Si è svolta la terza assemblea di Potere al Popolo Genova che ha sancito l’inizio della vera e propria campagna elettorale.
Il lavoro fin qui svolto per Genova e la Liguria è stato – in una prima fase – quello delle assemblee locali da cui sono scaturite una ipotetica rosa di candidati, ognuno dei quali ha scritto un curriculum politico-sociale che li qualificasse, e le elezioni dei delegati che poi hanno composto la lista dei 21 candidati di Potere Al Popolo per la Liguria.
Un lavoro in cui Potere al Popolo Genova, essendo stata la prima esperienza ligure ad avere tenuto una assemblea (la prima assemblea alla Superba è stata fatta prima di quella nazionale che ha di fatto sancito l’avvio dell’esperienza per la lista popolare) e ad avere costituito un coordinamento locale e delle commissioni operative, ha cercato di raccordarsi partecipando attivamente agli altri momenti di confronto orizzontali a Imperia, Savona e La Spezia.
Questo ha facilitato non poco il lavoro di selezione dei candidati effettivi, espressione di profili legati ai territori e alle esperienze pregresse di lotta e di organizzazione in differenti campi.
Se le forze politiche organizzate sono state importanti per il radicamento sociale, gli attivisti che hanno espresso e il capitale d’esperienze nell’affrontare gli scogli burocratici, lo spirito unitario ha nettamente prevalso e le scelte – anche se con un occhio attento agli equilibri politici nazionali – non sono stati il risultato di compromessi e veti incrociati tra “segreterie” tipiche di una fusione a freddo in un cartello di forze politiche in fase elettorale.
La fase successiva è stata quella dei banchetti per la raccolta delle firme che sono stati un ottimo strumento di inchiesta e una prima verifica del feedback di Potere al Popolo e del suo programma. Questo bagno di realtà oltre gli angusti perimetri degli attivisti politici tout court ha permesso di avere maggiormente il polso della situazione del blocco sociale, che esprime un misto di indifferenza e ostilità finché non percepisce che ciò che ha di fronte è qualcosa di completamente diverso rispetto al quadro politico istituzionale e soprattutto al centro-destra e al centro-sinistra che hanno co-governato a tutti i livelli.
Il Movimento 5 Stelle, in una città come Genova dove non si è dovuto misurare con responsabilità governative, gode ancora di un certo credito (è quasi arrivato a toccare, nonostante le emorragie interne, il 20% alle ultime comunali) ma più per demeriti altrui che per meriti propri ed in un contesto dove in alcuni quartieri periferici alle ultime amministrative il tasso d’astensione aveva sfiorato il 40%, una netta inversione di tendenza rispetto all’afflusso di elettori di qualche mese prima per il quesito referendario.
In questo confronto con i “passanti” ai banchetti e nei vari volantinaggi, un dato rilevante è stato l’interesse dimostrato per chi conosceva già Potere al Popolo e invece la pesante penalizzazione che l’oscuramento mediatico ha portato a questa giovane esperienza di cui anche i media locali hanno parlato e scritto ben poco.
Anche a Genova il racket dell’informazione, tranne lodevoli eccezioni, si è mostrato come un moloch compatto e le reti di informazione alternativa ancora non all’altezza per poter scalfire di fatto la supremazia dei media nella loro rappresentazione politico-sociale, mentre i social sono ancora per la maggior parte “una finestra aperta su un mondo chiuso”.
Chiaramente non è detto che questa censura sempre più netta non possa avere un effetto boomerang, come è stato nel caso della recente manifestazione antifascista in cui il terrorismo psicologico dei media ha incentivato alla partecipazione più che a minacciarla, facendo percepire anche solo istintivamente ai più che “parlano il linguaggio del falso”.
I numeri dell’exploit per la raccolta firme che ha raggiunto l’ordine di grandezza di “tre volte tanto” quelle strettamente necessarie comunque sono piuttosto eloquenti: 1533 per il Senato, 746 per Liguria 2 e 767 per Liguria 1.
Il “ritardo” nel lancio della campagna elettorale vera e propria a Genova è stato dovuto a due fattori: il proseguimento della raccolta firme per presentare una lista di Potere al Popolo alle elezioni del Municipio centro-ovest, che si terranno contestualmente alle consultazioni nazionali, dopo un periodo di commissariamento dovuto all’impossibilità nel raggiungere una maggioranza e, non meno importante, la preparazione della manifestazione antifascista di sabato 3 febbraio a cui tutte le forze politiche ed i singoli che partecipano a PaP hanno dato un loro contributo attivo in maniera unitaria.
Anche in Municipio Centro-Ovest si è andati oltre la raccolta delle firme strettamente necessarie, raggiungendo la cifra di 244 che permette anche in una porzione di territorio importante della Superba di “misurarsi sul pezzo”.
Il Municipio Centro-Est è uno dei più popolosi quartieri di Genova (una sorta di città nella città) a ridosso del porto, all’interno di questo emergono alcuni nodi politico-sociali rilevanti per tutto il territorio genovese (la disoccupazione giovanile, il porto, i tagli alla sanità, l’accoglienza dei profughi e la convivenza tra varie comunità di “vecchi” e “nuovi” genovesi, tra le altre) sarà un banco di prova per Potere al Popolo per testare la sua capacità di collocarsi nei territori all’interno del tessuto sociale e delle dinamiche politiche esistenti, simili in tutte le aree periferiche sofferenti degli aggregati metropolitani.
Inizia quindi una campagna che ci troverà soprattutto nelle strade piuttosto che nei salotti televisivi o sulle colonne dei giornali, in cui saranno i candidati stessi a farsi conoscere attraverso le iniziative specifiche e non attraverso i manifesti elettorali che compaiono ad ogni angolo di strada. Una campagna per certi versi simile a quella condotta per il no sociale al referendum costituzionale del 4 dicembre di poco più di un anno fa. Già allora il giorno dopo l’annuncio della data del referendum, decisa il più a ridosso possibile, la città si era ritrovata tappezzata di manifesti per il Sì.
È più che palpabile un certo interesse di quei settori rimasti orfani di una propria rappresentanza politica a livello istituzionale, che hanno trovato in PaP una sponda ideale per ciò che conducono a livello sociale o semplicemente per le tematiche a cui sono interessati per la condizione in cui vivono, anche se talvolta contigui od organici a quei corpi intermedi della sinistra che appunto stentano a rappresentarne i bisogni.
In un contesto in cui le ultime elezioni comunali avevano di fatto sancito il grado zero della rappresentanza della sinistra di classe e che avevano visto un ceto politico residuale di movimento in netta difficoltà a ritrovare una progettualità politica Potere al Popolo è senz’altro un elemento che rimette le carte in gioco.
Questo è un processo che si sta misurando anche a livello locale con l’emergere di forze neo-fasciste a cui è concessa la piena agibilità e la restrizione dei margini di libertà politici per l’opposizione politico sociale, con centro-destra e centro-sinistra che co-governano sempre più marcatamente queste dinamiche.
Lo sfondamento dei perimetri di chi già è attivo socialmente e una risposta positiva del blocco sociale sono le scommesse da vincere in questo mese di passione.
Subito dopo il 4 si aprirà la necessità di fare fronte comune alla mannaia che le oligarchie ordo-liberiste europee vogliono far calare sull’Italia con la complicità delle forze politiche che si troveranno a governare: ciò che avrà sedimentato PaP – e non solo capitalizzato a livello elettorale – sarà una variabile importante del conflitto di classe a venire nel nostro paese.
La capacità di chiamare il nemico con il proprio nome e di abbandonare un fair play che l’avversario non ci concede sono già un’ottima partenza.
* Candidato Potere al Popolo – Genova
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