Stop privatizzazioni, Salvini dimissioni, introdurre il reato di omicidio sul lavoro
È l’ennesima strage sul posto di lavoro quella che due notti fa ha travolto le vite di 7 operai, cinque colpiti a morte da un treno mentre stavano lavorando sui binari della linea ferroviaria Torino-Milano, e due rimasti casualmente solo feriti.
Tutt’altro che un caso isolato: i corpi triturati dei cinque operai – 22 anni il più giovane – si aggiungono al bilancio già preoccupante di più di 700 morti sul lavoro nel corso di quest’anno, lungo tutto lo stivale e in tutti i settori.
Vittime di anni di tagli, deregolamentazione ed esternalizzazioni, vittime della ricerca forsennata del profitto e dell’assenza di sicurezza.
Non un incidente ma una mattanza di operai: questo è il modo in cui gli operai hanno perso la vita durante un’operazione notturna di manutenzione per cui non erano state predisposte le dovute cautele.
Le responsabilità sono tante ma ben note: quelle di tutte le forze politiche e dei governi che, da D’Alema a Draghi, da Berlusconi a Meloni, mentre svendevano il pubblico e smantellavano il welfare su dettato europeo, hanno permesso a padroni e padroncini di continuare a far scorrere, silenzioso e ininterrotto, il fiume di sangue delle migliaia di lavoratori morti per il profitto di pochi.
Alle lacrime di coccodrillo del governatore Cirio, del sindaco di Torino Lo Russo, dopo la strage si sono aggiunte le parole di Matteo Salvini: “le leggi che tutelano le lavoratrici e i lavoratori ci sono“, quindi “qualcosa nella comunicazione non ha funzionato“.
Un simile scarico di responsabilità, che distorce la realtà e cancella la natura omicida e antioperaia dell’accaduto, è più che abbastanza per richiedere che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti abbandoni immediatamente il suo incarico.
Le leggi a cui Salvini fa riferimento non esistono o possono essere facilmente aggirate: all’ordine del giorno oggi è introdurre una legge per il reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro, come quella di iniziativa popolare che l’Unione Sindacale di Base sta promuovendo, che possa finalmente inchiodare i padroni alle loro responsabilità.
Come giovani e studenti, coinvolti nei meccanismi di sfruttamento ormai già dalle scuole superiori con l’alternanza scuola-lavoro e perciò esposti con sempre maggiore anticipo a incidenti e veri e propri omicidi sui posti di lavoro, rispondiamo affiancando le prime file dei lavoratori in protesta.
Per questo rispondiamo all’appello dell’USB, unendoci al presidio di lunedì 4 settembre, ore 17:00, alla stazione Termini (lato via Giolitti).
***
Aderiamo e condividiamo il presidio di lunedì 4 settembre indetto dall’Unione Sindacale di Base e che sta raccogliendo la presenza di quanti non si arrendono al sistema di sfruttamento vigente.
La regolarizzazione e la messa in sicurezza di tutti i lavoratori e le lavoratrici, cittadini italiani ma anche e forse soprattutto noi migranti che contribuiamo alla creazione della ricchezza del paese in situazioni di estrema precarietà sociale ed economica, è una condizione imprescindibile per garantire la dignità e un futuro per chi vive del proprio lavoro.
Noi che lavoriamo nei campi, nell’edilizia, nell’industria, nei servizi di cura e in tanti altri comparti, meritiamo di vedere riconosciuto e rispettato il frutto del nostro sudore.
Solo organizzandoci insieme, sull’esempio di forza e coraggio che stanno dimostrando i nostri fratelli e le nostre sorelle rimasti in Africa (Burkina Faso, Mali, Niger, Sudan ecc.), potremo conquistare quello che ci spetta.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa