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Gentrificazione, turistificazione, affitti brevi….. Roma caput mundi!!

Gentrificazione, turistificazione, affitti brevi e brevissimi. E ancora affitti transitori, fino a un massimo di 18 mesi con cedolare secca anche al 10% per chi si affida per sottoscrivere il contratto alle organizzazioni sindacali che hanno firmato l’accordo territoriale.

Un mercato con poche ed in alcuni casi senza regole, che solo a Roma ha generato un giro di affari stimato in 48 milioni di euro annui per i soli B&B (dati pre-covid).

Un’ulteriore forma di finanziarizzazione del bene di prima necessità Casa, un’’ulteriore messa a rendita degli alloggi che finora nessuno ha tentato di contrastare, nonostante le ricadute sui territori (e non solo sui centri storici come si potrebbe pensare), ma che in molti casi le Amministrazioni hanno favorito e che tutt’oggi la Giunta ed il Consiglio capitolino a maggioranza Dem sembrano voler rafforzare.

Quello che già negli anni Sessanta era stata intuita come una spinta alla sostituzione degli abitanti di un quartiere da parte di una classe più ricca, spesso favorita da un trend o da una riqualificazione, ha vissuto nei decenni diverse metamorfosi fino a divenire (anche) un punto di incontro fra le esigenze economiche dei Comuni e gli appetiti smisurati delle grandi società immobiliari.

Queste ultime trovano sempre la porta aperta quando vogliono entrare a gamba tesa sugli interessi generali della collettività urbana e metropolitana per trasformare la città stessa nel luogo di principale estrazione di valore economico e profitto.

Spesso a far da traino sono grandi eventi (Giubileo, Expo etc…) o interventi presentati come di riqualificazione che invece non interessano la maggior parte degli abitanti. Questi in seguito si troveranno sempre più in difficoltà a gestire le spese legate all’abitare fino alla loro possibile espulsione dal quel determinato luogo.

Ovviamente gli effetti per i cittadini (la grande maggioranza) sono noti e non sono solo di aspetto economico, visto che da quell’ambito ci sono delle ricadute immediate sugli aspetti antropologici e sociali. In sintesi nel giro di un lustro in genere quasi tutto il tessuto sociale viene cancellato e quel poco che rimane assume carattere pittoresco ed attrattivo agli occhi delle masse di turisti mordi e fuggi in cerca di folklore ed esoticità.

Oltre i danni non mancano mai le proverbiali beffe: quartieri lasciati per anni al degrado fino al quasi completo svuotamento per effetto del disinteresse pubblico (l’esempio della stazione Termini a Roma è il più eclatante: le case comunali sono lasciate al degrado mentre sono fioriti i B&B, come è accaduto nelle case Ater di Testaccio), vengono poi dismessi o messi a valore (se l’edilizia è di natura pubblica) o inseriti in programmi di rigenerazione green, che di green non hanno nulla poiché accordano privilegi in tema di cubature da costruire ai palazzinari coinvolti nei progetti.

Tutto in accordo con l’amministrazione e con modifiche ad hoc al Piano Regolatore. Mentre migliaia di studenti sono costretti a mostrare il fianco ad affitti-rapina per mancanza di studentati pubblici e le famiglie di lavoratori, precari e disoccupati non trovano più una loro collocazione in un mercato sempre più blindato, in cerca di garanzie che pochi possono fornire e dove ormai non si affitta più a nessuno per mere ragioni “ideologiche”.

Insomma un disastro delle politiche abitative ed urbanistiche che hanno reso il bene Casa un qualcosa di assolutamente esclusivo, favorendone i processi di finanziarizzazione e messa a rendita, mentre proprio la Casa è un bene d’uso irrinunciabile per ciascuno di noi. Un bene che non dovrebbe essere fonte di indebitamento né causa di devastazione dei territori e completa cementificazione del panorama suburbano.

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