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Statistiche: si allargano le disuguaglianze. Liguria brusco arretramento

La statistica che segue conferma due dati:

1)    L’allargamento del divario tra Nord e Sud;

2)    L’arretramento secco delle condizioni di vita in Liguria.

Sono questi i dati che contano nella ridda di contraddizioni in cui sembra essere immerso il nostro sistema politico ed economico.

Soltanto affrontando questi nodi dal punto di vista della realtà potrà essere possibile fronteggiare una situazione così grave.

Certo che i provvedimenti dei vari governi, dagli 80 euro al reddito di cittadinanza non paiono proprio essersi occupati di questa realtà.

I governi hanno preferito  navigare a vista seguendo semplicisticamente e in maniera miope presunti flussi elettorali.

Per quel che riguarda la Liguria si confermano tutte le condizioni negative di un processo di deindustrializzazione e cementificazione selvaggia tante volte denunciate in un quadro complessivo di assenza di programmazione e di visione ristretta, oltre alla crisi verticale del sistema bancario ligure , l’abbassamento complessivo delle condizioni di vita, la crescita della disoccupazione, l’innalzamento dell’età media che fanno della nostra Regione la più anziana d’Italia, il ritardo delle infrastrutture.

Intanto ci si balocca con le crociere e si aspetta la colonizzazione “cinese” dei porti.

Italia divisa in due, il Nord che viaggia a passo doppio del Sud. Ieri il Mef ha pubblicato le tabelle sui redditi Irpef in Italia e l’analisi di Twig di Aldo Cristadoro, sulla base dei dati Mef, fa venire alla mente qualche contraddizione sociale: i comuni ricchi sono tutti nel Nord. Basiglio, con 47.808 euro di reddito imponibile pro capite, riconquista la testa della classifica, seguito a ruota da Cusago ( 37.580 euro): entrambi centri vicini a Milano, residenze di prestigio, siglate Silvio Berlusconi. Indietreggia invece Lajatico, la Bocelli-town, che grazie al solo reddito del celebre cantante lirico era riuscita a conquistare il primato. Si affaccia al quarto posto Pieve Ligure, soave luogo di vacanze, con uno scatto di 12 posizioni anche dovuto all’incremento demografico di pensionati di lusso. Le città dorate del Nord occupano i comodi posti di centro classifica: Pino Torinese, casa di molti top manager della Ferrero, e Torre d’Isola nei pressi di Pavia immersa nel parco del Ticino.
In coda ci sono altrettanti comuni del Nord, ma sono quelli vicini alle aree di confine con la Svizzera, zeppi di lavoratori frontalieri e quindi la questione fiscale è tutta diversa. Se si allarga infatti lo sguardo un po’ oltre l’orizzonte del sindaco, passando quindi alla classifica delle province, il triangolo Milano-Bergamo-Monza emerge come il più ricco. Dinamica Bologna, che dalla settima posizione supera Padova e si attesta al sesto posto.
In generale, l’analisi del reddito pro capite evidenzia un Nord sempre piu ricco e un Sud sempre più povero. Si confermano le posizioni delle tre regioni ‘più ricche’ (Lombardia, Emilia Romagna e Lazio) e le tre al fondo della classifica (Basilicata, Molise, Calabria). Ai piedi del podio la regione Trentino Alto Adige supera il Piemonte, mentre da segnalare l’importante balzo indietro della regione Liguria che in un anno perde 3 posizioni
a favore di Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Come lo scorso anno, la regione che registra la maggior crescita del reddito medio risulta essere Trentino Alto Adige (+407) seguito dalla Lombardia (+104). Solo altre 3 regioni hanno migliorato il reddito medio – Valle d’Aosta (+44), Emilia Romagna (+14) e Veneto (+6) -, mentre le restanti 15 hanno visto peggiorare il loro dato. Fanalino di coda risultano essere Liguria (-192), Basilicata (-183) e Sardegna (-176).”

 

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