Da oltre due settimane, a Catania, una ventina di famiglie senza tetto, provenienti dai quartieri Librino, Pigno, San Giorgio e Villaggio Sant’Agata, “vivono” all’interno della cattedrale, nella navata destra della chiesa, dopo aver trascorso giornate intere all’esterno, sul sacrato, sotto la pioggia e al freddo. Alla condizione di disagio, bisogna aggiungere la presenza, fra i senza tetto, di tante bambine e tanti bambini, particolarmente soggetti al freddo di questi giorni.
Una bambina di 1 anno è stata ricoverata presso un ospedale cittadino per una broncopolmonite. Altri bambini hanno dovuto fare ricorso alle cure mediche. C’è anche chi ha patologie di disabilità. La situazione è così grave, per la salute, che nelle ore notturne, i genitori presenti in cattedrale sono costretti ad affidare i propri figli ai parenti. Ma questa dolorosa vicenda è il simbolo del crescente impoverimento delle classi sociali più deboli, in una Catania dove il 95% degli sfratti avviene perché non si riesce più a pagare l’affitto a causa della drastica riduzione del reddito, quasi sempre per la perdita del posto di lavoro di uno dei coniugi o per malattia.
Nel territorio del comune di Catania si contano oltre 4.000 famiglie coinvolte in procedure di sfratto e di sgombero, procedure in gran parte già esecutive. Tantissime altre famiglie attualmente “abitano” in edifici , anche pubblici, pericolanti, altre all’interno di garage, fra l’umidità e senza servizi igienici, altre ancora in auto o “strutture” improvvisate e altre sono costrette a continui spostamenti, con la minaccia pressante di vedersi togliere i figli minori.
A tutto questo va aggiunta una graduatoria per l’assegnazione delle case popolari “illegibile”. Come è “illegibile” l’elenco degli edifici pubblici abbandonati a loro stessi. Come è “illegibile” la scelta politica dell’amministrazione comunale nei confronti della questione abitativa, che NON è stata considerata prioritaria.
Due esempi: a Librino ci sono un centinaio di alloggi ( “Palazzo di cemento”), che dovrebbero essere pronti solo ai primi mesi del 2019. E il “dovrebbero” è d’ obbligo. Sempre a Librino c’è in programma la realizzazione di 160 alloggi da parte dell’IACP, ma non si sa quando saranno realizzati: “l’iter burocratico è ancora lungo”, fanno sapere dal Comune di Catania.
Nel 2016, la Regione Siciliana ha assegnato alcuni fondi ai comuni considerati “ad alta tensione abitativa”, come il Comune di Catania. I fondi avevano lo scopo di sostenere le famiglie che hanno in corso uno sfratto: è possibile sapere come è avvenuta questa assegnazione?
Intanto accade che ai senza tetto, che si trovano in cattedrale, viene chiesto dal Comune di abbandonare il presidio.
“E per andare dove?”, rispondono “I disagiati”.
“Per andare dove?, fa eco Claudia Urzì dell’USB catanese. “Anche a Catania – continua la compagna Urzì- il diritto all’abitare rientra nella logica retorica dell’emergenza, in un territorio, tutta la Sicilia, dove non esiste ancora un piano di edilizia sociale. Retorica dell’emergenza che alimenta quelle soluzioni temporanee e precarie, sulla cui base sono cresciuti i circuiti speculativi, spesso mafiosi, che condannano ad una condizione di perenne precarietà interi settori sociali di Catania. Come Federazione del sociale USB Catania chiediamo per le famiglie che si trovano all’interno della cattedrale il giusto abitare e non soluzioni che hanno solo lo scopo di rendere invisibile la loro lotta.
Chiediamo il blocco di tutti gli sfratti e gli sgomberi esecutivi . Difendiamo e rilanciamo il ruolo delle case popolari come vero e proprio salario indiretto. Difendiamo il diritto all’abitare per un piano casa a Catania e in Sicilia”.
“Domani – dichiarono Luca Bonaccorso e Sebastiano Cavallaro dei “Disagiati” – ci sarà un tavolo fra la Curia e le istituzioni civili sul nostro caso. Attendiamo risposte. Sia ben chiaro: senza un tetto per tutte le famiglie non andiamo da nessuna parte. Intanto,fra alcuni giorni è Natale…”.
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