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Sui risultati delle elezioni regionali in Liguria

Le elezioni regionali in Liguria si sono concluse con la vittoria della coalizione di destra e Marco Bucci sarà il nuovo Presidente della Regione. In questa tornata elettorale, si è recato alle urne meno della metà degli aventi diritto, con un calo notevole dei votanti anche rispetto al già esiguo numero delle tornate precedenti. Una partecipazione al voto così bassa è il vero dato politico. Chiunque festeggi non può dimenticare che governerà una Regione con il consenso di meno di un quarto dell’elettorato attivo. Lo farà con poteri enormi, che aumenteranno ancora di più se passerà il progetto dell’autonomia differenziata.

La campagna elettorale, cominciata con le dimissioni di Toti dopo lo scandalo corruzione che ha colpito lui, i suoi collaboratori, alcuni imprenditori soprattutto nel settore dei porti, alcuni padroni di emittenti televisive, ex sindacalisti della Cgil e che non ci ha risparmiato neppure la partecipazione di alcuni esponenti mafiosi, è stata caratterizzata fin da subito da una grande rimozione. Lo scandalo infatti non ha portato ad alcuna riflessione reale su cosa sia veramente il modello Liguria, che genesi ha avuto e cosa ha comportato per il nostro territorio.

Le vicende giudiziarie infatti, sono state derubricate a semplici episodi corruttivi e non si è cercato da nessuna parte il nesso che esiste e continuerà ad operare tra questo modello, che nel nostro territorio è stato messo in moto ben prima delle giunte guidate da Toti e la distruzione della sanità pubblica, la devastazione del territorio, la svendita del patrimonio industriale, il dilagare della precarietà lavorativa.

E’ significativo che i due contendenti principali, nonostante il predominio assoluto sui media e nonostante la quantità enorme di denaro speso in propaganda, non abbiano saputo proporre soluzioni coerenti sui problemi reali degli abitanti. Se hanno accennato alla più grande e importante industria del territorio, la logistica e i porti, lo hanno fatto solo per rinfacciarsi i ritardi nella costruzione della nuova diga foranea. Ciò la dice lunga sul fatto che, in realtà, al di là dei battibecchi, tra le due coalizioni di centro destra e di campo largo non vi era alcuna differenza.

Più che una lotta tra politiche di sviluppo e di salvaguardia alternative, è stata una guerra tra chi ambiva a rappresentare gli unici interessi che nel nostro territorio hanno possibilità di agire. Quelli dei padroni, degli imprenditori del turismo, dei balneari. Gli unici che, insieme ai padroni del sistema informativo, hanno i mezzi per determinare le sorti politiche di questa Regione.

La nostra lista per l’alternativa, costruita con i compagni e le compagne del PRC e del PCI, ha quindi agito in un contesto che sapevamo essere difficile. Non abbiamo avuto altre disponibilità che non quelle fornite dai compagni e dalle compagne che con convinzione si sono messi in moto, dapprima raccogliendo le firme, poi per scrivere un programma concreto e praticabile. In tutto questo abbiamo fatto ciò che era possibile e soprattutto abbiamo avuto l’onore di essere guidati dal nostro candidato Nicola Rollando che si è battuto con grande forza e generosità in tutti i contesti in cui è stato possibile farlo, insieme a tutti i nostri candidati. Abbiamo voluto rappresentare un segno di rottura radicale con questo sistema e con la frittura del voto utile a partire dal profilo del nostro candidato presidente Nicola, pastore e agricoltore dell’entroterra e da quello dei nostri candidati: lavoratori e lavoratrici, studenti e studentesse, attivisti e pensionati senza nessun santo in Paradiso.

Abbiamo cercato di rappresentare tutti coloro che in questa Regione non hanno voce.

Abbiamo fatto il possibile all’interno di una partita truccata, sappiamo che non è ancora sufficiente, sappiamo che la strada è ancora lunga ma è un piccolo passo contro la rassegnazione e di certo non ci fermeremo qua.

Lo dobbiamo a chi, come noi, non trova un lavoro pagato decentemente, non riesce a pagare l’affitto di una casa, fatica ad arrivare alla fine del mese. Lo dobbiamo a tutti coloro che non riescono a curarsi perché non si possono permettere una sanità svenduta ai privati.

Lotteremo a fianco con tutti coloro che incontriamo e incontreremo sempre nei cortei contro le guerre, contro le privatizzazioni, a sostegno dei lavoratori, per il diritto all’istruzione, alla sanità pubblica. Dalla parte di chi non si rassegna a un territorio nelle mani di pochi padroni e di una politica servile.

Unitevi a noi, il futuro, come sempre, non è stato ancora scritto.

La sfida inizia adesso.

Potere al Popolo Genova

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