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Coronavirus in Sardegna: NO ad una ulteriore militarizzazione del territorio

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Coronavirus in Sardegna: il presidente Solinas, dopo aver invocato i santi, chiede aiuto ai fanti. Diciamo no ad una ulteriore militarizzazione del territorio.

Le istituzioni sarde in queste giornate concitate non perdono occasione per mostrare la loro inadeguatezza e per tentare in tutti i modi di sviare l’attenzione dalla loro totale incapacità nel gestire una situazione emergenziale.

Dopo aver evocato senza successo l’intercessione dei santi per porre fine a una crisi sanitaria figlia anche dei costanti tagli subiti dal sistema sanitario nel corso degli anni, il presidente Solinas chiama in causa un’altra entità che già da parecchio tempo, con i suoi interventi pubblici mirati a una sua glorificazione, sembra voler santificare: la Brigata Sassari. Ma a che pro? Quale sarebbe l’utilità di dispiegare forze militari in lungo e in largo per l’Isola – come se già non ne avessimo abbastanza di militari in Sardegna?

La strategia è chiaramente quella di voler deviare l’attenzione da quelli che sono i reali e gravi problemi che sta incontrando il sistema sanitario sardo. Una volta individuato il nemico – chiunque esca di casa, pur seguendo le direttive dei decreti emanati dal Governo Italiano – questo è indicato come il maggior responsabile dei contagi da COVID-19 e per questo va combattuto e soltanto così si potrà contenere l’epidemia.

La verità è che la buona parte dei contagi sta avvenendo purtroppo all’interno delle strutture sanitarie, sotto pressione, totalmente inadeguate, prive di strumentazioni e dotazioni di sicurezza di base e da qualche giorno addirittura interessate da un provvedimento che vieta agli operatori di lamentarsi pubblicamente della situazione disastrosa che si trovano davanti. Le parole rilasciate durante un’intervista dell’assessore Nieddu riguardo ai contagi in ospedale, “ci può stare”, fanno rabbrividire e danno la misura di come le istituzioni isolane siano totalmente incapaci di gestire una tale situazione e di quanto siano sprezzanti nei confronti di chi quotidianamente combatte all’interno degli ospedali.

Del resto la volontà di affrontare l’epidemia con la repressione, anziché con cure sanitarie adeguate, risulta evidente anche dalle scelte politiche del governo italiano. Una circolare del Ministero della Sanità infatti impone ai centri di analisi dei test sui tamponi per il coronavirus di dare precedenza ai militari e ai loro congiunti, anche in assenza di qualsiasi sintomo o sospetto di contagio: “L’effettuazione delle analisi anche in assenza di evidenze cliniche, è determinata dalla necessità di garantire la prontezza operativa delle Unità dispiegate in Patria e in zona di operazioni”.

Militari nella nostra isola ne abbiamo fin troppi, e più che combattere le malattie, ce le hanno portate, con le loro sperimentazioni di armi all’interno dei poligoni. Il virus non lo si combatte sparandogli addosso, ma con degli investimenti seri nel sistema sanitario, con un adeguamento delle strutture, con un forte incremento di uomini e donne in camice verde, e non di uomini e donne in divisa mimetica.

La caccia alle streghe che tenta di montare la giunta regionale non ci farà di certo dimenticare la loro responsabilità. E verremo presto a chiedere il conto.

#piùospedalimenomilitari

#aforas

 

 

 

 

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