Lettera aperta di USB ai direttori generali di Trivulzio e Golgi-Redaelli
Cari dr Calicchio e dr Lucchini,
proprio adesso che l’Istituto Superiore di Sanità ha confermato e certificato il disastro delle RSA in Lombardia, regione che sta pagando – con migliaia di decessi! – un prezzo altissimo e drammatico in termine di vite umane (più di 3.000 morti nel 40% delle strutture RSA interpellate).
Proprio adesso che la Guardia di Finanza ha finito di acquisire documenti in Regione Lombardia per capire quale siano le cause di questa apocalisse.
Proprio adesso che il virus, con le sue caratteristiche aggressive nei confronti della popolazione anziana, ha messo a nudo le fragilità del sistema socio-assistenziale, così come è stato concepito e realizzato, attraverso politiche di privatizzazione, frammentazione e precarizzazione.
Proprio adesso che la magistratura chiama in causa i responsabili delle strutture RSA, tra cui voi, per le ormai evidenti responsabilità, in qualche caso anche rispetto a discutibili scelte aziendali.
Proprio adesso riteniamo che la storia vi consegni un’enorme opportunità che vi invitiamo a cogliere.
È un’opportunità che nessuno può rendere efficace e concreta quanto voi, Direttori Generali delle due più grandi strutture RSA del paese e che, se messe insieme, costituiscono verosimilmente il più grande polo geriatrico d’Europa.
Crediamo che oggi voi dobbiate pubblicamente denunciare quali siano state le enormi difficoltà riscontrate in questa emergenza, su quali fragilissime basi si sono innestate e quali siano stati il ruolo e le responsabilità della Regione Lombardia che questo sistema ha costruito negli anni.
Si potrebbe partire, ad esempio, dai Dispositivi di Protezione Individuali per il personale sanitario delle RSA; dalle difficoltà che avete incontrato a reperirli attraverso la Regione che, in evidente difficoltà per la mancanza di scorte, ha dato priorità alla fornitura agli ospedali, lasciando indietro le RSA, nelle quali però si trovano i soggetti più fragili rispetto al virus;
oppure, si potrebbe partire dalla difficoltà a reperire un numero adeguato di tamponi che, se effettuati a tappeto sui degenti e sul personale, avrebbero sicuramente limitato i danni e salvato molte vite umane;
oppure si potrebbe denunciare, sempre a proposito di tamponi, che le ATS, in piena crisi vi hanno appena annunciato di non essere più in grado di fornirvi i kit per fare i test a degenti e operatori. Con quali esiti non è difficile prevederlo!
E sicuramente qualcosa andrà detta sulla scelta regionale di delegare la quasi totalità del sistema della RSA alla gestione dei privati, nella logica del profitto e NON della salute; un sistema che oggi, come dimostra il virus, è quasi totalmente fuori dal controllo istituzionale, oltre che privatizzato e pieno di lavoratori precari. Un sistema all’interno del quale si consuma il dramma nel dramma dello sfruttamento di lavoratrici e lavoratori.
Così come non si può omettere di chiedere un vostro parere sulla delibera della Regione Lombardia che autorizzava il trasferimento di pazienti, anche positivi, dagli ospedali alle RSA per sostenere un sistema sanitario pubblico ormai al collasso.
Riteniamo che migliaia di morti e quanto abbiamo sommariamente citato, che voi potreste integrare con molti altri interessanti elementi, siano ottime ragioni per far sentire la vostra voce, che risulterebbe molto attendibile per almeno due ragioni: la prima, lo ripetiamo, per il ruolo di Direttori Generali delle due più grandi RSA del paese; la seconda perché arriverebbe dalla regione che, più di ogni altra, e al di là di ogni ragionevole logica o calcolo statistico, ha pagato un prezzo enorme in termine di vite umane, dolore e disagio.
È un sistema nel quale le vostre responsabilità si mescolano a quelle, sicuramente più grandi, degli amministratori regionali, gli stessi che vi hanno scelti e nominati. Così, grazie a voi, proprio dal Trivulzio e dall’ASP Golgi-Redaelli, come già avvenuto nel 1992 con l’operazione “Mani Pulite”, può partire una rivoluzione che interesserebbe non solo la Lombardia ma l’intero paese, nella speranza che gli esiti, stavolta, siano concretamente migliori per tutti. È ciò che ci auguriamo e ciò che vi chiediamo.
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