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Roma. Verso il 25 aprile. Partigiani contro la guerra sempre

Il 25 aprile ricorre l’anniversario in cui nel 1945 l’insurrezione partigiana si liberava di quel regime fascista che per oltre un ventennio aveva prima impoverito e represso il paese, poi costretto alla Seconda guerra mondiale e infine appoggiato vigliaccamente l’occupazione dell’esercito nazista.

La liberazione dall’oppressore fascista e dall’occupante nazista segnava la fine della guerra sul territorio italiano e il ripudio di ogni soluzione belligerante come risoluzione dei conflitti internazionali, come poi messo nero su bianco nella mai attuata, e oggi vituperata, Costituzione.

I partigiani e le partigiane, in tutte le loro formazioni, sacrificarono la vita al perseguimento di questo ideale incarnato nella Resistenza, con l’obiettivo di costruire una società più giusta, cooperativa e solidale.

A distanza di 78 anni crediamo che quei valori siano oggi più attuali che mai.

La crisi internazionale ha riportato, 25 anni dopo la Jugoslavia, la guerra sul suolo europeo. La risposta dei governi e dei parlamenti del continente insiste sull’invio di materiale bellico e sul pesante riarmo interno come soluzione “pacifica” alla crisi.

La contraddittorietà di questa proposta è evidente. Lo è alla maggior parte degli abitanti del paese, i quali, nonostante la martellante propaganda, non appoggiano l’invio delle armi al fronte e l’incremento delle spese militari.

Ma tale rimane la linea politica adottata dall’Unione europea e dai diretti discendenti di quel regime sconfitto dall’azione partigiana e antifascista, linea che si mostra sempre più per la sua impopolarità.

È questo infatti il segno della repressione continua del dissenso, dell’indifferenza verso i morti sul lavoro, in mare (vedi la strage di Cutro) o dell’emigrazione giovanile, dell’attacco ai poveri sul piano della casa, del reddito e dei diritti. Caratteri per la verità comuni a tutti gli ultimi governi, ma inasprite dall’esecutivo Meloni.


Pertanto, pensiamo che il 25 aprile sia l’occasione giusta per portare in piazza una vera proposta alternativa, quella presente tra le maglie della maggior parte della popolazione, ma ancora ingabbiata nella coltre di fumo costruita ad arte dalla narrazione ufficiale.
Pensiamo che il 25 aprile i PARTIGIANI CONTRO LA GUERRA debbano rappresentare il sentimento maggioritario nel paese e gridare a gran voce il rifiuto all’invio delle armi; all’aumento delle spese militari e al taglio di quelle sociali; alla Nato, che fa della guerra la propria ragion d’essere.

Lo faremo prima portando alle 9:00 una corona di fiori in onore dei caduti partigiani di Porta San Paolo e successivamente in tutti i cortei e le iniziative resistenti in giro per la città, con il cuore rivolto alle compagne e ai compagni che in Palestina portano in alto la bandiera della Resistenza.

Lo faremo con la coscienza di chi sa di dover rendere il giusto tributo a chi ha lottato per un paese libero dal nazifascismo e dalla guerra e che per questo non può condividere tentennamenti o ambiguità sulla situazione odierna.

Evidentemente, se per aumentare i salari e il reddito o risolvere la questione abitativa la sola opzione possibile è aumentare i salari, redistribuire il reddito e dare le case, per fermare la guerra la sola opzione possibile è cessare il fuoco, subito, e con esso ogni azione che lo alimenta.

Senza dimenticare che lo spirito della Resistenza oggi passa anche per un antifascismo militante nelle scuole, nelle università, nei quartieri e nei posti di lavoro.

Ieri partigiani, oggi antifascisti, PARTIGIANI CONTRO LA GUERRA sempre.

 

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