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Assemblea pubblica di Unione Popolare Lazio per preparare la lotta all’autonomia differenziata

Ieri all’isola pedonale di via Stilicone si è svolta l’assemblea pubblica di Unione Popolare Lazio contro il progetto di autonomia differenziata. Dopo l’assemblea del primo aprile, questo appuntamento è servito a riportare in piazza gli elementi programmatici di alternativa delineati già per le elezioni regionali del febbraio scorso.

La coordinatrice nazionale di Potere al Popolo, Beatrice Gamberini, ha aperto i lavori. Nella sua introduzione sono già stati indicati sinteticamente i nodi fondamentali di questa riforma, da cui proviene la dura opposizione di Unione Popolare.

Il decreto Calderoli prevede 23 materie che possono essere avocate da ogni singola regione. In questo modo si apre la strada al definitivo smantellamento dei servizi pubblici, con lo spacchettamento del paese cominciato con la riforma del titolo V del 2001.

Marina Boscaino, portavoce nazionale del Coordinamento contro ogni autonomia differenziata, nel suo intervento ha tenuto subito a sottolineare che quella riforma fu portata avanti dal centrosinistra, nell’illusione di poter così “contenere” la Lega. Ora ci troviamo di fronte a un salto in avanti di questo processo di lungo periodo.

Ha poi proseguito con un elenco di alcuni dei settori che possono essere demandati alle regioni: istruzione e ricerca, sanità, infrastrutture, lavoro, beni culturali, rapporti con la UE, ambiente, pensioni integrative. In sostanza, i pilastri su cui si regge il paese.

La Repubblica italiana si trasformerà in 20 piccole repubblichette, ciascuna che procederà a velocità diverse e garantirà tutele diverse. Inoltre, poiché ciascuna regione può chiedere un numero di competenze esclusive diverso da quelle disponibili, la frammentazione delle politiche nazionali sarà ancora accentuata.

Naella sanità i Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP), spacciati come la garanzia per una tutela uniforme in tutto il paese, porteranno in realtà a cristallizzare le disuguaglianze esistenti. Invece di “rimuovere gli ostacoli economici e sociali”, come previsto dall’articolo 3 della Costituzione, questi verranno congelati così come sono (nel migliore dei casi).

Per di più, la centralità del Parlamento nel nostro sistema istituzionale viene meno, con la definizione delle competenze di ogni regione tramite accordi tra ognuna di loro e il governo, e una cabina di regia governativa sui LEP. Un altro tassello della concentrazione delle scelte nell’esecutivo e della generale verticalizzazione della politica a livello continentale.

Su questo sovvertimento dei poteri costituzionali si è soffermata anche Francesca Perri, di Potere al Popolo, anche lei protagonista del Coordinamento contro ogni autonomia differenziata. Ha sottolineato come questa riforma colpirà certo con più forza il Sud, ma anche il Nord ne subirà gravi conseguenze.

In Lombardia il 49% della sanità pubblica è già stata privatizzata, e gli effetti li abbiamo visti durante la pandemia. Il personale sanitario è stato lasciato da solo nell’emergenza, mentre il privato convenzionato si è rivelato assolutamente incapace di essere di un qualche aiuto nella tutela della salute pubblica, soprattutto nella prevenzione.

Francesca Perri ha poi ricordato a tutti che altri modelli sono possibili, e anzi funzionano meglio del nostro. Ha citato Cuba che, nonostante più di 60 anni di “Bloqueo” e tentativi di rovesciamento, oggi manda brigate di medici persino in Calabria. Il Socialismo, insomma, si occupa delle esigenze popolari persino di paesi che sostengono le indebite azioni statunitensi.

Rosa Rinaldi, candidata presidente alle elezioni regionali per Unione Popolare, ha voluto sottolineare che questa assemblea è importante soprattutto per parlare a chi si trova in piazza. Di autonomia differenziata si parla solo tra addetti ai lavori, con un’informazione poco chiara sulla dimensione delle modifiche che stanno per essere approvate.

Il dibattito ha approfondito il tema del Sistema Sanitario Nazionale, ora diventato a tutti gli effetti un interesse privato. Ma le stesse problematiche si incontreranno nell’istruzione, e in generale in tutti i servizi alla persona, per cui Rosa Rinaldi ha ricordato la necessità di un piano straordinario di assunzioni, per combattere il sistema delle cooperative che riduce i diritti dei lavoratori.

Tanto più con questa riforma, che delega alle regioni anche la materia dei contratti di lavoro. Da questo punto è partito Fabio Galati, dell’Unione Sindacale di Base, che ha ribadito che per anni il Nord si è accaparrato tante risorse del paese per rimanere competitivo a livello UE, ma questo ha significato il peggioramento della vita dei settori popolari.

Un modello che distrugge chi non sta al passo e autodistruttivo per chi pensa di costruirci il paese. E, come ha detto Fabio Galati, la lotta non può attendere, non si può più stare a pensare e discutere con un governo sordo come vorrebbe Landini, e per questo l’USB ha indetto lo sciopero generale per il prossimo 26 maggio, a partire dal nodo dei bassi salari.

La richiesta, in tutti gli interventi, è che da un momento come questo non derivi solo una maggiore coscienza individuale, ma la costruzione di un’opposizione popolare e di mobilitazione di massa. Spetta a noi difendere i principi di solidarietà, eguaglianza e giustizia sociale, in una situazione di crisi aggravata dall’impegno militare assunto dai governi euroatlantici.

Su questa linea si è conclusa l’assemblea, con le parole di nuovo di Beatrice Gamberini. Gli ultimi momenti dell’incontro sono stati usati per ricordare la piazza antimilitarista lanciata già ad aprile per il 2 giugno, Festa della Repubblica trasformata a evento di celebrazione delle forze armate.

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