Ieri davanti a Green Pea – il nuovo centro commerciale di lusso di Oscar Farinetti inaugurato in pompa magna e in piena pandemia a Torino – alcuni attivisti hanno organizzato un presidio, per denunciare quello che si preannuncia in questo ennesimo parco giochi Farinetti style.
“I racconti dello stesso Farinetti sono una vera e propria operazione di greenwashing con la quale si vuole nascondere la vera realtà dei fatti” lancia l’allarme Noi Restiamo “l’obiettivo rimane sempre il profitto e la trasformazione di Torino in una città vetrina su misura dei turisti, meccanismo che da anni la borghesia piemontese cerca di raggiungere, dopo la deindustrializzazione modello fiat. Sappiamo bene quali sono gli effetti sociali di questo modello: precarietà, disoccupazione, gentrificazione del quartiere, aumento degli affitti”
Farinetti promette posti di lavoro e il rilancio dell’economia ma a che prezzo? I lavoratori del commercio sono stretti tra contratti estremamente precari e flessibili, con salari sotto il minimo garantito pre-pandemia e senza alcuna prospettiva di un futuro certo.
Il nuovo progetto speculativo di Farinetti, questa volta in salsa green, oltre ad essere un tentativo di green-washing, ha tutte le caratteristiche per essere un centro per pochi ma soprattutto – come dimostra anche la fallimentare impresa di F. I.C.O. in Emilia Romagna – è il prodotto della speculazione, dello sfruttamento e della precarietà di tanti. L’ennesima cattedrale nel deserto che garantirà solo ed esclusivamente gli interessi di Farinetti e dei suoi “mercanti” del lusso.
Al presidio, presente anche USB, che sulla questione del lavoro non usa mezzi termini. Qui la nostra intervista:
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