Uno striscione di sostegno alla rivoluzione bolivariana in Venezuelano, del presidente Maduro e in ricordo del presidente Chavez è comparso sul ponte degli Annibaldi vicino al Colosseo.
In Venezuela il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) conferisce al presidente uscente Maduro la vittoria alle urne con il 51,5% dei suffragi, confermandolo per il suo terzo mandato.
Dopo lo spoglio dell’80% dei bollettini, con una partecipazione del 59% – alta anche stando agli standard europei – Maduro sostenuto dal Gran Polo Patriottico ha ottenuto 5,15 milioni di voti contro lo sfidante unitario delle opposizioni Gonzalez Urrutia, che avrebbe ottenuto poco meno di 4,5 milioni di voti, con il 44% delle preferenze.
I risultati delle urne non sono piaciuti al blocco occidentale ed ai paesi latino-americani ad esso legati, mentre a felicitarsi per l’esito delle elezioni sono stati i paesi che guidano la riscossa del mondo multipolare come la Cina e la Russia, e gli Stati dell’America Latina che hanno resistito ai tentativi di destabilizzazione di Washington, in primis Cuba socialista, insieme al Nicaragua, l’Honduras e la Bolivia.
Purtroppo anche il nostro governo attraverso le parole di Tajani esprime dei dubbi sulla vittoria di Maduro, dimostrandosi ancora una volta un servo sciocco degli USA.
L’opposizione, avendo perso le elezioni, parla di “brogli” e rivendica con massimo senso di sprezzo del ridicolo di aver vinto “con il 70% dei voti”, e non riconosce il risultato elettorale dimostrando ancora una volta il disprezzo per la reale partecipazione democratica e la sua indole golpista.
Tra i più acerrimi sostenitori di questa bizzarra tesi vi è l’impresentabile presidente argentino Javier Milei, simbolo dell’aggressività delle oligarchie latino-americane che hanno giustamente visto nell’esperienza venezuelana una minaccia ai propri privilegi che sono una diretta eredità del colonialismo europeo.
Questo campione dell’ultra-destra chiama “dittatura comunista” il sistema politico venezuelano, e chiama alla destituzione di Maduro, non diversamente dalla parte più atlantista del Partito Democratico nostrano.
Il popolo venezuelano è sceso nelle strade per gioire di un risultato che conferisce ulteriore legittimità popolare al processo della Rivoluzione Bolivariana sul solco di Hugo Chávez, che dura da un quarto di secolo e che ha cambiato la storia del Continente.
Nel suo primo discorso da neo presidente Maduro la scorsa notte ha affermato che le priorità sono l’avanzamento della salute economica del paese, il rafforzamento dei progetti sociali in atto, e la costruzione di spazi di dialogo nazionale ed unità tra le diverse forze politiche del paese.
Un’altra priorità, ribadita da Maduro, è il continuare la lotta per la fine del blocco e del regime di sanzioni imposti al paese dagli USA e dall’Unione Europea.
Come Rete dei Comunisti abbiamo 4 osservatori che sono stati presenti alle elezioni in Venezuela, tra cui il professor Luciano Vasapollo e Rita Martufi della Rete di Intellettuali e Artisti in Difesa dell’Umanità (REDH), e ci uniamo ai festeggiamenti per questa ennesima conferma della volontà del popolo venezuelano di avanzare nel processo di emancipazione politico-sociale e di promuovere un mondo poli-centrico, ma siamo allo stesso tempo vigili rispetto ai velleitari tentativi di destabilizzazione delle oligarchie latino-americane ed i loro burattinai occidentali, tra cui i cosiddetti liberal-democratici.
29/7/2024
Rete Dei Comunisti
Cambiare Rotta – Organizzazione giovanile comunista
OSA – Opposizione Studentesca d’Alternativa
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