Con una nota alla stampa Angelo Sicali, il presidente dell’Istituto Autonomo per le Case Popolari, ha smentito che gli alloggi a cui si fa riferimento nel contesto degli arresti eseguiti a Librino durante l’operazione antimafia denominata Sottosopra “non sono gestiti e nemmeno di proprietà dell’Iacp di Catania”.
In realtà “il gestore e il proprietario” di queste case popolari (ERP- Edilizia Residenziale Popolare) gestite dalla mafia e sequestrate dai carabinieri è il Comune di Catania.
Ad oggi su questo caso non abbiamo letto nessuna nota da parte del Comune di Catania, e non è una sorpresa considedando la dichiarazione alla stampa di qualche mese di Enrico Trantino, sindaco di Catania: “Il patrimonio immobiliare del Comune non è mai stato censito, molti beni non sono ancora neanche catastati e stiamo valutando un incarico esterno per rimediare al tempo perduto“.
Intanto, in attesa che il sindaco “rimedia”, gli ultimi dati del Ministero dell’Interno dicono che a Catania nel 2022 gli sfratti sono stati del 263,08% in più rispetto al 2021.
Nel 2023 sono aumentati, e il 2024 coinvolge negli sfratti, in gran parte per morosità non colpevole, più di 10 mila persone. E le graduatorie per le assegnazioni delle case popolari?
Il sindaco di Catania e il presidente dell’IACP etneo conoscono che la situazione delle graduatorie di quelle che impropriamente vengono definite case popolari sono un inferno per chi subisce l’umiliazione di essere da anni, da decenni, in attesa di una soluzione abitativa che non arriva?
La popolazione senza casa, chi da anni è in graduatoria e noi attendiamo risposte.
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