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Il tracollo del PD e la risibile vittoria della Lega Nord a Cascina

Prima di tornare da dove la Storia aveva ricacciato lui e i suoi pari, il fascista Gianfranco Fini usò una famosa frase per definire e dare un giudizio sulle politiche securitarie adottate dalle amministrazioni di centro – “sinistra” a cavallo tra la fine degli anni ’90 e inizio secolo. In merito alla legge Turco Napolitano e alle tante ordinanze contro poveri e migranti promosse da sindaci di “sinistra”, l’ex leader missino disse che “tra l’originale e la fotocopia l’acquirente alla fine compra sempre l’originale”.

La crisi sistemica del capitalismo, che caratterizza l’epoca in cui viviamo, trasforma gli anni in secoli e i giorni in anni. Ciò vale per un personaggio passato dalle ribalte nazional-popolari al totale oblio, ma anche per la sostanza del giudizio sulla differenza tra copie e originali, utilizzato da noi solo per evidenziare, in questo caso, i balzi da gigante fatti dagli esponenti del PD nella gestione del potere locale e nazionale.

I burocrati/teste di legno formatisi nell’avventura politica che vive ora la parabola renziana hanno preso così sul serio il dogma liberista e turbo capitalista, adottando tutto l’armamentario ideologico fatto di darwinismo sociale e razzismo, che la distinzione tra copia e originale oramai non vale effettivamente più. Il PD è a tutti gli effetti un partito reazionario.
Quali sono allora le ragioni della vittoria della lega nord a Cascina, cittadina una volta famosa come la “piccola Russia” nel cuore “rosso” della Toscana ?

Le suddette teste di legno, che da tempo immemore governavano tutta la provincia (attraverso Giunte che non di rado hanno visto e vedono la presenza di SEL, PdCI e PRC), si sono distinte per la ferocia con la quale hanno utilizzato (loro si!) le ruspe per cacciare i poveri dalle baracche, per ordinanze anti borsoni e anti bivacco, per la richiesta ossessiva al Ministero dell’Interno (prima a Maroni ora ad Alfano) di più forze dell’ordine, esercito, servizi di sicurezza sul territorio.

Niente da fare! Il + 1 dei fascio leghisti sembra prevalere, facendo scattare in tanti cuori il riflesso condizionato del ventennio berlusconiano: tutti uniti contro le destre!
Lo stesso riflesso che ha portato l’esponente di sinistra “radicale” Basilio Rizzo a fare appello per il voto al manager Giuseppe Sala contro il manager Stefano Parisi per la carica di Sindaco a Milano.

La storia recente ma soprattutto i risultati dei ballottaggi elettorali del 19 giugno ci dicono che lo schema mentale del “meno peggio” è morto e sepolto. Le urne ci hanno consegnato uno scenario completamente diverso da quello prospettato da Renzi e dai suoi burattinai, che dall’alto di Bruxelles, delle grandi banche e industrie stanno meditando di recidere i fili e sostituire il pupazzo di Rignano sull’Arno, per continuare con altri saltimbanchi le politiche di massacro sociale dettate dalla troika europea.

A Cascina più che i razzisti della lega nord ha vinto l’odio per un PD arrogante, che falcidia il proprio elettorato storico a suon di tagli e privatizzazioni. Un partito composto da yuppy fuori tempo massimo, che dall’alto di un sistema consolidato in 70 anni di gestione del potere pensavano di essere inamovibili.

Non abbasseremo per questo la guardia contro le nuove forme che assume oggi il fascismo contemporaneo. Continueremo a combattere con decisione il fascio-leghismo, dando però il giusto peso a un fenomeno politicamente risibile, concentrando l’attenzione sul nemico principale da abbattere oggi, che è il Partito Democratico di Matteo Renzi.

Lo faremo con estrema determinazione, spendendoci perché vinca il NO al referendum contro-costituzionale di ottobre, qualificando la mobilitazione sui temi politici e sociali, per smascherare il progetto reazionario dell’Unione Europea e del capitale finanziario internazionale incarnato in Italia dall’esecutivo Renzi. Un progetto che intende abbattere la Costituzione per spianare definitivamente la strada alle politiche del polo imperialista europeo, fatte di guerra interna ed esterna contro il mondo del lavoro e i popoli che circondano la fortezza europea.

Questo riteniamo sia il miglior contributo per riempire gli impressionanti vuoti politici lasciati dalla sinistra “radicale” e “movimentista”, riempiti – com’è accaduto a Cascina e come può accadere in molte altre città e a livello nazionale – da forze politiche interclassiste, populiste, quando non direttamente fasciste.

Più che stracciarsi le vesti per la risibile vittoria dei leghisti cascinesi è ora che i comunisti e gli antifascisti si pongano seriamente il problema di organizzare il conflitto politico nei posti di lavoro, sui territori, nelle scuole, nelle università. Altrimenti ciò che oggi è risibile rischia di divenire a breve molto pericoloso.

Rete dei Comunisti – Pisa

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