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Markistan

Pare che Acquaroli e i suoi ce l’abbiano fatta a comporre la giunta. L’asse territoriale è tutto sommato simile a quello dell’ultimo quinquennio di centrosinistra: Pesaro-Ascoli, con qualche briciola in mezzo.

C’è una donna sola su sei assessori (e un presidente), non che ci si aspettasse qualcosa di diverso, ma è comunque interessante notare come la Lega abbia ricalcato con esattezza lo schema già applicato ad Ascoli nel 2014: il leader Andrea Maria Antonini in consiglio e Giorgia Latini in giunta, l’unica cosa che è cambiata riguarda il fatto che almeno adesso è nota la fonte di reddito del primo (l’indennità da consigliere regionale), mentre allora la faccenda era avvolta nel mistero e circondata da voci non molto edificanti.

La Lega si prende anche la Sanità, come da previsioni: appare chiaro che il disegno dei vertici del partito di Salvini sia quello di mettere le mani sul comparto più ricco delle varie regioni. L’hanno già fatto in Umbria – dove hanno affidato il tutto a un pugno di veneti – e pure in Abruzzo.

Qui nelle Marche, l’assessorato alla Sanità sarebbe piaciuto molto a Guido Castelli (ex sindaco di Ascoli, non-candidato alla presidenza e detentore del record di preferenze della destra), che però dovrà, per così dire, accontentarsi del Bilancio. Poco male: questa esperienza, per lui, è solo un trampolino di lancio per le prossime politiche, con il sogno non solo di arrivare a Roma ma magari anche di accaparrarsi una futura posizione di governo o di sottogoverno.

Acquaroli, oltre alle uscite su Immuni e ai comunicati stampa su San Francesco, per ora è nell’ombra. Sembrerebbe destinato a restarci e d’altra parte, se l’hanno messo lì, è proprio perché da lui nessuno si aspetta giornate da leone o colpi di testa.

Sullo sfondo resta il solito discorso di cambiali (politiche) da pagare prima o poi, perché a destra sono abituati a fare così: cedo ora per ottenere qualcosa in futuro, anche se poi i piani saltano sempre e si finisce a litigare a colpi di dossier e esposti in procura.

Per esempio, l’anno prossimo le comunali più importanti delle Marche saranno quelle di San Benedetto: la Lega rivendicherà per sé la candidatura a sindaco, avendo già ceduto la presidenza della regione e la città di Ascoli, non è un caso, d’altra parte, che l’uscente Pasqualino Piunti, che non vuole più nessuno, starebbe pensando di tesserarsi con Salvini proprio conquistare il centro della scena e scalzare la concorrenza.

Il problema è che Fratelli d’Italia non cederà tanto facilmente: è vero, in regione non ha sfondato (sono arrivati terzi, ‘sta cacchio di onda lunga di Giorgia Meloni, malgrado il favore mediatico, non riesce proprio a diventare uragano), ma in provincia di Ascoli è secondo partito dietro al Pd, e a San Benedetto è primo in senso assoluto. Sempre davanti alla Lega. È abbastanza per mettersi in una posizione di privilegio nella trattativa che verrà.

È un grande suq. Una volta un giornalista francese passato dall’ufficio di corrispondenza di Islamabad a quello di Roma mi disse che «in fondo è uguale: là i politici mi spiegavano quanto per loro fosse importante Allah mentre stringevano accordi che io non capivo, qui mentre stringono accordi che io non capisco mi spiegano quanto per loro sia importante Dio».

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