Anche in provincia l'orologio della repressione colpisce con puntualità. Sei studenti (due maggiorenni e due minorenni) sono stati denunciati per una manifestazione avvenuta ormai sette mesi. Il 21 ottobre in occasione del primo sciopero per il NO SOCIALE, in vista del referendum costituzionale firmato Renzi e Boschi, anche a Pesaro scese in piazza un corteo eterogeneo composto da student* e precari*.
A Pesaro, come in tutta Italia, in strada sfilò il dissenso alle misure di austerità volute e imposte dall'Unione Europea, sfilò il disaccordo nei confronti di quell’ultimo anello di riforme che avevano per obbiettivo lo smantellamento totale dello Stato sociale.
Ecco: il 21 ottobre un folto corteo si conquistò la città, come da anni non si vedeva a Pesaro (a otto anni fa risale l’ultimo corteo studentesco) e questo è un chiaro segno che non è più accettabile una situazione in cui vengono attaccati i diritti basilari (l’istruzione, il lavoro e la sanità) e gli interessi della classe dirigente non sono certamente il benessere sociale di tutti e tutte ma solo il profitto di pochi.
Oggi ne potremmo dire tante sul post 4 dicembre, potremmo dire che la deriva autoritaria continua anche senza la legittimazione costituzionale con riforme come quella varata dal ministro dell'interno Minniti e potremmo aggiungere che l'austerità continua senza se e senza ma. Ma non è questo il punto su cui vogliamo focalizzarci adesso.
In questo momento vogliamo parlare del duro braccio della repressione a Pesaro: nella città amministrata da un sindaco che vuole fare la sua scalata a livello nazionale costi quel che costi e che fortemente promuoveva la controriforma costituzionale promossa dal partito di cui egli ricopre un ruolo di non poca importanza. Quello che stiamo dicendo lo si può percepire in tante cose: le sue partecipazioni nei salotti televisivi, il suo vantarsi di come a Pesaro tutto sia bello e felice e in questo modo cominciare una caccia al “brutto” che in termini reali da vita a rastrellamenti mirati verso chi è straniero e chi non accetta questo sistema (a gennaio abbiamo assistito alla chiusura del centro sociale).
Insomma: ecco chi è Matteo Ricci, il nuovo che avanza, il tipico reazionario che vuole nascondersi dietro ad una maschera di progresso, colui che cerca di fare l'uomo di sinistra mentre nella città che dovrebbe amministrare copre il ruolo di sceriffo, quello che ha fatto chiudere l'unico spazio sociale in città sempre perchè organizzava il dissenso alla sua propaganda e alle politiche del suo partito.
Ciò spiega perfettamente quello che in questi giorni sta accadendo nella nostra provincia: un'ondata repressiva nei confronti di chi cerca di portare avanti una voce critica e di riscatto all'interno della società. Solo così si possono spiegare indagini e denunce portate avanti dalla questura nei confronti di student* e precari*desiderosi soltanto di maggiori diritti e dignità. Riteniamo inaccettabile che si reprima il dissenso di student* e precari* desiderosi di riscatto, ma è ancor più inaccettabile che le denunce siano tirate proprio a casaccio: diciamo ciò perchè tra i denunciati figura anche chi in quel corteo non era presente. Per adesso diciamo soltanto che non staremo con le mani in mano e non ci piegheremo innanzi a qualsiasi ricatto: mai ci avete fatto paura e certamente non ce la farete adesso con dei capi d'imputazione ridicoli e totalmente infondati degni di un codice penale basato interamente ancora sulle leggi fasciste del codice Rocco.
Seguiranno aggiornamenti, sicuramente non piegheremo la testa.
IL 21 OTTOBRE IN PIAZZA C'ERAVAMO TUTT*!
BASTA CON LA CRIMINALIZZAZIONE DEL DISSENSO
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