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Serradifalco (CL). Oltre le classi pollaio, studenti stipati come sardine

A pochi giorni dal rientro di decine di migliaia di ragazzi nelle aule già emergono alcuni dei problemi da noi ripetutamente denunciati in questi mesi, su cui il Governo ha taciuto o di cui si è sempre infischiato. Problemi che riguardano tutti: studenti, docenti, personale ATA.

L’ultimo decreto sulla scuola firmato dalla ministra Azzolina palesa del resto chiaramente proprio in questi giorni tutta le sue debolezze. Parliamo, tanto per iniziare, dei nuovi banchi a rotelle che hanno acceso la polemica sui social, considerati da molti poco più che l’ideale per gli autoscontri. Per acquistarli lo Stato italiano avrebbe speso diverse centinaia di milioni di euro, cifra che poteva essere adoperata per altri scopi: ristrutturare le scuole ormai cadenti o investire sull’igiene scolastica; ma soprattutto per assumere più docenti e personale ATA, dato che quello già presente è aggravato da un carico di lavoro pesante in questo frangente, oltre che ormai da anni decisamente carente.

Inoltre il Ministero pare che abbia destinato la rimanente somma di denaro a sua disposizione per l’acquisto di igienizzanti, di mascherine e, in generale, di tutti quegli accorgimenti atti a garantire un ambiente scolastico sicuro. E diciamo “pare”: perché, come se non bastasse, questi miglioramenti non li abbiamo ancora manco visti: quello che vediamo sono invece distributori di igienizzanti scaduti e aule-sgabuzzino come quella di chi si trova adesso a scrivere, in cui 13 studenti – per quanto sia esiguo il loro numero – sono ugualmente stati stipati come sardine, costretti chiaramente ad indossare la mascherina per l’intera durata delle lezioni nonostante il caldo che ancora opprime la Sicilia. Le mascherine saranno anche un necessario dispositivo di sicurezza ma indossarle così a lungo porta, in queste condizioni, a irritazioni cutanee e infezioni, oltre che a procurare disagi agli studenti con disabilità fisiche e cognitive o a quelli che soffrono di gravi forme di ansia o altre patologie.

Se ciò non avesse ancora ben reso l’idea dell’assurdità di tale decreto e della sua attuazione in questo periodo e con tali modalità, rincariamo la dose con qualche altro esempio.
Molti studenti infatti sono costretti spesso a stare, in simili condizioni, per 5 ore (l’orario cambia in base alla scuola) incollati alla sedia e, in base alla dimensione dell’aula, anche con la mascherina su bocca e naso, senza poter uscire dalla propria classe se non per andare in bagno. Questi ultimi, inoltre, di solito in numero inadeguato (talvolta si entra anche uno per volta), risultano di frequente chiusi, guasti o nel migliore dei casi occupati, creando code e disagi sia tra gli studenti che, soprattutto, tra le studentesse, le cui esigenze sono di certo diverse e sicuramente ancor più mortificate dalla scarsa manutenzione e dallo stato in cui versano comunemente tali servizi.

Infine gli studenti, per quanto riguarda il caso specifico – ma esemplare – in questione, per entrare e uscire dalla scuola vengono divisi in più gruppi che, in assenza di necessari spazi e indicazioni, concorrono a creare veri e propri assembramenti di 100-200 ragazzi per volta. Le classi più numerose sono state invece divise a metà: la prima farà didattica in presenza, l’altra a distanza, talvolta a rotazione: un trattamento comunque ineguale e certamente penalizzante, soprattutto per gli studenti più deboli.
Tutto ciò non è tollerabile. Gli studenti si trovano in una situazione di forte disagio e malcontento, tutto questo perché si è voluta riaprire la scuola nonostante il nuovo aumento dei casi e, cosa forse ancor più grave, la totale impreparazione del Governo, facendo correre un rischio enorme non soltanto ai più giovani, ma anche alle loro famiglie e al personale scolastico. Infatti se al presentarsi di un singolo caso in una classe i componenti della stessa – o talvolta tutti gli elementi dell’intera scuola, a seconda di dimensioni, rischio e caso specifico – vengono messi in quarantena, cosa che più ci spaventa è il fatto che anche le famiglie di questi, già a rischio, se contagiate si troveranno inoltre nell’impossibilità di svolgere un lavoro, dunque di solito anche di garantire un sostentamento sicuro ai propri cari. E la scuola, di tal genere di rischio, è uno dei veicoli più sicuri e uno dei fattori più poderosi.

Tuttavia se il Governo ritiene più conveniente sprecare soldi e metterci in pericolo, magari senza addurre le dovute analisi precedentemente svolte e le necessarie spiegazioni sulle scelte fatte, continui così.
Noi, dal canto nostro, sosteniamo che sarebbe forse il caso, piuttosto, di riaprire i battenti delle vecchie strutture scolastiche chiuse per ragioni di “ridimensionamento”, di ristrutturare e mettere in sicurezza vecchi e “nuovi” edifici scolastici, di adeguare le scuole come hanno già fatto nel resto mondo diversi paesi rendendole realmente ‘covid free’, di fornire possibilmente se non tute almeno guanti usa e getta agli studenti, di trasformare davvero la scuola in un ambiente pulito e igienizzato, di assumere maggior personale – garantendo in tal modo almeno i necessari servizi in uno momento di così forte bisogno – e di lavorare in sinergia coi territori, gestendo meglio gli orari scolastici in modo da non esasperare gli studenti e, magari, adeguando e implementando al contempo i sistemi di trasporto pubblico, in modo da rendere più sicuro e tranquillo il viaggio casa-scuola per tutti i pendolari.

*segretario FGCI di Serradifalco (CL), militante della Federazione

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