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Torino. Presentazione di “La rivoluzione come problema pedagogico”

Marxismo e transizioni storiche. Presentazione di “La rivoluzione come problema pedagogico. Politica e educazione nel marxismo di Antonio Labriola (1890-1904)” di Massimo Gabella (edizioni Il Mulino, 2022).

Con l’autore ne hanno discusso Salvatore Tinè (docente Università di Catania) e Roberto Sassi (ricercatore militante). Ha introdotto Francesco Scolamiero (RdC Torino)

Aula studio occupata Anahita (Palazzo Nuovo, Università di Torino), 23 maggio 2023. Organizzano Rete dei Comunisti, Cambiare Rotta e OSA Nella registrazione: 00:00 introduzione Francesco Scolamiero 08:14 intervento Massimo Gabella 29:04 intervento Salvatore Tinè 1:03:18 intervento Roberto Sassi 1:24:57 dibattito

Nel momento in cui la storia conosce un nuovo passaggio di fase, mentre la nuova mondializzazione capitalista seguita al crollo dell’Unione Sovietica assume le forme di una competizione globale tendente con sempre maggior decisione alla guerra, il processo di costruzione di un’ipotesi adeguata di socialismo per il XXI secolo – che abbia solide basi teoriche e storiche – necessita anche di un approfondimento di ricerca su un doppio binario: da un lato, la teoria marxista, dall’altro la storia del movimento comunista e operaio e dunque l’analisi dei fondamentali snodi storici con cui esso si è dovuto misurare.

Quali sviluppi ha avuto il marxismo davanti ai passaggi chiave della storia contemporanea, a cominciare dall’affermazione del movimento operaio sulla scena politica europea a fine ‘800, e dal passaggio del modo di produzione capitalistico alla fase imperialista, che avrebbe portato alla Prima guerra mondiale?

Quali fratture si sono aperte in questi frangenti nello stesso campo socialista? Più in generale, cosa fanno i comunisti quando si apre una nuova fase storica?

L’interesse non solo accademico per una figura come Antonio Labriola sta nel suo misurarsi da protagonista con i problemi posti dalla fase storica nella quale si colloca la fase marxista del suo pensiero.

Rispetto a questi va inquadrata la sua riflessione, per non ridurlo a figurina da inserire in uno statico pantheon di riferimenti teorici e politici – e tanto meno per inventarne un ruolo da precursore di un presunto «marxismo teorico italiano» privato di ogni prospettiva di fuoriuscita dal capitalismo – ma per tentare di coglierne punti forti e deboli, aspetti che ne conservano una rilevante attualità e difficoltà che solo la successiva esperienza storica e teorica del marxismo e del movimento comunista, in particolare nel loro sviluppo ad opera di Lenin e dei bolscevichi, avrebbero saputo affrontare in modo più adeguato.

Confrontarsi sull’apporto dato da Labriola allo sviluppo del marxismo, come pure sull’atteggiamento di un pensatore della sua statura davanti a tale complesso di problemi, non è operazione accademica, ma contributo ad una riflessione sulla storia del marxismo e del movimento comunista in un’epoca di transizione, nella quale si preparava non solo l’immane catastrofe della Grande Guerra, ma anche un’esperienza rivoluzionaria come l’Ottobre, in grado di segnare la storia del Novecento.

Si tratta quindi di una riflessione utile per pensare i problemi attuali della rivoluzione in Occidente e del ruolo dei comunisti.

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