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Siccità in Sicilia, oltre il danno la beffa

A febbraio 2024 il governo regionale siciliano dichiara, a causa della siccità, lo STATO DI CALAMITÀ NATURALE, stato di crisi esteso fino al 31 dicembre 2024.

A Maggio Schifani, il presidente del governo regionale siciliano, ottiene da parte del Consiglio dei ministri il riconoscimento dello stato di calamità naturale.

A Giugno il governo Meloni chiede alla Commissione UE di riconoscere le condizioni di forza maggiore e circostanze eccezionali a tutto il territorio della Sicilia ai sensi del regolamento UE 2021/2116.

A Luglio: Interrogazione urgente presentata alla Commissione europea dall’europarlamentare siciliano Giuseppe Antoci (M5S/la Sinistra) per chiedere, considerato che il governo italiano ha chiesto l’attivazione del Fondo di solidarietà dell’Ue per l’emergenza idrica siciliana, “Quali misure finanziarie potrebbe impegnare per sostenere la Sicilia nella gestione dell’emergenza idrica?… e quante risorse sono state richieste?”.

Tra Agosto e settembre Bruxelles, che aveva dato la disponibilità a far arrivare fondi da investire in misure contro la siccità, fa sapere ad Antoci che dal governo Meloni non è mai partita la richiesta tanto annunciata.
Perché il governo di centrodestra non ha inoltrato la richiesta per i finanziamenti previsti dall’ UE? Eppure, avrebbe accentuato il già nutrito clientelismo elettorale fra gli allevatori e gli agricoltori siciliani.

Masochismo destroide? Macché, per poter usufruire del finanziamento i “nostri” governanti avrebbero dovuto realizzare interventi strutturali per garantire un approvvigionamento idrico sufficiente e in pieno rispetto dei requisiti in materia di acqua e ambiente.
Tutto chiaro, anche agli allevatori e agli agricoltori siciliani?

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