Coi lavoratori genovesi in sciopero contro l’arrivo nel porto di armi e bombe, basta affari di guerra, basta accordi insanguinati!
Mercoledì 12 febbraio i lavoratori del porto di Genova sciopereranno contro l’arrivo di una nave della compagnia saudita Bahri, da sempre impegnata nell’esportazione di strumentazioni belliche per conto di numerose aziende italiane, tra cui Leonardo-Finmeccanica.
Domenica 26 gennaio come assemblea “Firenze contro la guerra” abbiamo manifestato per le strade della città per ribadire la nostra contrarietà agli interventi militari e alle ingerenze delle potenze straniere in Medioriente e nel Mediterraneo per chiedere lo smantellamento delle basi USA e NATO e la fuoriuscita dell’Italia dal patto atlantico, per bandire le armi nucleari dal suolo italiano e dal tutto mondo, per tagliare le spese e gli investimenti nel settore militare e convertirti il servizi sociali per tutti/e, per la chiusura immediata dei legar di stato [CPR] e l’abrogazione dei decreti sicurezza. La sola sicurezze utile e necessaria è quella di una casa, l’accesso alla salute, ad una pensione e un lavoro sicuro, la messa in sicurezza del territorio, il diritto allo studio per tutte e per tutti!
Crediamo che raccogliere l’appello dei lavoratori portuali di Genova significhi creare un percorso di continuità contro la guerra, attaccando, boicottando e sabotando i traffici di armi delle imprese e del governo italiano. Da sempre diciamo che i venti di guerra che soffiano in tutto il mondo non sono il frutto delle pazze idea di uno scellerato ma sono la diretta conseguenza della concorrenza economica su piano internazionale in cui i capitali e i loro governi, in questa fase di crisi strutturale, non possono far altro che appropriarsi della ricchezza e del valore dai paesi capitalisti sottomessi. In tutto questo la guerra gioca il ruolo di ridefinire gli equilibri tra paesi dominanti e paesi dominati.
È nostro compito continuare a schierarci contro guerra e imperialismo attaccando gli interessi economici italiani che si muovono nello scacchiere internazionale e gli affaristi che sui nostri morti, sui migranti,sui popoli continuano a fare i loro sporchi profitti commerciando armi, radar e satelliti impegnati nei conflitti in corso.
Sul suolo fiorentino spiccano due principali aziende impegnate nella produzione e nel commercio di strumentazione di guerra, parliamo della Leonardo Finmeccanica (dove il principale azionista resta proprio lo Stato italiano!) e della Thales Alenia Space, in questo senso mercoledì 12 febbraio, sostenendo il blocco della nave Bahri Yanbu, raccogliamo l’appello del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali organizzando un presidio sotto la prefettura per chiedere conto delle promesse d’interrompere gli affari di morte tra Turchia e Leonardo Finmeccanica che non sono mai cessati, per ribadire ancora una volta che Firenze ripudia la guerra, i suoi affaristi e tutti i governi complici schierandosi a fianco dei popoli che lottano per la giustizia sociale e una società libera da sfruttamento, patriarcato e prevaricazione.
“Dalla produzione bellica alla sua logistica, dalle basi militari ai centri di ricerca, l’ingranaggio della guerra è ampio e diffuso e permette a chiunque e dovunque di mettere in campo in autonomia ciò che vorrà e potrà. Guerra alla guerra! Pace fra i popoli!”
Lavoratori e lavoratrici genovesi
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