In questi giorni i quotidiani torinesi, di solito così solerti nel descrivere con disappunto ogni episodio, vero o presunto, di degrado in città li troviamo nella scomoda posizione di difendere dei pusher pur di attaccare dei militanti politici e sostenere l’ennesima operazione repressiva condotta dalla polizia italiana.
Una capovolta retorica della linea editoriale che in pochi giorni passa dall’invocare l’intervento di esercito e polizia in alcuni quartieri al difendere dei pusher che hanno ricevuto qualche spintone per cercare di allontanare la vendita di eroina e droghe pesanti dal quartiere.
Che il traffico di droga e la repressione poliziesca dei movimenti sociali nei nostri quartieri siano spesso parte di una strategia comune non è una novità, la storia degli ultimi 40 anni parla chiaro al riguardo (anche attraverso documenti desecretati recentemente), quel che sorprende semmai è la totale franchezza con cui si palesi in alcuni casi la cosa.
Ma il punto in questa vicenda non è il consumo, la vendita o il proibizionismo quanto l’evidente accentuarsi della spinta repressiva che registriamo in questo paese da anni a questa parte e non è casuale che si rafforzi in un momento come questo.
Le classi dominanti sanno da tempo che la situazione è potenzialmente esplosiva, viste le sempre più scarse possibilità redistributive del nostro sistema che getta sempre più strati della popolazione nell’indigenza, e a tal riguardo si attrezzano con la repressione preventiva nei confronti degli attivisti sociali (vedi i vari decreti da Minniti a Salvini).
Ora siamo di fronte ad una crisi economica che travolgerà le già precarie condizioni economiche di molti settori sociali, colpiti dalla precedente crisi e dalle politiche di macelleria sociale poi: sanno che la pace sociale potrebbe non tenere più.
Esprimiamo piena solidarietà a chi è stato colpito dalla repressione!
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