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La spada di Damocle dei tunnel TAV pende sempre sulla città

Il buon senso chiede di chiudere subito il progetto

Ancora in questi giorni un articolo di Massimo Vanni ci parla del rinvio dell’inizio dello scavo dei tunnel del Passante TAV fiorentino.  Il giornalista si chiede se dietro questi continui rinvii non ci siano decisioni politiche non manifeste che vorrebbero abbandonare il progetto.
Il Comitato No Tunnel TAV si chiede cosa si aspetti a chiudere definitivamente questo progetto che non può andare avanti; ha così tante magagne ed errori progettuali che non può essere realizzato, è di una inutilità così alta da sfiorare il ridicolo.
Il Comitato ritiene, tra l’altro, che ormai siamo in una lunghissima campagna elettorale in vista delle elezioni politiche del 2018 e tutti sanno, anche se non lo vogliono dire, che i costi elettorali dell’inizio dello scavo sarebbero salatissimi per chi, come il Presidente della Regione Enrico Rossi, ha fatto le barricate per portare avanti i lavori.
A questo punto qualcuno deve trovare il coraggio di dire “ci siamo sbagliati”, chiudere con questo progetto che non serve a nulla. I problemi sono molti e anche quelli sulle terre di scavo sono lontani dall’essere risolti nonostante la deregolamentazione fatta negli ultimi anni.
La richiesta del Ministero dell’Ambiente di ulteriori approfondimenti dimostrano che i problemi delle terre di scavo sono importanti, che l’idea progettuale di conferirle in un programma di ripristino ambientale a Cavriglia è stato un grave errore e nemmeno la deregolamentazione avvenuta in questi anni è stata sufficiente a dare il via libera allo scavo.
Il Comitato si chiede anche come potrebbe essere gestito il conferimento delle terre prodotte dalla fresa; queste terre al momento della loro produzione non sono utilizzabili, sono sostanzialmente e praticamente RIFIUTI, difficili da trasportare perché allo stato semiliquido. Queste terre, fino alla loro essiccamento e degradazione degli additivi, andrebbero trattati come rifiuti. Viene ovviamente da chiedersi se il loro trasporto è previsto con le norme più stringenti per i rifiuti, perché questi potrebbero essere irregolarmente smaltiti (è già successo proprio con le terre TAV di Firenze), se il luogo dei siti di stoccaggio a Santa Barbara ha i requisiti urbanistici per ospitare una discarica.
Ci si dimentica comunque che le terre TAV fiorentine non sarebbero solo contaminate da additivi degradabili, ma anche dai materiali plastici utilizzati e dagli oli minerali che sempre vengono dispersi in queste lavorazioni (è bene ricordare la scandalosa vicenda delle terre della linea Firenze Bologna).
Insomma il Comitato chiede solo un po’ di buon senso; a questo punto saper dire “scusate ci siamo sbagliati” sarà sempre meglio che affondare nel ridicolo e condannare Firenze ad un disastro
ambientale ed economico.

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