«Dove sono gli studenti? In piazza!». Armati di megafono, i ragazzi guidano i cori che si susseguono ai fianchi di un corteo che vede sfilare duemila giovani delle scuole superiori. Qualcuno si inerpica persino sul tetto della pensilina del tram per ammirare una piazza XVIII dicembre ricolma di studenti.
Non manca la musica techno col refrain “Attenzione, attenzione!”, una ragazza confessa al suo prof “mi sento carica!”. Un momento di silenzio permette di ascoltare la lettura dei nomi dei due ragazzi che hanno perso la vita durante uno stage, Giuseppe e Lorenzo, di fronte ai cancelli dell’Unione Industriale, presidiati da un blocco di poliziotti.
Dal camioncino alla testa del corteo si sente una voce stentorea: «Ci sono state più di quaranta occupazioni in due settimane e dobbiamo riconoscerci il merito di questo grande risultato. Anche oggi stiamo dando una grande dimostrazione di forza e dignità al Paese intero. Anche altre città d’Italia hanno deciso di scendere in piazza e di dare un carattere nazionale a questa giornata».
Il sindacato USB è promotore di uno sciopero che permette ai lavoratori della scuola di affiancare gli studenti. “La morte di Giuseppe e Lorenzo non poteva lasciarci indifferenti. Oggi scendiamo in piazza a fianco degli studenti, perché la loro protesta è anche la nostra protesta, perché il sistema della formazione non può essere modellato e piegato alle esigenze di un mercato del lavoro sempre più feroce, indirizzato al profitto di pochi contro gli interessi collettivi. Sia che si tratti di formazione professionale, sia che si tratti di PCTO, il concetto rimane invariato.
La scuola deve tornare a essere il luogo nel quale sia possibile superare gli ostacoli che impediscono di fatto la realizzazione dell’uguaglianza di studenti e studentesse. La scuola deve poter essere il luogo dell’emancipazione, non certo quello in cui si muore”.
Fa freddo anche solo nel sostenere con la mano uno striscione o per sventolare la bandiera. Incontro Marta Collot, portavoce nazionale di Potere al popolo.
«Sono stata chiamata alla mobilitazione da parte degli studenti e delle studentesse dopo l’assemblea nazionale che è stata fatta a Roma convocata dal Movimento della lupa a cui hanno aderito decine e decine di collettivi di tutto il Paese. E’ una giornata ancora più importante vista la tragica morte di Giuseppe, uno studente di 17 anni morto durante l’alternanza Scuola Lavoro, a sole tre settimane dalla morte di Lorenzo per cui gli studenti si sono riversati nelle piazze di tutta Italia e sono stati violentemente manganellati.
La risposta sorda da parte delle Istituzioni è una vergogna. Siamo al fianco degli studenti che lottano per un altro modello di scuola e di società, per l’abolizione dell’alternanza scuola lavoro senza se e senza ma. La strage sui posti di lavoro è una strage quotidiana, noi ci battiamo per l’introduzione di una legge che chiami queste morti con il loro nome, non tragiche fatalità con le consuete lacrime di coccodrillo da parte dei politici di turno ma omicidi sul lavoro.
A fianco degli studenti e delle studentesse pensiamo che questo sia un segnale importante e speriamo nella ripresa del conflitto e della lotta in tutto il paese, in tutti i settori, a partire dalle scuole, fino alle fabbriche, nelle piazze, nelle periferie delle nostre città».
Concorda Lorenzo Giustolisi, Esecutivo nazionale USB: «Quello che sta succedendo non è che la conseguenza di una scelta di inserire gli studenti nel mondo lavorativo, del profitto. Il fatto che siano morti due studenti in uno stage di formazione professionale non toglie nessuna responsabilità al sistema complessivo dell’alternanza che è quello che andranno a discutere negli Stati Generali che si svolgeranno a Roma il 19 e il 20.
Noi crediamo che da quel contesto bisogna sottrarsi assolutamente, è il contesto della modernizzazione, della digitalizzazione della scuola da cui verrà fuori qualche piccola miglioria sull’alternanza ma non si metterà in discussione minimamente il sistema. Gli Stati Generali sono per la loro storia un momento in cui il re convoca le parti sociali.
Noi non ci stiamo a questo gioco. Studenti e lavoratori in piazza oggi sono un segnale fondamentale e con questo andiamo avanti fino alla manifestazione operaia del 22 aprile quando faremo vedere cosa vuol dire mettere insieme il mondo della scuola e il mondo del lavoro».
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