Una giornata memorabile
Dicono gli anziani che da anni a Brescia non si era più vista una intera giornata di mobilitazione come quella di ieri. Ad alcuni di loro tornavano in mente le manifestazioni tenutesi in città dopo la strage del 1974.
In effetti nessuno si aspettava una partecipazione così massiccia, anche considerando la pioggia battente che per tutta la mattina ha sferzato la città. Tantissimi invece i presenti, soprattutto giovani delle scuole di secondo grado con non pochi dei loro professori.
Completamente saltato- malgrado le reiterate diffide della questura- il “divieto” di utilizzo di Piazza Loggia per manifestazioni politiche non gradite all’ establishment. Il grande coinvolgimento, prima di tutto emotivo, c’è stato ed ha portato in corteo nel centro storico, per due volte nell’ arco di poche ore, migliaia e migliaia di persone. Per la questura cinquemila. Il dato realistico è circa diecimila in mattinata, altrettante nel tardo pomeriggio.
Il ruolo del sindacalismo di base
A rendere sorprendente la riuscita dell’ iniziativa, sta il fatto che alle sue spalle non vi erano apparati e organizzazioni di Sistema. Quelle che, per intenderci, avevano consentito il riempimento di Piazza Loggia nel febbraio 2022 in occasione dell’inizio del conflitto russo-ucraino (sindacati confederali, ANPI, ARCI e la miriade di associazioni, circoli, tavoli, comitati, ecc. ruotanti attorno al Comune e ai partiti del centrosinistra istituzionale).
Stavolta invece, a prendere l’iniziativa era stato solo il sindacalismo indipendente. L’ Unione Sindacale di Base – USB, assieme ad altre sigle sindacali (Cub, Cobas), aveva proclamato infatti uno sciopero generale. L’ obiettivo era quello di far scendere in piazza in tutta Italia il mondo del lavoro contro il genocidio del popolo palestinese, mentre imperversa a Gaza l’invasione di terra dell’esercito israeliano con annesse mattanze di civili inermi fatte passare per “combattimenti”.
“Bloccare tutto”
Bloccare il sistema produttivo risulta l’ unica scelta non solo giusta e necessaria, ma anche efficace. E ciò in quanto lo sterminio dei Palestinesi può essere compiuto impunemente da Israele solo perché i principali governi occidentali, compreso quello italiano, appoggiano direttamente o indirettamente il governo di psicopatici sionisti che compie crimini contro l’umanità. Lo sciopero era aperto a tutte e tutti. A chiunque avesse a cuore una lotta in difesa dei princìpi minimi di solidarietà e pietà umana, a chiunque fosse iscritto ad altri sindacati o senza nessuna iscrizione sindacale.
“Potere al Popolo” di Brescia e Provincia ha risposto con convinzione a questo appello, contribuendo all’ organizzazione e al successo, andato al di là di qualsiasi aspettativa, della giornata di mobilitazione.
Lo sciopero seguiva peraltro la chiamata all’azione dei portuali di Genova, che hanno più volte fermato merci e armi dirette a Israele. Alcuni di quei portuali partecipano inoltre direttamente alla Global Sumud Flotilla, la flotta che cerca di portare via mare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. Nel Bresciano, in particolare, l’azione dell’ USB ha interessato l’aeroporto civile di Montichiari, dove i lavoratori hanno impedito il transito di missili.
La Palestina e noi
Il 22 lo sciopero e la protesta sono stati quindi rivolti anche contro questa economia di guerra, contro il riarmo NATO e UE che toglie soldi alla sanità, alla scuola, ai servizi sociali, alla casa. Si è scioperato per difendere la nostra democrazia, minacciata da leggi autoritarie e dall’erosione dei diritti del lavoro.
Si diffonde sempre più, insomma, la consapevolezza che la lotta per la vita e la liberazione del popolo palestinese viene a coincidere con l’ impegno per difendere anche la nostra libertà.
Sentimento di umanità
Ma tutto ciò non basta a spiegare quello che di straordinario è successo il 22 settembre a Brescia, così come in numerosissime altre importanti città d’ Italia.
La spinta che ha portato così tanta gente e così tanti giovani a scendere in piazza è stato in primo luogo un sentimento di pura e semplice umanità
Nel dibattito se Israele commette o no un genocidio, è rilevante un punto. Chi nega questo genocidio (i sionisti e i loro sostenitori nel mondo), rifiuta anche ogni ispezione di qualsiasi organismo delle Nazioni Unite o indipendente, dicendo che qualunque organizzazione umanitaria non sionista è legata ad Hamas.
Ma ormai la propaganda (Hasbara) di Israele ha perso la sua battaglia contro la verità. Gli aerei che sorvolano la striscia infatti mostrano una città ridotta come Dresda e Hiroshima e non semplicemente bombardata. Questi sono dati oggettivi. Che Israele per raggiungere il suo scopo debba accordare concessioni agli USA, facendo arrivare un po’ di aiuti alimentari, non ha alcun rilievo. L ‘ aiuto è funzionale allo scopo finale. Non c’è neppure da chiedersi se Israele fornirebbe un solo sacco di farina se non fosse per il contesto internazionale. Non lo farebbe.
Niente del genere si è visto nei cosiddetti recenti genocidi riconosciuti tali dall’ Occidente come Sebrenica o il Kossovo o come il Darfur. A Gaza esiste la volontà di prendere il territorio e di cacciare ad ogni costo la popolazione, per passare in modo inevitabile a fare lo stesso in Cisgiordania e proclamare la Damnatio memoriae dello stesso concetto di popolo palestinese. Cacciare ad ogni costo, vuol dire ad ogni costo. Le parole dei ministri israeliani espressioni più genuine della fanatica ferocia e follia del progetto sionista (Smotrich, Ben-Gvir, Katz) non sarebbero accettate in alcuno dei governi oggi al potere in ogni parte del Mondo
Neppure sotto Hitler era utilizzata una terminologia simile a quella usata dai sionisti al potere in Israele oggi. Il massacro degli Ebrei era condotto con una serie di espedienti semantici che tendevano a nascondere i fatti. “Soluzione finale”, “trasferimento verso Est”, “inevitabile reazione europea”. Nessuno dichiarava, al tempo di Hitler, pubblicamente, che i bambini del nemico andavano sterminati, anche se lo si faceva. Questo si diceva in modo esplicito solo in riunioni segrete aperte a cento, centocinquanta al massimo alti ufficiali delle SS (Posen, 1943) . Le parole genocide dei ministri di Israele sono invece rilasciate volutamente in conferenze stampa, convegni, ecc.
Così anche la grande menzogna ripetuta dall’ Hasbara, secondo cui a Gaza, il “presunto genocidio” si potrebbe “interrompere domattina, basterebbe che Hamas si arrendesse e rilasciasse gli ostaggi”, ormai non regge. Un giorno sì e l’ altro pure gli psicopatici sionisti al governo in Israele dichiarano che a Gaza non ci dovranno più essere palestinesi, Hamas o non Hamas. Che se ne dovranno andare tutti “di propria volontà” o nel Sinai o nel Sud Sudan o chissà in quale altra parte del mondo. Altrimenti saranno soppressi fisicamente. Perché Gaza è destinata a diventare il nuovo Eldorado dell’ edilizia israelo-americana. Sarà trasformata in una bellissima riviera per ricchi e militari israeliani. E il piano lo espongono pubblicamente e lo attuano.
Di fronte a questa raffica di mostruosità lo sdegno monta in Europa, lo spirito di umanità reagisce.
J’accuse…!
E si trasforma anche in atto di accusa, che si allarga dai carnefici ai loro complici.
In Italia il governo Meloni, che si rifiuta perfino di procedere ad un gesto simbolico come il riconoscimento dello Stato di Palestina e che sostiene il fiorente traffico di armi e tecnologie con Israele.
A Brescia e provincia in particolare, l’ atto di accusa è rivolto all’ a2a, la grande azienda cittadina dei servizi, per i suoi rapporti di collaborazione con Israele. Essi si sono consolidati attraverso accordi con la Israeli Innovation Authority e il fondo di venture capital SIBF (Southern Israel Bridging Fund), che ha permesso all’azienda italiana di diventare unico partner per l’ecosistema israeliano e di aprire un hub a Tel Aviv per accedere a tecnologie all’avanguardia nel settore della sostenibilità. Nessuno ha dimenticato la vergogna della calorosa accoglienza riservata, nel settembre 2024, dai manager dell’azienda alla ministra israeliana Idit Silman, esponente di primo piano del fanatismo sionista, che ha visitato l’inceneritore di Brescia.
L’ atto di accusa è rivolto alla Leonardo, che ha una delle sedi più importanti a Brescia, per i suoi multisfaccettati collegamenti con lo Stato Ebraico. Essi spaziano da collaborazioni per l’innovazione, con la firma di accordi con l’Israeli Innovation Authority e Ramot (ente dell’Università di Tel Aviv) nel 2023, a vendite di attrezzature per la difesa, come elicotteri, attraverso contratti con gli USA per la vendita a Israele, e a un ulteriore implicito coinvolgimento tramite il coinvolgimento di MBDA (il principale consorzio europeo, di cui è socio fondamentale con il 25% del capitale, costruttore di missili e tecnologie per i settori dell’aeronautica, della marina militare e delle forze armate terrestri) nelle forniture belliche alle criminali soldataglie dell’ IDF.
L’ atto di accusa è rivolto alla fabbrica di RWM Italia a Ghedi. Si tratta di una filiale italiana del gruppo tedesco Rheinmetall, che ha un rapporto di collaborazione strategica con l’azienda israeliana Uvison, focalizzato sulla produzione e sullo sviluppo di munizioni a guida remota. Questo accordo prevede che RWM Italia sia il principale contraente europeo, occupandosi di produzione di componenti, assemblaggio dei sistemi e supporto logistico, integrando tali munizioni con i sistemi di veicoli corazzati e di battaglia Rheinmetall.
E infine l’atto di accusa è rivolto alla sindaca Laura Castelletti, alla sua Giunta, all’ intero Consiglio Comunale. Nel gennaio 2024 hanno approvato una mozione “bipartisan”, con qualche opportunistico “distinguo” di alcuni consiglieri della maggioranza, per adottare la definizione di antisemitismo dell’IHRA (Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto). Mozione che ha impegnato il Comune- uno dei pochissimi in tutta la Penisola che hanno preso una simile decisione- a adottare la “strategia nazionale di lotta all’antisemitismo” e le relative “linee guida”. Ossia impedire la libertà di critica nei confronti delle azioni dello Stato di Israele equiparando l’antisemitismo all’antisionismo.
La macchina del fango
Anche a Brescia, purtroppo, come del resto in altre città italiane, si sono verificati tafferugli al termine delle imponenti mobilitazioni. In serata una parte del corteo si è diretta verso la stazione. Lì c’è stata una carica della polizia per respingerla con manganellate e lacrimogeni. Alcuni giovani sono stati ricoverati e diversi altri contusi hanno preferito non ricorrere alle cure ospedaliere.
Sicuramente verrà messa in moto la macchina del fango sulla stampa nazionale e locale e nei talk-show dove governanti, politici e giornalisti complici del genocidio israeliano a Gaza urleranno per giorni alla devastazione, alla distruzione di stazioni, autostrade, porti… Una vetrina danneggiata, e subito aggiustata, vale più della vita di decine di migliaia di bambini palestinesi uccisi, a cui non c’è più alcun rimedio.
Ma siamo pronti ad affrontare anche la macchina del fango. Non ci spaventa. Perché sappiamo che la gente ha capito qual è la vera situazione. E a credere ai quotidiani di Angelucci e degli Elkann, alle redazioni di Mediaset, ai Capezzone, ai Sechi, ai Feltri, ai Sallusti, ai Cerno, ai Porro, ai Molinari e compagnia ben remunerata sono rimasti soltanto gli elettori della destra. Cioè quel 18-20% di votanti che costituiscono il compatto bacino clientelare delle forze di governo. Solo grazie ai meccanismi truffaldini delle leggi elettorali, attualmente vigenti a livello locale e nazionale in Italia, possono proclamarsi “maggioranza” del Paese.
* da La Brescia del Popolo
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