Sono tornati in libertà Emiliano, Sara, Francesco e Jacopo, gli studenti che da sette mesi si trovavano in regime di restrizione della libertà personale a Torino per via di alcuni tafferugli con le forze dell’ordine avvenuti nell’ambito di una manifestazione studentesca risalente allo scorso febbraio. Le misure preventive nei loro confronti sono state per tutti e quattro modificate in obbligo di firma giornaliero.
I quattro, tutti incensurati, erano stati sottoposti a misure cautelari a partire dallo scorso 12 maggio per aver preso parte alle proteste di fronte alla sede di Unione Industriale del 18 febbraio, svoltesi nell’ambito del più ampio contesto di proteste studentesche che chiedevano l’abolizione del PCTO e il rinnovamento del sistema scolastico.
Ora tutti e quattro sono in attesa che inizi il procedimento a loro carico, la cui prima udienza è fissata per il primo febbraio 2023.
Dopo il dispositivo della Cassazione sul capo 1 (art. 416 c.p., associazione a delinquere) del processo a seguito dell’operazione “Sovrano” a carico di attivisti politici dell’Askatasuna, Neruda, Movimento NoTav, le misure cautelari richieste a seguito di quell’accusa, sono decadute.
Sono state poi adottate nuove misure più restrittive per alcuni imputati, ma la situazione in breve tempo è stata nuovamente alleggerita tornando alle disposizioni precedenti.
L’uso massivo delle misure cautelari è, in particolare in questo momento, al centro del dibattito pubblico, considerato secondo molti un’anomala contrazione delle garanzie previste dall’ordinamento. Sono quindi molte quelle che appaiono come incongruenze nell’iter giudiziario a cui sono state sottoposte una ventina di persone che nel torinese hanno agito per attivismo politico.
L’Askatasuna in un comunicato dichiara: “Questa operazione, come d’altronde tutta l’inchiesta, è stata messa in campo grazie al denaro dei contribuenti che viene generosamente elargito quando si tratta di perseguire qualche militante ed attivista, mentre non si trova mai quando c’è da affrontare la crisi abitativa e la povertà in crescita della nostra città”.
Introducono quindi un’altra questione: quella dell’impiego di fondi pubblici. L’operazione Sovrano consta di centinaia di ore di intercettazioni telefoniche ed ambientali, migliaia di pagine di faldoni, un’operazione durata anni. Il teorema accusatorio dell’associazione a delinquere scricchiola, le motivazioni della Cassazione evidenzieranno il perché.
Il capo 1 viene adottato dopo un pronunciamento del Tribunale del Riesame, lo stesso che ha mantenuto le misure cautelari agli studenti arrestati, commutandone 2 agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni, ovvero: cavigliera, divieto di contatto con chiunque tranne, in sostanza, i famigliari conviventi.
Sono stati accompagnati – altra misura definita dagli avvocati (e non solo) anomala – dalla Polizia Penitenziaria a casa, uno stigma per tutta la famiglia; questo per reati contestati in una manifestazione politica.
L’avvocato Novaro, difensore di alcuni degli attivisti imputati, ha dichiarato che a Torino esiste un pull di Magistrati e una corsia preferenziale per i processi ad attivisti politici: è davvero un’emergenza cosi grave?
A carico di alcuni attivisti dell’Askatasuna sono state emanate 25 multe dai 5 ai 10 mila euro a seguito del concerto non autorizzato del 15 ottobre. Episodio di disobbedienza civile, forma di lotta politica: “Evidentemente gli unici eventi che è possibile organizzare in questa città sono quelli in cui compagnie e fondazioni private potranno guadagnare fior fior di quattrini, quelli in cui occorre pagare per entrare e dove una consumazione costa quanto metà delle risorse di un qualsiasi studente”, hanno dichiarato in un comunicato.
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