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Liguria. Tolto un Toti se ne fa un altro

Venerdì 26 luglio Toti si è dimesso dalla carica di governatore della Liguria dopo 80 giorni agli arresti domiciliari.
Una decisione inevitabile che apre la strada alle elezioni anticipate; queste dimissioni, però, non portano solo alla fine dei nove anni dell’era Toti in regione, ma anche del “modello Liguria” tanto sostenuto da Bucci e Toti.
Le elezioni regionali liguri, insieme a quelle di Umbria ed Emilia-Romagna previste per l’autunno, saranno un banco di prova sia per la tenuta della coalizione di centro-destra, sia per il campo largo del centro-sinistra, che ha aperto le danze con la cosiddetta “via maestra”.
Risulta pertanto doveroso interrogarsi sul modello Liguria, gli interessi che difende, così da costruire un’alternativa reale che ribadisca una discontinuità verso un sistema che di certo non cambierà da solo: del resto, come diciamo dall’inizio, “tolto un Toti se ne fa un altro”.
L’inchiesta che ha portato alle dimissioni di Toti ha rivelato la corruzione di un sistema basato su interessi personali e privatistici di una classe politica e imprenditoriale marcia fino al midollo: sarebbe tuttavia sbagliato pensare che questa rete di scambi di favori e corruzione riguardi solamente il centro-destra, infatti, sarebbe ingenuo pensare che il centro-sinistra e il campo largo possano costituire una vera opzione di discontinuità con la gestione precedente, dal momento che sono anch’essi legati a doppio filo con il mondo imprenditoriale.
Non è un caso che sia stata proprio l’amministrazione Burlando (centro-sinistra) a spianare la strada alle politiche di privatizzazione e speculazione in Regione: pensiamo alla sanità, alla deindustrializzazione e alla turistificazione selvaggia subita dal territorio ligure. Inoltre, non dobbiamo assolutamente dimenticare il coinvolgimento dell’uomo ombra del PD, Vianello, nella maxi-inchiesta sulla corruzione ne’ gli incontri di Burlando e Sanna sullo yacht di Spinelli, o i sostegni economici sempre elargiti da quest’ultimo al PD.
Su questa scia si è mosso anche il Movimento 5stelle, che ha consolidato il centro-destra in Regione, nominando Bucci commissario straordinario dopo il crollo del Ponte Morandi e con il Decreto Genova, preso a modello dalla destra e diventato sinonimo di deroghe, nomine dirette, pochi controlli in nome di un’emergenza in realtà quotidiana, ormai usato in tutte le inutili infrastrutture.
Proprio per questi motivi, l’idea di appoggiare da sinistra il campo largo rende complici di un’operazione di maquillage e di legittimazione dei corresponsabili della situazione regionale e nazionale vigente; serve, invece, un progetto radicale di rottura con il ventennio Burlando-Toti, rimettendo finalmente al centro gli interessi della collettività, finora sacrificati sull’altare del profitto e del clientelismo.
Chiusura delle opportunità di profitto per la sanità privata, più aiuti ai giovani su stipendi ( introducendo il salario minimo a 10 € in tutti gli affidamenti o bandi regionali ) più soldi all’istruzione con un profondo riordino dei fondi sulla “formazione professionale” e misure che garantiscano la fine dell’invasione di turisti mentre prevedano iniziative culturali e musicali per chi è residente. La regione Liguria spende milioni in enti inutili come Alisa o l’ente regionale dei rifiuti e decine di milioni di euro in propaganda per Toti.
Le risorse da investire per i liguri ci sono, serve una proposta politica che le investa in modo strutturale e duraturo in beni e servizi per il benessere della regione.

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