tramite i sacrifici, le restrizioni e gli aumenti generalizzati del costo della vita per chi vive di bassi salari, lavori precari o sopravvive grazie ad un reddito di cittadinanza sempre più messo in discussione.
Aumentare i fondi destinati alla Difesa come sta facendo il governo Meloni, in continuità con chi l’ha preceduta, diminuendo quelli destinati alle tutele sociali, al welfare e alla sanità pubblica ci appare decisamente criminale, e d’altronde non sembra trovare consenso nella grande parte della popolazione nonostante la martellante propaganda guerrafondaia sui social, nei TG, talk televisivi, e finanche al Festival di Sanremo.
Dobbiamo perciò imprimere una svolta nelle mobilitazioni contro la guerra. Siamo ad un anno dall’intervento della Federazione Russa nell’Ucraina sostenuta dalla NATO e non intravediamo la fine di questo conflitto, né alcuno sforzo diplomatico in tal senso. Tantomeno possiamo affidarci a chi, come i governi turchi e israeliani, finge di curare una mediazione che non c’è per opprimere popoli, minoranze sui fronti interni e imporre un violento controllo dei confini.
Ciò che appare evidente è anzi il tentativo di alimentare e allargare il conflitto e l’economia bellica che lo sostiene, cercando di ricattare la popolazione affermando che non sia una questione tra Ucraina e Russia ma tra Occidente e Putin, e che quindi l’Europa debba fare la sua parte fino alla resa dell’invasore russo, senza se e senza ma. Uno slogan, quest’ultimo, distorto e rubato alle mobilitazioni di un tempo, e ora declinato in chiave guerrafondaia.
Per questo proponiamo di mobilitarci congiuntamente a Roma, il 24 febbraio, ritrovandoci a Piazzale Tiburtino alle ore 15 per circondare con una imponente catena umana il Ministero dell’Aeronautica. Il giorno successivo, raggiungeremo Genova per supportare chi lavora al porto e abita in una città da sempre in prima fila contro guerre e mercimonio di armamenti.
Mobilitiamoci unit*, diamo un calcio alla guerra!
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