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Caltanissetta e la Sicilia non sono una pattumiera

Dalla Carta nazionale aree potenzialmente idonee (Cnapi) pubblicata sul sito Depositonazionale.it. si legge che lo stato italiano, in sintonia con l’Unione Europea, ha individuato in Sicilia quattro aree per la realizzazione di strutture del Deposito nazionale nucleare.

Tra le quattro aree individuate c’è anche, come se già non fosse abbastanza martoriata, la provincia di Caltanissetta. Il sito individuato nella provincia nissena è quello del territorio comunale di Butera. Bisogna tenere conto che la Regione Siciliana e i comuni  interessati  risultano  totalmente all’oscuro di questa situazione decisa dallo Stato italiano sin dal 2015 e tenuta top secret  fino ad oggi.

Le dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa dal sindaco di uno dei territori individuati come quello di Petralia Sottana decantano: “Noi siamo anche sede dell’ente Parco delle Madonie. Da un lato si vuole la protezione della zona dall’altro si vogliono seppellire scorie nucleari

Non sapevo nulla di questa cosa . Nessuno ci ha mai informati. Se qualcuno è venuto a fare ispezioni non ce l’hanno detto. Neanche una mail. Il sito del Cnapi  è bloccato. Non posso neanche controllare per sapere se c’è la contrada specifica individuata”.

L’argomento dello stoccaggio di rifiuti speciali nelle zone dell’entroterra siciliano, come quello di Caltanissetta, è storia assai vecchia. In questo ultimo periodo quello che si apprende dai media è ciò che si vorrebbe smaltire, se anche con giuste proteste, i rifiuti speciali legalmente, ma non si è tenuto conto di quanti ne siano già stati scaricati ILLEGALMENTE sul territorio nisseno.

Serradifalco, Caltanissetta e San Cataldo, territori vicini tra loro ne hanno già pagato le conseguenze a proprie spese in quanto, in questi territori, il tasso di mortalità per tumore è stimato al 200%. Parecchi sono i siti minerari dismessi nella provincia di Caltanissetta ed uno di questi è sotto i riflettori da tempo. Si tratta del sito minerario di contrada Bosco che è situato nel territorio di San Cataldo, ad 1 Km da Serradifalco, dove le indagini che si stanno svolgendo sono poco chiare.

È stato confermato solamente che in tale sito c’è una grossa quantità di cemento amianto, ma dai recenti approfondimenti è stato appurato che si va oltre alle lastre di cemento amianto. In un casolare abbandonato adiacente alle miniere sono stati rinvenuti migliaia di documenti distrutti e semi distrutti dal fuoco che sembrerebbero delle bolle di trasporto di rifiuti speciali, industriali e presumibilmente, ma ancora non confermato, rifiuti radioattivi provenienti da ogni parte del territorio nazionale.

All’epoca del grande flusso di mezzi che si avviavano verso il sito l’allora anziano comandante dei vigili urbani di Serradifalco, oggi deceduto, durante la sua ronda, notó il flusso di mezzi pesanti che si avviavano verso il sito minerario dismesso e prendendo iniziativa propria, eseguí un fermo di controllo. Da quello che emerge dal suo rapporto erano tutti autisti stranieri con un forte accento proveniente dai paesi dell’est che faticavano a comprendere la lingua italiana.

La guardia comunale, non avendo rilevato informazioni sufficienti ed esaustive, abbandonò il luogo lasciando i mezzi sul posto. Da allora i decessi per tumore aumentarono e le indagini continuarono, ma purtroppo non possono essere approfondite a causa dell’impossibilità d’accesso nel sottosuolo delle miniere dismesse che risultano completamente allagate  dal normale flusso delle acque che non vengono più pompate all’esterno da anni. Acque che irrigano la maggior parte dei campi presenti sul territorio nisseno.

Il territorio nisseno, così come tutta la Sicilia, hanno già subito troppe devastazioni ambientali che si pagano, a sua volta, con la vita di ignare persone. Questo martoriato territorio continua a subire la sottomissione dello Stato italiano che come è chiaro mira alla distruzione di aree naturali protette in nome del profitto capitalistico di Stato e del progresso dell’affare malavitoso che ci ha portati ad essere la “terra dei fuochi” in Sicilia.

Il PCI di Serradifalco è da sempre impegnato nella causa di lotta contro i disastri ambientali e si batte per la tutela ambientale sul territorio, come la nazionalizzazione di aree di interesse ambientale presenti su di esso. Diciamo no indignati all’ennesimo sfregio ambientale. Non siamo una pattumiera e siamo pronti ad una mobilitazione con le dovute interrogazioni alle istituzioni preposte qualora lo si ritenga necessario.

 

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