Il Comitato No Tunnel TAV di Firenze ribadisce ancora una volta la necessità di chiudere con il progetto di sottoattraversamento TAV che non è solo inutile, dannoso e costoso, ma anche irrealizzabile.
A riprova di questo il Comitato riporta le parole della società che lo dovrebbe realizzare, Nodavia. Il nodo principale è sempre quello delle terre di scavo, un errore madornale del progetto originario che dimostra con quanta superficialità sia stato redatto.
Le terre prodotte dalla fresa non sono tali da poter essere utilizzate come sottoprodotti a meno di trattamenti tutt’altro che leggeri. Queste terre, comunque, al momento della loro produzione sono rifiuti e come tali vanno trattati e movimentati, non è possibile la filiera prevista dal progetto.
Queste cose si evincono dalla lettura di documenti di Nodavia come la relazione di bilancio; in questa si legge:
“…il percorso resta ancora tale per cui sarà ancora difficile una puntuale programmazione dei lavori per la impossibilità di riutilizzare le terre scavate nella Stazione e nel tunnel nel sito progettuale di S. Barbara (rectius, per la impossibilità di trasferire a S. Barbara le terre riutilizzate a cura di RFI). E ciò prescindendo dalla circostanza che la Procura di Firenze ha recentemente confermato che il materiale scavato da TBM [la fresa] che sarà impiegato per il tunnel non può essere qualificato come terra e non può essere reimpiegato come tale con il regime previsto dal D.M. 161, alla base della prossima autorizzazione ministeriale”.
Per poi proseguire chiaramente:
“Il riutilizzo delle terre secondo tale procedura costituirebbe, secondo la Procura, reato”.
Per questo motivo Nodavia scarica tute le responsabilità di un eventuale scavo sul committente (FS) dichiarando “di eseguire le attività di propria competenza in relazione al reimpiego delle terre – limitate al trasferimento a S. Barbara e alla verifica dei materiali – come nudus minister”.
Come ciliegina sulla torta ormai imputridita, Nodavia fa notare che la vicenda abbia ormai raggiunto tempi esagerati: “Stimando ora i tempi tecnici di completamento del PUT [piano di utilizzo delle terre] lo sblocco dei lavori di perforazione potrebbe sfiorare i 10 anni dopo l’inizio degli obblighi di esecuzione contratti da parte del General Contractor”. Insomma dopo oltre 10 anni siamo ancora al punto di partenza e nel frattempo i costi sono saliti alle stelle.
Il Comitato riterrebbe superfluo commentare queste parole che suonano come una orazione funebre su questo disgraziatissimo progetto, non si possono però tacere le responsabilità di questo disastro: oltre ai costruttori i governi che si sono succeduti negli ultimi 12 anni, le maggioranze che si sono avute in Regione, nella Città Metropolitana, nel Comune di Firenze fino ai vertici delle FS di nomina del Ministero delle Finanze. Tutti hanno voluto chiudere gli occhi davanti all’evidenza, col loro silenzio hanno sostanzialmente mentito ai cittadini, hanno provocato un danno erariale mastodontico, hanno illuso i lavoratori che ieri ed oggi hanno manifestato in difesa del loro diritto al lavoro; questo sarà rispettato solo se si avvieranno progetti razionali, che rispondano alle necessità di una società complessa e non solo alle necessità di profitti di imprese parassitarie.
Da ricordare sempre che questi lavori sono pieni di irregolarità e illegittimità, oggetto di un esposto che il Comitato ha presentato alla Procura di Firenze alla fine del 2017: oltre alle anomalie sulle terre di scavo c’è la sostituzione del general contractor dalla fallita Coopsette con la fallenda Condotte SpA, la mancanza di VIA sulla Foster, la totale mancanza di progetto per la nuova stazione di bus, l’avvenuto impatto sulla falda, i rischi per migliaia di unità immobiliari…
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