Un brano di protesta contro le servitù militari in Sardegna – dal titolo “Messaggio” – è finito nel mirino della magistratura. Il cantante dei Bakis Beks e due fans presenti al concerto del 8 settembre 2018 hanno subito un decreto penale di condanna per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, emesso dal giudice per le indagini preliminari, Teresa Castagna su richiesta del pubblico ministero Andrea Ghironi e al quale il rapper e i due fans hanno presentato opposizione.
Ad essere incriminati, oltre ai versi della canzone, è stata anche la coreografia che accompagnava il testo musicale: il linguaggio proibito del corpo, il dito medio alzato in segno di protesta contro il sistema. Infine il brano “Messaggio”, è stato interpretato come un insulto rivolto ad alcuni poliziotti presenti durante l’esibizione musicale.
“Non c’è tempo per mediazioni – indennizzi – conciliazioni – questo è un messaggio ai coloni – basta, fuori dai coglioni!” sono le parole del brano incriminato. Tra qualche mese il cantante dei Bakis Beks e due giovani nuoresi, suoi fans, dovranno comparire davanti al giudice per il processo.
Lunedi davanti al tribunale di Nuoro si è svolto un sit-in di solidarietà con gli imputati.
Piena solidarietà al rapper è arrivata dagli antimilitaristi nuoresi dell’associazione Libertade e dal gruppo Nuoro antifascista, che hanno promosso il sit-in srotolando uno striscione con la scritta “L’arte non si reprime”. «Siamo un bersaglio perché ci opponiamo, anche attraverso la musica, alle politiche militari in Sardegna – denuncia il presidente dell’associazione Libertade Giampiero Cocco – Ma non ci faremo intimidire. Continueremo a lottare per liberare la nostra terra dalle servitù militari e a stare al fianco di Bakis Becks, a processo per aver espresso le proprie opinioni».
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