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Torino, 20 maggio. “Riconquistiamo i diritti!”

Riconquistiamo diritti”. Sventola la scritta nel presidio organizzato dall’Unione Sindacale di Base di fronte alla Prefettura di Torino per segnare il cinquantesimo anniversario dello Statuto dei lavoratori (legge 300/1970).

Un nutrito gruppo di “Noi restiamo” gira un video, mentre le voci di Lorenzo e Francesca cercano di farsi udire nonostante le mascherine d’obbligo.

Non c’è nulla da festeggiare, data «la privatizzazione dei settori strategici». Si è riconfigurato il mondo del lavoro secondo le condizioni dettate dall’Unione Europea.

«Ci hanno rubato il futuro! E’ necessario creare un fronte comune di tutti i lavoratori». Anche in quest’emergenza si è fatto sentire il problema della casa, delle carceri. «Non siamo “sulla stessa barca” di Confindustria».

Carlotta riepiloga quanto è stato riferito dai tre rappresentanti del sindacato al funzionario della Prefettura sulla “giornata della disobbedienza”. Non si tratta soltanto di testimoniare una «memoria storica», occorre ripartire dallo Statuto dei lavoratori per riconquistare i diritti. Durante la pandemia, il profitto è prevalso sul diritto dei cittadini alla salute, grazie alle aperture anticipate delle attività non essenziali.

Nella “fase due” «si cerca di rilanciare di nuovo a favore delle grosse imprese sulla pelle dei lavoratori e a scapito dei servizi». Si consolida il patto sociale tra Governo, Confindustria e sindacati confederali «senza rimettere in discussione il modello di società di cui la pandemia ha reso evidenti i limiti». I processi in atto andrebbero governati con attenzione, per esempio l’introduzione massiccia dello “smart working”.

Il Decreto Rilancio vara dispositivi di risarcimento a favore delle grandi imprese, non sono sufficienti le misure adottate per l’aumento del tasso di disoccupazione, la povertà dilagante, la crisi delle piccole e medie imprese, le attività commerciali.

Nulla è previsto a favore dei giovani, degli studenti, «enormi settori sono abbandonati a se stessi», tutto avviene in subordine alle politiche dell’Unione Europea.

Nello specifico, si è approfondita la questione del trasporto pubblico e dei braccianti. Michele ha sottolineato come il Decreto rilanci solo le imprese private, «presupposto per un ulteriore indebolimento delle aziende che gestiscono il trasporto pubblico», con il rischio evidente di ulteriori privatizzazioni.

Patrick è andato ieri a sincerarsi sulla situazione di sette ragazzi nel saluzzese visto che i sindaci non sono costretti a fornire alloggio ed è intervenuta immediatamente la Forza pubblica, temendo un comizio. Scrive su Facebook: «sono gli invisibili della grande filiera agroalimentare basata sullo sfruttamento e sulla miseria di chi ci permette di avere la frutta e la verdura sulle nostre tavole.

Ad oggi i lavoratori faticano a trovare alloggio e lavoro. Niente fermerà lo sciopero della terra di giovedì 21 maggio che attraverserà tutto il Paese da Nord a Sud».

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