Menu

Monza. Presidio sabato 21 all’ospedale San Gerardo

RICOSTRUIRE LA SOCIETA’

PRIMO PASSO LA SANITA’

Prendiamo i soldi da chi ce li ha!

La seconda ondata dell’epidemia di COVID è arrivata.

Perché allora dobbiamo assistere di nuovo alle stesse scene di mesi fa?

Perché il sistema sanitario è allo stremo e sotto pressione?

Perché dobbiamo rivivere in emergenza una situazione ampiamente prevista e prevedibile?

Ormai da settimane la Brianza ed in particolare l’ospedale San Gerardo di Monza sono diventate l’epicentro della seconda ondata, sempre ai vertici in Italia per contagi ogni 100.000 abitanti e dietro la sola provincia di Milano per contagi assoluti. Ora “Codogno siamo noi”, annunciava alla stampa il direttore generale del ASST di Monza. Ma la Brianza, a differenza di Codogno, era ben consapevole di ciò che sarebbe arrivato.

Nonostante a metà ottobre lo stesso direttore generale sostenesse che ASST Monza e il San Gerardo fossero “pronti”, già da fine ottobre l’ospedale era al collasso. Il 20 ottobre la limitazione del CUP, il 26 ottobre la raccomandazione di Regione Lombardia della quarantena “part-time” per le operatrici e gli operatori sanitari positivi, fino alla disperata richiesta d’aiuto agli altri ospedali regionali e all’esercito del 9 novembre. Ad oggi il personale è allo stremo, con moltissimi contagiati, turni infiniti e protezioni che scarseggiano.

Per di più, il già ridotto personale del San Gerardo, come di altri ospedali lombardi, è stato dirottato a quel monumento allo spreco e alla mala gestione che è l’ospedale Fiera Milano, un’azione propagandistica non solo inutile, ma dannosa!

La situazione, in mancanza di un piano assunzioni strutturato, è diventata tragica e surreale. Semplicemente l’ospedale, l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale, il Presidente Fontana ed il Governo Conte non hanno programmato alcun piano per affrontare il virus.

Ma la Sanità nazionale, regionale e più nello specifico l’ospedale San Gerardo non si scoprono inadeguati nell’attualità della gestione dell’epidemia. Decenni di tagli, privatizzazioni, precarizzazione, esternalizzazioni, avevano già messo in seria difficoltà il Servizio Sanitario Nazionale rendendo endemica la mancanza di personale e di posti letto.

Assunzioni a tempo determinato, contratti co.co.co., appalti e subappalti.

Nessuna pianificazione, nessun miglioramento sostanziale di condizioni di lavoro, qualità delle strutture e servizio alla cittadinanza. Solo riproduzione di logiche aziendalistiche e riduzione della salute a merce.

Lo stato in cui versa la sanità pubblica è la conseguenza più evidente e più tragica di un sistema sociale ed economico che sotto la lente della pandemia mostra, con maggiore ferocia, quello che è sempre stato il suo vero volto. Il profitto ed il PIL come uniche bussole per muoversi nella tempesta.

La protezione del fatturato delle grandi aziende invece che misure di contrasto alla sofferenza sociale sempre più diffusa nel paese. La continuità a tutti i costi della produzione mentre si è costretti a chiudere le scuole, fermare la vita culturale, addossare responsabilità unicamente ai comportamenti individuali.

Le vicende di questi mesi sottolineano la mancanza di volontà politica di tutta la classe dirigente, locale e nazionale, nel pianificare un’uscita dalla crisi sanitaria che preveda la centralità della dimensione pubblica e collettiva. Centralità che la realtà ci dimostra, nei fatti, non essere più rimandabile.

Diventa così necessario pensare e costruire un’alternativa cominciando dall’intendere come strategici settori quali Sanità, Trasporti e Scuola.

L’epidemia ha anche tracciato un solco tra gli interessi particolarissimi di pochi e le condizioni delle classi popolari. Basti pensare ai 36 miliardari italiani che vedono crescere i propri patrimoni di più del 30% o allo spropositato incremento di fatturato di colossi come Amazon negli ultimi mesi a cui fanno da contraltare i molti che faticano a mantenere condizioni di vita dignitose.

Proprio questi ultimi, in assenza di reali politiche di redistribuzione della ricchezza, corrono il rischio di dover pagare la crisi. Proprio per questo diventa indispensabile riequilibrare prendendo le risorse da chi le ha e garantendo reddito e dignità a chi è maggiormente colpito.

Per questi motivi sabato 21 ottobre dalle 10,30 (dopo la giornata del 20 sotto il palazzo di Regione Lombardia e prima dello sciopero dei settori Sanità, Trasporti, Scuola e Servizi Educativi di mercoledì 25 indetto da USB) saremo in presidio sotto l’ospedale San Gerardo di Monza, per sostenere la lotta delle operatrici e degli operatori sanitari e perché crediamo in una sanità pubblica che metta al centro la salute della popolazione e di chi lavora.

Il saldarsi della crisi sanitaria con una crisi sociale sempre più evidente impone come non più irrimandabile:

  • Il commissariamento di Regione Lombardia
  • Garantire un reddito di base universale
  • Stop ad affitti e stop alle utenze
  • Pianificare assunzioni e potenziamento dei servizi sanitari
  • Potenziare il trasporto pubblico garantendo sicurezza per pendolari e lavoratori
  • Una “BilionareTax” sui grandi patrimoni per redistribuire la ricchezza.

Promuovono:

Potere al popolo Milano

Potere al popolo Brianza

Noi Restiamo Milano

USB Lombardia

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *