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Albissola Marina e Varazze: due esempi di difficoltà del sistema politico italiano

Potrà apparire strano affrontare il tema della difficoltà della democrazia in Italia partendo da due casi particolari riguardanti due cittadine liguri, del resto molto note sul piano turistico e artistico, ma è proprio il caso di cimentarci in questo senso.

Da molto tempo si sta cercando di impostare una seria discussione sulla fragilità del sistema politico italiano.

Il nostro sistema politico è passato rapidamente nel corso degli anni a una condizione di grande difficoltà democratica.

Nel passato l’Italia aveva, invece, rappresentato un “caso” emblematico a livello europeo con una partecipazione complessiva molto forte sia dal punto di vista della struttura dei partiti politici di massa sia al riguardo della presenza al voto, mantenutasi per decenni oltre il 90% degli aventi diritto.

Elenchiamo qui, sia pure schematizzando al massimo alcune delle ragioni fondamentali tra quelle che hanno determinato questa vera e propria “caduta” cui si è già fatto cenno: la trasformazione del sistema dei partiti; il processo di privatizzazione/

Nel frattempo sono quotidianamente sotto attacco i valori fondativi della Repubblica, i principi portati avanti durante la Resistenza, il 25 aprile è stato definito da un ministro della Repubblica un “derby” tra comunisti e fascisti, del quale disinteressarsi, e per iniziativa del governo sono state approvate leggi inique come quelle riguardanti i migranti o la legittimità di sparare.

Non c’è reazione a tutto questo se non di natura elettoral – politicista.

 Non c’è stata risposta politica al voto del 4 dicembre 2016 sulla riforma costituzionale e alla bocciatura da parte della Corte Costituzionale di ben due leggi elettorali, l’una in vigore e l’altra appena approvata dal Parlamento.

Un sistema quello italiano nel quale i soggetti politici sembrano aver dimenticato il senso della rappresentanza intendendo l’agire politico esclusivamente (com’è stato nel caso clamoroso del movimento 5 stelle) nel senso della ricerca del potere finalizzato a sé stesso.

L’ottica dominante è quella di una concezione soggettivamente esasperata di un uso utilitaristico dell’autonomia del politico esercitata esclusivamente attraverso i mezzi di comunicazione di massa con prevalenza della rapidità di messaggio offerta dall’uso dei cosiddetti social network.

 La china che ci viene indicata sembra sempre più in rovinosa discesa verso l’abisso di un sistema che ormai presenta addirittura tratti “orwelliani”.

Una rovinosa discesa nella qualità del merito e del metodo.

Discesa di qualità e di valori nel corso del cui sviluppo si sono inseriti gli elementi più evidenti di quella che è stata definita “antipolitica” utilizzata quale vera e propria apripista verso una stretta a destra nel nome di una “democrazia illiberale” molto pericolosa.

Un fenomeno cui stiamo assistendo proprio in questi giorni.

L’occasione per esemplificare con efficacia questo stato di cose, sia pure in un contesto limitato come quello della provincia di Savona, ci arriva da de situazioni che si ritiene possono ben testimoniare questa situazione di vero e proprio degrado culturale, politico e anche morale.

Accade questo, in due centri importanti collocati al centro della Riviera e non certo periferici isolati socialmente, culturalmente e politicamente anche dal punto di vista della storia democratica.

Ad Albissola Marina, infatti, si presenta una sola lista: quella raccolta attorno al sindaco uscente di area PD. Nessuna competizione sul piano politico, né da destra, né tantomeno da sinistra o ancora in senso civico. Si tratta di un segnale evidente di perdita del senso di cittadinanza, di assenza di volontà di confronto, di assoluta mancanza di visione dell’interesse generale sia pure limitato all’ambito amministrativo di una cittadina.

A Varazze, invece, accade che ufficialmente la sezione del PD dichiari il proprio appoggio al sindaco uscente di centro destra e i suoi esponenti si affianchino a quelli di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia nel sostenerlo.

In questo caso non vale la presa di distanza da parte del regionale ligure del PD: soltanto il fatto che in una sezione di quel partito si pensi a un’operazione del genere è segnale certo del disfacimento di cui si sta tentando di sviluppare un’analisi anche in questa sede.

Siamo di fronte a due fatti che, ciascuno per la propria dinamica, indicano la profondità di una crisi di visione, d’identità, di dimensione sociale prima ancora che politica di un cedimento sul piano delle idee che deve essere segnalato come molto grave.

Senza dimenticare che sul piano nazionale il partito di maggioranza relativa, M5S (32% alle politiche 2018) presenta in questa tornata amministrativa pochissime liste, dimostrando enormi carenze sul piano del radicamento sociale e territoriale.

 Un segno evidente di quelle difficoltà sistemiche sulle quali si è cercato di porre l’attenzione con questo intervento e che non debbono essere sottovalutate.

Le contraddizioni sociali esistono e debbono essere rappresentate politicamente: questo elemento va ricordato sempre anche ai teorici della sparizione del distinguo (necessario) tra destra e sinistra e della riduzione della politica a pura amministrazione e della sua subalternità all’economia e alla tecnica.

Un arretramento pauroso che si dimostra prima di tutto sotto l’aspetto etico piuttosto che politico.

Riflettere su tutto ciò che sta accadendo di negativo, rappresenterebbe quasi un dovere morale per chi intende difendere e sviluppare quel che rimane di una visione della politica come espressione di una ricerca nella filosofia dell’agire umano e dell’espressione di suddivisioni culturali, geopolitiche, sociali che certamente mutano di segno ma che permangono nella loro sostanza da Varazze alla Via della Seta.

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