Uno spettacolo davvero osceno. Osceno e mistificante. Osceno e militarizzato. L’apoteosi della cultura della “difesa”, tanto di moda di questi tempi in tutta Italia soprattutto tra le università e le scuole di ogni ordine e grado, ma anche nelle storiche piazze delle città d’arte e finanche nei centri della grande distribuzione commerciale.
Un’opera tragicomica che si è consumata stamani a Messina, nella centrale Passeggiata a Mare, l’unico balcone pedonale sullo Stretto, di fronte al brutto monumento ai Caduti della Batteria Masotto, tre militi e tre cannoni in bronzo che “commemorano” il sacrificio dei morti nella battaglia di Adua nel 1896, nell’ignobile campagna di guerra d’aggressione di Abissinia del governo Crispi.
Propaganda bellica mascherata da sport buonista, una “cittadella ludico-ricreativa” denominata per l’occasione Villaggio dei leoni e che ha mescolato insieme i guerrieri della Brigata Meccanizzata “Aosta” (reparto d’èlite delle forze di pronto intervento NATO), sindaco e Prefettura, studenti delle scuole peloritane, “ragazzi con diverse abilità e sportivi normodati” (così recita il comunicato degli organizzatori), l’Associazione vittime del dovere e terrorismo (Avidot), diversi sponsor e gli armatori privati.
Ospite d’onore l’immancabile Lupetto Vittorio, la mascotte dell’Esercito nata in occasione dei “festeggiamenti” del 100° anniversario della “Vittoria” italica nella prima guerra mondiale (l’inutile strage di papa Benedetto XV) per “comunicare, anche ai più piccoli, i valori fondamentali della convivenza democratica e del vivere comune, piccole regole che però sono i pilastri su cui poggia il cittadino di domani”, come spiega lo Stato maggiore dell’Esercito.
“Vittorio è un nome di origine romana che vuol dire appunto vincitore, conquistatore, vittorioso e fu utilizzato molto dai primi cristiani per simboleggiare la vittoria del bene sul male”, aggiungono i vertici della forza armata di terra.
“E Vittorio è un giovane allievo di una Scuola Militare il cui sogno è diventare un soldato, perché questo per lui significa essere davvero utile agli altri (…) Lo spirito di corpo, la tenacia, la forza, il mutuo soccorso nel branco sono caratteristiche del Lupo e il nostro Lupetto Vittorio aggiunge a queste capacità naturali anche la forza di volontà, l’orientamento al raggiungimento dell’obiettivo e la capacità di lavorare in gruppo”.
Al Villaggio dei leoni non c’erano case ma le tende grigio-verdi degli accampamenti che la Brigata “Aosta” ha dislocato negli anni in Iraq, Afghanistan, Libano e Kosovo.
“Un mese eravamo in un evento simile all’interno della Caserma Zuccarello, affermano i generali dell’Aosta. “Stamani siamo qui per una giornata a sostegno dei ragazzi con diverse abilità, ai quali è stata offerta la possibilità di navigare in barca a vela. E con l’associazione ASD Castanea è stata effettuata una dimostrazione di baskin, il basket inclusivo giocato da ragazzi diversamente abili assieme a sportivi normodotati”.
A sigillare l’evento l’esibizione della Banda della Brigata “alla presenza di scolaresche e delle autorità cittadine”, la vicaria del prefetto Patrizio Adorno e il primo cittadino di Messina Federico Basile, sull’attenti e con mano rigorosamente al petto.
Nelle scuole è “di caserma” l’Associazione vittime del dovere e terrorismo – Avidot. “Ci proponiamo di coinvolgere il Reparto Comando e Supporti Tattici dell’Esercito di Messina, con esibizioni della Banda musicale della Brigata Aosta”, spiega il Comitato direttivo presieduto dal maresciallo capo (in congedo assoluto) Alessandro D’Angelo.
“Inoltre organizziamo cicli di conferenze nelle scuole di ogni ordine e grado sul tema della legalità e abbiamo istituito una piccola borsa di studio da assegnare ad uno o più studenti con lo scopo di coinvolgerli sul tema della legalità”.
L’Avidot è intitolata al maresciallo Vincenzo Aramis, sottufficiale dell’Esercito “deceduto dopo una lotta durata circa dieci anni, contro un mare incurabile, contratto per esposizione a sostanze particolari”, come spiegano i promotori dell’associazione.
“A memoria del maresciallo Aramis e di tutti i deceduti per attività connesse al servizio, si propone di offrire una completa ed adeguata assistenza legale, medica ed amministrativa, nonché di offrire un parco di convenzioni stipulate con molteplici e importanti attività commerciali”.
Sì, perché c’è modo e modo di stigmatizzare i crimini militari-ambientali che hanno prodotto gravi patologie, mortali o invalidanti, o di difendere i diritti di verità e giustizia delle vittime.
Denunciando i vertici delle forze armate e delle industrie belliche che hanno sperimentato sulla pelle dei soldati e dei civili i proiettili all’uranio impoverito o i sistemi radar e di telecomunicazione dall’insostenibile impatto elettromagnetico, prendendone rigorosamente le distanze fisiche e morali.
O stringendo alleanze mortali con i reparti d’assalto delle guerre globali del XXI secolo e con le aziende commerciali e del profitto, concorrendo alla penetrazione della cultura bellica nel tessuto sociale e nel sempre più malconcio sistema scolastico-educativo nazionale.
* da Stampa Libera
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