Come CPA Fi-Sud esprimiamo solidarietà ai lavoratori e alle studentesse solidali colpit* dalla repressione in seguito alle lotte contro lo sfruttamento della tintoria Superlativa di Prato.
Per la prima volta in Italia la magistratura applica il Decreto Salvini bis che, in continuità col precedente Decreto Minniti (PD), colpisce chidecide di non accettare lo stato di cose presenti e si pone su un terreno di lotta e contrapposizione, sia per resistere ad un’ingiustizia, per porre fine a condizioni di sfruttamento, per conquistare diritti o bisogni negati o dai quali si è esclusi. Non ci ha sorpreso vedere all’interno di un decreto urgente e propagandato per rispondere all’”emergenza immigrazione” l’introduzione di reati (come quello di blocco stradale) che sono volti a colpire pratiche di lotta concreta, come un picchetto, un corteo, o un’azione di blocco della produzione e traffico merci.
Oggi alla Superlativa, domani chissà…
Con multe spropositate o con l’applicazione di misure cautelari, sempre più frequenti e pesanti, vediamo che a essere colpiti sono coloro che si organizzano e la rete di solidarietà che viene è attorno: l’obiettivo rimane quello di punire, tentare di dissuadere e impaurire, oltre che a circoscrivere la lotta in spazi “consentiti”, innocui e concertati, comunque sempre più limitati.Nessuna revisione in salsa Pd-M5S (Lamorgese) può migliorare la situazione oppressiva che i governi che si susseguono -strutturalmente- portano avanti, dobbiamo abrograre questi decreti pericolosi e liberticidi.
Con la società dell’emergenza lo stato legittima la propria azione repressiva, così come dimostra il forte accentramento di potere nelle mani di sindaci e prefetti, giustificato proprio dall’emergenzialità. Queste scelte hanno dei responsabili, gli stessi che dovrebbero rispondere delle morti sul lavoro e in mare, delle scuole fatiscenti e di ponti che crollano, della sanità sempre più inaccessibile e donata ai privati… Sono coloro che traggono profitti dallo sfruttamento del lavoro, sono quelli che, per non mostrare il vero volto delle nostre città, nascondono povertà e crisi sotto il tappeto con continui processi di marginalizzazione. E’ l’intero apparato dello stato volto a garantire, con strumenti sempre più affinati, l’annientamento di qualsiasi esperienza di lotta che esca dalle compatibilità che questo sistema concede. È nel nome degli stessi interessi economici che da anni vengono portate avanti ingerenze politiche e aggressioni militari che devastano il Medio Oriente o l’Africa, come adesso in Libia, con guerre che ci vengono narrate come distanti anni luce da noi ma giustificate, fino a ieri, in nome della “democrazia” da esportare, ed oggi in nome della “nostra” sicurezza e lotta al terrorismo. La guerra, sul fronte esterno quanto su quello interno, è il principale strumento con cui la classe dominante risolve le sue crisi e tutela il suo profitto, alimentando così il mercato delle armi e la rapina di risorse in “terre lontane”, risparmiando sulla spesa sociale, sulla tutela delle infrastrutture e della sicurezza nei posti di lavoro. Pensiamo allora che in questa “guerra”, dobbiamo scegliere il nostro fronte di lotta, i nostri compagni di strada, e individuare i nostri nemici. La lotta dei lavoratori di Prato è dunque la nostra lotta, così al di là dei confini la rivoluzione del Rojava, guidata dal PKK, è anche la nostra. L’unica guerra giusta è dunque quella contro chi ci fa condurre questa vita di miseria, controllo, guerre e precarietà. Per questo dobbiamo saper estendere la pratica della solidarietà nei confronti di chi per i propri bisogni e le propria libertà si pone su di un piano d’incompatibilità e lotta per conquistare un futuro diverso.
Vostre le guerre, vostri i profitti.
Sabotiamo la guerra, la repressione, lo sfruttamento!
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