Una piaga a cui si può porre rimedio?
Ogni anno puntualmente e con effetti più o meno devastanti si ripresenta la stessa drammatica situazione specialmente con l’arrivo del maestrale, che per molti è sollievo dalle torride estati, per altri segna il momento giusto per dare inizio alla distruzione.
Menti malate? Manodopera criminale prestata per favorire abbandoni e vendite delle terre per progetti speculativi? Casualità innescate da comportamenti umani irrispettosi di ambiente, uomini e cose?
Nell’immediato poco cambia rispetto al risultato, interi territori sfregiati, vite umane ed animali a rischio, aziende distrutte con conseguenze incommensurabili dal punto di vista economico, occupazionale, psicologico.
Il tema, di cui anche Liberu si è occupato qualche anno fa con la campagna “Firma su fogu”, aldilà dello sconcerto, dell’indignazione e delle parole di circostanza periodiche, deve obbligatoriamente diventare prioritario nell’agenda politica della Regione, perché è evidente che le norme esistenti non bastano o quelle che ci sono per esempio il PFAS (piano forestale ambientale regionale) forse non è applicato nella realtà, è necessario un grande piano di investimento sul lungo termine che preveda una grande opera di prevenzione, controllo e manutenzione del territorio con tutte le implicazioni e relazioni nei diversi ambiti come abbiamo visto purtroppo recentemente nel sud Sardegna, che preveda anche campagne di sensibilizzazione, il coinvolgimento di chi presidia le campagne e dei comuni.
Certo è un costo enorme da mettere in conto ma necessario per avere, non solo ritorni immediati ma risultati duraturi nel tempo, intervenire sulle cause anziché sugli effetti ed i relativi costi, ci risparmierebbe anche l’angoscia e la sensazione di tristezza, dolore e rabbia che suscita la nostra terra che brucia.
Non fare questo è come celebrare il de profundis per la Sardegna, stiamo perdendo la ricchezza e la bellezza che la natura ci ha messo sotto i piedi e che trattata bene e rispettata ci permetterebbe una vita dignitosa e felice, non fare questo potrebbe significare fare ancora più spazio a speculazioni ed occupazioni di ogni genere, basta rassegnazione e lamento non possiamo permetterlo e non possiamo accettare di essere distrutti come popolo, tutti noi prestiamo attenzione, vigiliamo, occupiamoci di noi stessi e delle nostre comunità, ma la classe politica dirigente di quest’isola che ieri attraverso la presidente ha comunicato di ”non essere stati a guardare ma di avere potenziato il sistema antincendio con un piano di investimenti da 120 milioni di euro” si dia una mossa affinché le enunciazioni vengano trasformate in pratica, perché al momento i fatti ci dicono altro.
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