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Studenti pro-pal: per la protesta alla Sapienza assolti due su due

È finito con l’applauso dei suoi compagni universitari il processo a Stella Boccitto: assolta ieri dal tribunale capitolino perché il «fatto non costituisce reato».

La ragazza, 30 anni, figlia del nostro caporedattore Marco, era finita in arresto lo scorso 16 aprile durante una protesta alla Sapienza contro la cooperazione scientifica con Israele, impegnato già da mesi nel massacro a Gaza.

Nel processo per direttissima, il pm aveva chiesto otto mesi, le accuse erano di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e lesioni a pubblico ufficiale (un dirigente del commissariato San Lorenzo).

«L’assoluzione dimostra non solo la mia innocenza ma il tentativo di criminalizzare chi chiede la fine del genocidio in Palestina e delle complicità di governo e università con Israele», dice Stella Boccitto.

«Abbiamo dimostrato che la mia assistita non aveva commesso reati. Questo processo non doveva iniziare, è stato frutto di una gestione isterica delle forze dell’ordine», afferma il suo avvocato Francesco Romeo.

Le tensioni erano nate dall’arresto di Albarq Mohammed Ali Jummah, cittadino libico di 27 anni residente in Italia, ore dopo la fine della protesta. L’accusa? Essere salito su un’auto parcheggiata per fare un intervento al megafono. Imputato per danneggiamento è stato assolto qualche settimana fa.

Per ora non sono noti ulteriori procedimenti contro i manifestanti. Di quella giornata resta un’altra isteria: quella politico-mediatica che ha incolpato gli studenti di tutto e di più. «Devastazioni, aggressioni, scontri, assalti a un Rettorato e a un Commissariato, con un dirigente preso a pugni. Questo non è manifestare, ma delinquere», commentò la premier Giorgia Meloni.

Il titolo della nostra prima pagina di due giorni dopo diceva: «Pol Fiction», finzione di polizia.

* da il manifesto

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