Per capire quale sarà il futuro della Sanità in Lombardia, fatto salvo che la regione non sia commissariata, è utile leggere l’intervista che Letizia Moratti ha rilasciato alla Repubblica del 24 marzo.
Andiamo, però, con ordine, partendo da ciò che riguarda le vaccinazioni. Anzitutto Moratti “si scusa” con gli anziani, poiché sinora, in Lombardia si è vaccinato senza alcuna attenzione a rispettare le indicazioni nazionali sull’età, bensì ascoltando le voci di categorie professionali, associazioni (prima tra tutte Confindustria) e lobbies varie.
Con questo metodo si è arrivati al paradosso per cui in Lombardia giovani sanissimi sono stati già vaccinati, mentre anziani e ammalati gravi aspettano. Più che le “scuse”, Moratti dovrebbe rendere conto del perché si sono fatte tali scelte, che non sono state certo casuali ma espressione della volontà politica di favorire la “produttività”.
Sul totale fiasco del sistema di prenotazioni messo in piedi dalla società regionale ARIA, che non è stato in grado di mandare gli SMS di convocazione, che ha perso migliaia di prenotazioni, che ha spedito novantenni in cattive condizioni di salute a farsi vaccinare a cento kilometri da casa, Moratti informa che si passerà ora a un più affidabile sistema fornito dalle Poste, del tutto gratuito.
È legittimo chiedersi, allora, perché la Lombardia abbia speso 22 milioni di euro per realizzare il fallimentare sistema di prenotazioni di ARIA quando le Poste erano in grado di fornirne uno migliore a titolo gratuito.
Ci chiediamo a chi siano andati quei 22 milioni, chi siano le persone fisiche che se li sono intascati, anche visti i precedenti della Moratti, già condannata a un cospicuo risarcimento per danno erariale al Comune di Milano quando ne era sindaco.
Moratti dichiara che, ovviamente, ci vorrà però “qualche giorno” per gestire il passaggio dal sistema ARIA a quello delle Poste. Il suo commissario Bertolaso, proprio l’altro ieri, aveva dichiarato che serviranno all’uopo “alcune settimane”. Che si mettano d’accordo, almeno, prima di parlare…
Ciò che è chiaro è che comunque la Regione accumulerà ulteriori ritardi, oltre a quelli già colpevolmente accumulati che, a dispetto di quanto vuole far credere Moratti, è una delle più in ritardo sul programma vaccinale.
L’improntitudine di Moratti raggiunge tuttavia il massimo quando comincia a parlare del futuro della sanità lombarda, che ha la faccia tosta di definire “un modello di efficienza”.
La tragica gestione della pandemia, che ha fatto della Lombardia la regione al mondo con il maggior numero di contagi e di decessi in rapporto alla popolazione testimonia il contrario. Ma anche prima della pandemia, il sistema lombardo, basato su una presenza esagerata di privati nel sistema pubblico, dimostrava le sue falle, con il crollo della medicina preventiva e territoriale e con liste d’attesa di mesi e mesi per le visite specialistiche e per la chirurgia.
In pratica, un sistema pensato per chi ha i soldi per pagarsi prestazioni private, visite intramoenia ecc…e soprattutto per chi tali soldi li intasca. La pandemia non ha fatto altro che accelerare il crollo del sistema privatistico, clientelare e spesso criminoso instaurato in Lombardia dal presidente Formigoni – non a caso ancora detenuto per gli scandali sulla sanità – e continuato con Maroni, che oggi ha casualmente trovato fortuna come consigliere d’amministrazione del gruppo privato San Donato.
Ciò che è da mettere in discussione è quindi tutto il sistema sanitario lombardo, concepito solo per far guadagnare i privati, che si basa ancora oggi sulla famigerata legge 23/2015, applicata in via sperimentale e che doveva essere sottoposta a verifica con il governo nell’agosto scorso, poi in dicembre e che ancora oggi attende di essere discussa.
Rispetto a questa legge Moratti dice poco o nulla, anzi conferma sinistramente i “modelli innovativi” di cooperative di medici generalisti già sperimentati sul territorio. Un progetto che, in Italia, esiste solo in Lombardia e che tende ad affidare a cooperative di privati (come sono in realtà i generalisti, anche se convenzionati) la lucrativa gestione dei pazienti cronici e anche di altri servizi, come è già accaduto nella primavera 2020, quando alcune cooperative proponevano a pagamento gli introvabili tamponi. Ciò chiudendo tali pazienti in una gabbia sanitaria vincolante in quanto a cure e tetti di spesa relativi alle stesse.
Insomma, Moratti conferma che la giunta lombarda vuole continuare sulla strada che ha portato al disastro la sanità lombarda e i cittadini, a vantaggio dei profitti di alcuni gruppi privati.
Al di là delle insufficienti critiche espresse mesi fa dal Ministero della Salute, che non affrontavano il punto centrale della questione – cioè il rapporto tra pubblico e privato – si deve riaffermare che la legge 23/2015 deve essere abrogata e che ne va proposta un’altra che riaffermi con chiarezza la separazione tra pubblico e privato, il rilancio della prevenzione e la fine del principio di sussidiarietà, purtroppo caro non solo alla maggioranza di destra che governa la Lombardia, ma anche al PD.
Quanto all’attuale giunta lombarda, clientelare, inefficiente e corrotta, non si può che continuare a chiedere il commissariamento della Regione.
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pierluigi
Centralizzare la sanità deve essere il primo passo insieme alla abolizione della regionalizzazione differenziata:80%degli interventi economici di tutte le regioni sono sulla sanità; dal ’92 non esiste più giuridicamente la sanità pubblica con la trasformazione in azienda di tutti gli enti per non parlare poi dell’azzeramento della medicina preventiva…