Ieri mattina con le Donne de Borgata, insieme alle ragazze e ai ragazzi di Pietralata Unita, abbiamo riportato simbolicamente al consultorio i “regali non desiderati” delle istituzioni: chiusura dei consultori, riduzione dei servizi, introduzione di ticket a pagamento, privatizzazioni, obiettori di coscienza, associazioni pro vita, assenza di CAV e asili nido e tanto altro che le amministrazioni di centrosinistra e di destra continuano a “regalarci”…
Nello specifico la situazione dei consultori a Roma, come anche in altre città d’Italia, è sempre più preoccupante. La recente chiusura del consultorio di Sette Chiese, l’ormai ricordo lontano del consultorio di via Casilina, lo sgombero del consultorio Mi Cuerpo es Mio a Palermo, sono i più recenti segnali di allarme e sintomi di una volontà ben chiara: l’eliminazione dei presidi di prossimità che non creano profitto.
Nella struttura di Via di Pietralata 497, infatti, sono stati investiti ben due milioni di euro per la creazione di nuove aree dedicate alle prestazioni a pagamento: per l’ampliamento del consultorio neanche un centesimo.
Anzi, quello che si teme è che dietro queste trasformazioni ci sia la volontà di ridimensionare, di svuotarlo delle sue funzioni (o di renderle a pagamento) o se non proprio di chiudere in futuro il consultorio.
Eppure, quello di Pietralata è un consultorio che riceve un’utenza enorme, da San Basilio a Casal Bruciato e per gran parte del quadrante Tiburtino.
Nonostante ciò, molte donne non sono a conoscenza di questo consultorio e dei servizi che vi si possono trovare… un servizio gratuito, accessibile a chiunque, fondamentale per le donne, le ragazze e libere soggettività che vivono nelle periferie e che non possono accedere alla sanità privata, ma che non creando profitto non ha ragione di essere pubblicizzato e, anzi, lo vogliono vedere depotenziato…
La trasformazione e la chiusura dei consultori si inseriscono all’interno del piano generale di smantellamento della sanità pubblica ma sono anche la rappresentazione di una volontà di limitare ulteriormente la libertà delle donne, delle ragazze e delle soggettività non conformi che vivono nelle borgate.
Persone dei quartieri popolari che già attraversano una quotidianità fatta di precarietà, incertezza e assenza di strumenti per il raggiungimento di indipendenza e di una vita dignitosa. Una condizione che sembra oltretutto peggiorare di giorno in giorno.
Nelle ultime settimane abbiamo anche sentito parlare tanto dell’importanza di contrastare la violenza di genere… l’abbiamo visto con le storie di Giulia e di Michelle, ma anche con Anna, vittima di violenza e ora anche sotto sfratto perché le istituzioni non trovano per lei una soluzione… ma come si può affrontare la violenza di genere se già a partire dai quartieri e dalle scuole vengono chiusi gli spazi e ridotti gli strumenti per affrontarla?
Per questo come Donne de Borgata abbiamo deciso di restituire al governo e alla regione i “regali” che ci hanno dato negli ultimi decenni.
Contro la chiusura dei consultori, contro l’attacco ai nostri diritti, organizziamoci con le donne de borgata!
Foto di Patrizia Cortellessa
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