Dopo il solo silenzio ottenuto da parte del Comune di Milano, ieri come Asia USB insieme all’organizzazione studentesca Cambiare Rotta siamo a chiedere una risposta da parte dell’assessorato al Welfare per rivendicare il diritto abitativo di un nucleo familiare in estrema difficoltà.
Ci troviamo di fronte una famiglia con due minori a carico che, dopo aver subito uno sfratto nel 2017 perché non più in grado di pagare l’affitto, viene smembrata, inserendo madre e figli all’interno di un progetto di RST(residenzialità sociale temporanea) nella cooperativa Ripari.
In questi anni il nucleo familiare ha più volte presentato domanda per l’accesso ai servizi abitativi pubblici, ma l’assegnazione non è mai arrivata.
Questo anche perché gli alloggi per nuclei numerosi sono pochissimi sul territorio milanese e quindi per un nucleo di quattro persone diventa particolarmente difficile andare in assegnazione.
Il 21 ottobre, dopo 4 anni di permanenza nella struttura, dovranno definitivamente lasciarla, senza che abbiano nessuna alternativa abitativa, trovandosi quindi sostanzialmente per strada.
Attualmente l’unica soluzione alternativa proposta dai Servizi Sociali è quella di alberghi/ostelli convenzionati con il Comune a 60 euro a notte – 1800 euro al mese!! – senza nemmeno avere la possibilità di cucinare nella camera, cosa che comporta per il nucleo un’ulteriore condizione di disagio, nonché spese aggiuntive.
È difficile anche solo prendere sul serio la proposta, che rasenta l’assurdità, date le condizioni economiche del nucleo familiare.
È inconcepibile che in una città dove il mercato è inaccessibile ai più per il prezzo degli affitti proibitivo che erode anche più del 50% dei salario dei propri cittadini, dando origine ad un circolo vizioso in cui precarietà lavorativa genera precarietà abitativa, che genera ulteriore precarietà economica e così via, le istituzioni non riescano in nessun modo a dare una soluzione alloggiativa o quantomeno a rinnovare il rapporto all’interno della struttura dove hanno vissuto fino ad oggi.
Perciò oggi chiediamo delle risposte e delle soluzioni per questo nucleo, che partono dalla base minima della proroga dell’ospitalità all’interno della struttura dove hanno vissuto fino ad oggi.
Al di là del caso specifico che stiamo descrivendo, si pone sempre di più il problema dei numerosi nuclei familiari ai quali, nonostante presentino domanda per l’assegnazione di una casa popolare perché oggettivamente non sono in condizione di poter accedere al mercato privato, e continuino a stare in una situazione di emergenza abitativa, il Comune propone eventualmente solo delle soluzioni temporanee in strutture convenzionate, non adottando assolutamente provvedimenti di lungo termine, né prevede dei percorsi ragionati e risolutivi in uscita dalle strutture stesse.
Il trascorrere del tempo non risolve il problema di questi nuclei né i loro problemi economici. L’acuirsi della crisi, anzi, prima con la pandemia e ora con i risvolti della guerra che colpiscono in primis le fasce popolari – carovita e carobollette su tutto – ha peggiorato nettamente le condizioni di chi già prima si trovava in difficoltà.
L’emergenza abitativa non è un’emergenza, ma un problema strutturale e come tale va affrontato: perché il dramma di questo nucleo non sia il caso particolare di una lunga serie di famiglie abbandonate dalle istituzioni, servono massicci investimenti nell’edilizia popolare e non in social housing – che dà benefici solo a chi lo costruisce, abrogare la legge che ha liberalizzato i canoni di locazione – i salari sono fermi gli affitti continuano a salire, graduare le esecuzioni degli sfratti per non lasciare che nessuno sia costretto a vivere in strada e regolarizzare gli occupanti in stato di necessità.
Di seguito i link a cui trovare la diretta:
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